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Contropiede: Pisa, All’Orizzonte Si Profila Un Campionato Difficile

Contropiede

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I metereologi si affidano a modelli matematici e dunque la loro è una scienza esatta. Nel calcio ci si affida a metodi empirici, frutto dell’esperienza più ancora che della statistica o del calcolo probabilistico. Le variabili sono tante, troppe e la materia del contendere è il frutto della sommatoria di risorse umane che, per loro natura, sono imprevedibili. Per questo pronosticare oggi quale sarà il prossimo campionato del Pisa è esercizio impossibile per chiunque.

Tuttavia ci si può concedere qualche piccolo margine ed è giusto provarci perché se il campionato è finito e i calciatori sono in vacanza, la passione dei tifosi non va in ferie. E dunque deve essere soddisfatta, insieme alle sue tante domande.

La nuova stagione del Pisa nasce sulle ceneri del pessimo campionato lasciato alle spalle. Il presidente Carlo Battini ha conosciuto sulla sua pelle un principio platonico: non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro, voler accontentare tutti. Ha percorso il suo calvario (finanziario) rimettendo circa tre milioni e mezzo di euro, raccogliendo solo delusioni e amarezze, proprio l’anno in cui si è lasciato prendere la mano dalla piazza affidandosi a giocatori di fama (per la categoria), a tecnici e dirigenti di provata esperienza. Però è sprofondato nel vero e autentico fallimento quando ha ceduto alla tentazione di dare la colpa ad altri del proprio insuccesso. Era tutta colpa sua e i lettori di queste note, almeno i più fedeli lettori, sanno anche perché.

La passata esperienza, al confine tra il drammatico e il farsesco, ha convinto Battini a tornare ai santi vecchi, con un’aggiunta di determinazione a non spendere che non è, da sola, dimostrazione di oculatezza e che assume contorni grotteschi in un calcio milionario anche in terza serie. Avrebbe dovuto capire che la scelta non è fra avere o non avere collaboratori a cui delegare la conduzione della società e della squadra. La scelta doveva essere tra i buoni e i cattivi consiglieri. Invece pare proprio che il presidente abbia imboccato la strada della completa autarchia, rifugiandosi nella sua esperienza di uomo di calcio e di un ristretto cerchio che di magico non ha proprio niente.

Giancarlo Favarin è un allenatore che nasce in casa. Ha alternato buoni campionati, con qualche promozione, ad altre stagioni negative, culminate nell’esonero. Ma questo rientra nella norma. Il suo merito maggiore, agli occhi di chi l’ha scelto, è di averlo avuto come fedele e combattivo giocatore oltre 30 anni fa, ai tempi della Cuoiopelli. Che non è merito da poco, ma certamente insufficiente a garantire una conduzione adeguata, senza niente togliere alle sue qualità. Questo perché la stessa scelta di Favarin è avvenuta nel segno del “ghe pensi mi” in salsa santacrocese, giunta ancor prima della scelta del direttore sportivo e del direttore generale. Ed è un errore di impostazione da matita blu perché non si è mai vista un’azienda che prima nomina il capo del personale (nel nostro caso l’allenatore) e poi il direttore generale.

Al di là di colui che sarà chiamato a ricoprire la carica di direttore generale (o sportivo) ci si muove nella logica di tante persone che danno una mano, senza che a nessuna delle quali sia attribuita una carica e una vera responsabilità. Il buon Pietro Tomei per dare il ben servito a tutti i giocatori che sia possibile cedere, una Volpe Rossa e un Gatto Nero nascosti tra le pieghe dell’indagine di Catanzaro sul calcio scommesse, forse un giovane calabrese di piccole velleità imprenditoriali e niente più. Con il bilancio a posto e una squadra da costruire con un modestissimo budget sarà meno difficile far fronte agli impegni, invero onerosi, che attendono la società nelle prossime decadi: stipendi arretrati, iscrizione al campionato, rispetto dei contratti ai giocatori che resteranno e ai giovani che saranno ingaggiati.

