Il Pisa Siamo Noi

Ultimissime da Cava De Tirreni

All’attacco perché solo così può partorire la svolta ed iniziare la risalita. Mauro Melotti, pur lavorando tanto sui meccanismi di difesa, ha presto individuato il grande male della Cavese: la prima linea. E’ lì che si fa una fatica tremenda. L’idea di sistemare tre uomini con caratteristiche offensive dietro una punta centrale nasce proprio dall’esigenza di non dare punti di riferimento, di aggirare lo schematismo recente, di superare la dipendenza troppo forte (e per questo sbagliata) dai siluri di Camillo Ciano e dalla classe cristallina di capitan Schetter e di andare oltre la struttura di un centrocampo privo di un regista di ruolo. I numeri parlano chiaro e, unitamente alla paura di precipitare, alimentano in Melotti la convinzione che cambiare e soprattutto osare sia indispensabile: col Pisa domani, col Barletta tra due settimane e poi via fino al termine della stagione. Non ha il peggior attacco la formazione aquilotta (Andria, Siracusa, Ternana e Barletta hanno fatto peggio in termini realizzativi), ma è l’analisi recente delle statistiche che spaventa: Camillo Ciano ha realizzato quasi il 50 % dei gol complessivi, Schetter è l’uomo-assist imprescindibile e senza il loro contributo la Cavese diventa sterile, inefficace, vuota, prevedibile, incapace di vincere.

Basti pensare che nel girone di ritorno non ha ancora gioito e che dall’inizio del nuovo anno s’è inceppata negli ultimi sedici metri: tre gol appena e neppure uno firmato da un attaccante di ruolo (sono ben sei, addirittura otto se si considerano elementi offensivi pure Enrico Citro ed Orosz). Cipriani, difensore di ruolo, ha fatto gli stessi gol dell’ariete Turienzo e Bernardo, l’ex enfant-prodige ha messo un solo sigillo in tutta la stagione, tra l’altro dagli undici metri. Cambia allora la Cavese e non soltanto nei numeri del modulo che sono relativi: cambia nella filosofia di gioco, nell’approccio, nelle intenzioni. Cambia come cambiò il Rimini nello scorso torneo nel rush finale di stagione: con un atteggiamento spavaldo, con due funamboli (Nolè e Tulli) sempre pronti a sostenere Longobardi, con inserimenti continui, con un attacco così incisivo da favorire la scalata al quarto posto. Alla Cavese basta molto di meno: le serve per il momento l’aggancio. E solo attaccando che la remuntada può prendere forma.

Fonte La Citta

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