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CONTROPIEDE : Pisa, un’Estate di Fuoco tra il Baratro e l’Onore Perduto

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All’orizzonte si profila una stagione difficile, era il titolo delle ultime note dedicate al Pisa e il sottoscritto, che ne è l’autore, deve confessare ai suoi amici lettori di aver volontariamente attenuato i termini della questione. Non per indorare la pillola o per un eccesso di prudenza, ma semplicemente perché il corso delle cose non sarebbe cambiato anticipando (una settimana? Dieci giorni?) l’incombenza di una crisi ormai latente e leggibile da tutti i punti di vista.

La disperazione e la speranza sono termini che hanno la stessa radice etimologica e il comandante della navicella nerazzurra li suscita e li alterna secondo i giorni pari e quelli dispari. Ora lasciando sperare in una conclusione morbida, diciamo light, della vicenda, ora in una conclusione traumatica e vergognosa. Da una parte il drastico ridimensionamento di tutti i programmi, l’assoluta volontà di non spendere più un euro per il Pisa, dall’altra parte alcuni messaggi in contro tendenza: la ricerca (a parole) di un direttore sportivo, la programmazione di un ritiro per quanto grottesco, ma più che altro l’ingaggio, con contratto biennale, di un allenatore, Favarin, che è anche un amico del presidente.

Favarin potrebbe trovarsi, fra qualche giorno, nella stessa condizione in cui si trovò Fabrizio Ferrigno lo scorso Natale: lasciò il Messina per venire a Pisa al posto di Vitale ma si ritrovò senza contratto, nè sotto la Torre, nè sulle rive dello Stretto. Così Favarin potrebbe rimpiangere di aver salutato frettolosamente la Fidelis Andria, che nel frattempo avrà trovato di sicuro un altro allenatore.

Battini però ci ha abituato a questi improvvisi rovesciamenti del proprio pensiero. Dopo l’infausta partita contro la Spal radunò i giornalisti nella sala stampa dell’Arena e si congedò senza mezzi termini: “La mia esperienza al Pisa è finita stasera. Non metterò più un euro nella società. Sono deluso e amareggiato, non mi chiamate più. E’ stato un piacere lavorare con voi, un saluto a tutti“. Salvo, il giorno dopo, smentire tutti, ma prima ancora se stesso: “Resterò alla guida del Pisa, sto già lavorando alla prossima stagione. Quel che ho detto ieri sera? Un momento di rabbia, un fraintendimento. Alcuni giornalisti avranno capito male il senso delle mie parole e del mio sfogo”.

Già, i giornalisti che capiscono male e che manipolano l’informazione e l’opinione pubblica. Il liet motiv di tanti piccoli Berlusconi di provincia, abituati alle capriole spudorate. Del resto Battini è il classico fungo berlusconiano, cresciuto e pasciuto nel praticello dei padroncini assetati di soldi e di potere, di privilegi e di un rispetto che quando non c’è, si può sempre comprare. Tanti i soldi non mancano. Peccato però che anche i tanti improvvisati estimatori si stiano accorgendo che il fungo è velenoso.

Adesso si scatenerà la canea contro quest’uomo che ha coltivato il sogno di riportare il Pisa in serie B, da dove cioè era caduto prima del suo arrivo e di avere un busto eretto dietro la tribuna coperta, a perenne e imperitura memoria dei suoi meriti. Al solito accadrà che gli pseudo imprenditori che hanno magnificato le sue gesta, che hanno detto di aver sposato i suoi progetti per la loro serietà e lungimiranza, i piccoli ciambellani del giornalismo locale che non gli hanno mai rimproverato niente e hanno sempre trovato negli “altri” i responsabili degli insuccessi, passeranno in un batter di ciglio dal servo encomio al codardo oltraggio.

Me ne asterrò. Battini si è rivelato il perfetto “uomo senza qualità” che mirabilmente descrive Musil nel capolavoro sul decadentismo viennese. Ma nel Pisa ha messo un sacco di soldi e il sottoscritto gli promise di ringraziarlo per aver sostenuto con il proprio portafoglio i colori del cuore. Anche avesse speso solo un euro. Non intendo venir meno a quella parola.

La rabbia e l’indignazione, in questo momento, prendono altre strade. Vengono in mente i corifei che fingevano di non accorgersi di niente, della squadra che andava a Barletta in pullman, dei bagni dell’Arena senza acqua per le bollette non pagate, mille altre piccole miserie e bassezze che puntualmente sono finite su queste cronache. Le liquidavano facendo sorrisetti e spallucce, da uomini navigati, di quelli che hanno fatto il militare a Cuneo e ne hanno viste tante… Ridevano, come stolti, anche quando scrivevo che il Pisa nelle mani di Battini era una Porsche con l’impianto a gas. Per non parlare di quei (e quelle) leccaculi cortigiani che spendevano il loro tempo nell’incensare il Principe, più una vocazione che un mestiere.

Leccaculi, si. Oltre ogni volgarità perché è Dante che li descrive così quando incontra Alessio Antelminelli nell’ottavo girone dell’inferno: “Qua giù m’hanno sommerso le lusinghe/ond’io non ebbi mai la lingua stucca“. (Mi ritrovo all’inferno per via delle lusinghe che mai stancarono la mia lingua).

A Battini chiederò conto di altro. Ma aspetto a farlo perché il baratro che si apre è spaventoso e voglio ancora pensare in un ravvedimento, in un colpo d’ala o, meglio, una levata d’ingegno. Ne va anche del suo onore e credo che ancora ci tenga.

GIULIANO FONTANI

Battini chiederò conto di altro

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One Comment

  1. CCDGA

    24/06/2015 at 00:08

    Pisa o Parma o Ravenna o chi volete… qui il problema è che non ci sono più le condizioni per il calcio professionistico in Italia se si tolgono 7 – 8 società. Il pubblico negli stadi è sempre meno. Retrocedere dalla A in B o dalla B in C è un dramma perché non si campa più di sponsor o di biglietti e abbonamenti. Si campa di briciole che cadono dal tavolo di chi detiene i diritti televisivi. Il calcio è uno sport che ha perso la dimensione di spettacolo dal vivo. In queste condizioni, se non si demolisce e poi ricostruisce tutto, continueremo a vedere fallimenti e scandali tipo Catania.

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