La misura di tutto ciò è data dalla scelta del ritiro. La differenza con la passata stagione è plastica: dai boschi di Fiumalbo al Padule di Bientina ci corre un anno­luce e se è vero che nessuno può pretendere location sfarzose e lussuose, bisogna anche rifuggire alle bassezze provinciali di chi, deluso, farebbe allenare il Pisa anche alla Cayenna. E’ un discorso difficile, facilmente strumentalizzabile dai paladini che certamente non mancheranno delle virtù bientinesi. Ma ci sono dei dati di fatto incontrovertibili. La Sextum prende il nome da quello che una volta era il Lago Sesto, il più grande della Toscana. Poi l’intera area fu bonificata, il lago prosciugato e il Padule affondo nel ventre più basso della regione. Un amico che anni fa era costretto ad allenarsi nella zona (Orentano) ricorda ancora con sgomento la lotta alle zanzare e ai tafani: dove non potevano fiumi di Autan, poteva la carabina.

Verrà fuori un Pisa temprato nel Padule, forse una squadra fortissima. Speriamo. Ma le premesse sono queste ed è doveroso esporle con franchezza perché chi compie le scelte di oggi deve essere consapevole che la pressione della piazza pisana tornerebbe a farsi sentire rapidamente in caso di qualche rovescio. Nessuno si illuda insomma di avere lo sconto sulle eventuali delusioni e tribolazioni di un campionato non all’altezza delle aspirazioni dei tifosi. Abbiamo 40 milioni di ragione per fallire – scrisse Kipling -­ ma non una sola scusa. Poi avverrà il miracolo e noi lo canteremo con i versi del Carducci: “Brutto borgo è Buti: a valle. Tra le rocce grige e ignude, il riomagno brontolando va di Bientina al Padule”.

GIULIANO FONTANI

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4 Comments

  1. massimiliano da savona

    15/06/2015 at 13:30

    IO NEI MIRACOLI NON CI CREDO. SEMPRE FORZA PISA

  2. claudio

    14/06/2015 at 20:48

    Abbiamo davanti una realtá dura e cruda: a Pisa non c´é nessuno che abbia intenzione di investire nella societá. L´unico che si é fatto avanti é stato Battini, che di calcio, purtroppo ha dimostrato di capirci bem poco. Ora, o ci teniamo questo presidente con la speranza in un colpo fortunato di andare in B e valorizzare la societá, ou scompariamo dal mondo del calcio. Credo che sia meglio tenerci, per ora, Battini. Poi si vedrá.

  3. miky

    14/06/2015 at 00:37

    Giuliano, sono pienamente d’accordo. Quanto da Te esposto ho già avuto modo di rimarcarlo sul muro. Le premesse sono per … l’inizio della fine. Pronto a ricredermi ed eventualmente a riconoscere i meriti di questo modus operandi, ma la vedo dura.

  4. stf

    13/06/2015 at 11:13

    Caro Fontani le tue sono parole nel deserto.
    Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    L’unica cosa da fare da parte di chi ha il Pisa nel cuore è (ahime!!!)
    non dare alcuna solidarietà all’autarchico arrogante.
    Non sottoscrivere abbonamenti ed andare allo stadio solo in presenza di risultati durante la stagione è l’unico modo di far capite al Battini che non si fanno le nozze con i fichi secchi.
    Dobbiamo fare in modo che l’anno sia comunque per lui “un bagno di sangue”.
    Non merita la nostra passione.
    Non merita che in ogni modo, nonostante la sua dabbenaggine, gli diamo l’occasione e l’alibi per andare avanti.
    Io sono convinto che debba essere lasciato solo, senza pubblico, senza media che diano rilievo alle sue parole, senza interesse alcuno da parte della Stampa.
    Un anonimato assai doloroso per coloro che come me hanno i globuli nerazzurri nel sangue.
    Ma credo che da qui debba ripartire la lotta per convincerlo a togliersi dalle scatole.

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