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Contropiede: Il Pisa Non Può Diventare un Porsche a Gas

Contropiede

IL PISA NON PUO’ DIVENTARE UNA PORSCHE A GAS

Le ragioni di un fallimento dovrebbero servire di lezione per il futuro. Ma quel che si intravede non somiglia per niente a un cambio di registro in positivo. Il presidente Carlo Battini è rimasto scottato dalla stagione appena conclusa, è tentato dalla voglia di liberarsi del Pisa come ci si libererebbe di un fardello divenuto troppo pesante, ma non lo può fare in maniera indolore, altrimenti l’avrebbe già fatto, come annunciato pochi minuti dopo la sconfitta contro la Spal. E’ costretto a rimanere al timone della società per una ragione di carattere finanziario: il Pisa deve pagare, solo verso i tesserati, un milione e seicentomila euro per saldare i conti al 30 giugno ed è già impegnato per circa un milione e mezzo per il prossimo campionato con i giocatori e i tecnici ancora sotto contratto. E la società, anche con occhio benevolo, vale meno della somma degli impegni cui far fronte. Ne consegue che Battini, pur vendendo il Pisa, dovrebbe comunque mettere mano al portafogli per colmare la differenza. Ipotesi non plausibile. I giocatori sotto contratto, alla fine, sono come la merce di un magazzino alimentare. Bisogna vedere se sono ancora commestibili e dunque vendibili, oppure se è merce avariata e dunque da smaltire senza alcun profitto.

Il presidente dunque più che un acquirente è alla ricerca di un socio, ma non di maggioranza, perché non intende ripetere l’esperienza negativa del sodalizio con Piero Camilli, quando spendeva i soldi e non contava niente. Va da sè che queste sono le stesse buone ragioni per cui non è facile trovare un socio che si contenta di essere minoritario.

Battini dunque da solo alla guida del Pisa, con incassi minori, meno abbonati, forse anche con qualche sponsorizzazione meno remunerativa. E allora avanti con un programma minimo, molti giovani in prestito, contributi federali per farli giocare, premi di allevamento e ingaggi ridotti al minimo indispensabile. Il quadro è questo, anche se la speranza in qualcosa di diverso, è l’ultima a morire. D’altra parte Battini ha piegato la “piazza” alle sue esigenze, perché la prima volta che ha dato ascolto alle sue ambizioni si è trovato davanti ad un fallimento completo, il triplo della spesa delle precedenti stagioni e un risultato addirittura inferiore. In più, sotto la minaccia di un buen retiro nel podere di Terricciola e un Pisa all’asta comunale, chi se la sentirebbe di contraddirlo?

Delineata la cornice della prossima stagione resta da vedere il contenuto. Le prime avvisaglie sono opache. Il presidente sembra in preda alla tentazione di fare tutto da solo, al punto che ha già dichiarato di voler provvedere da subito alla squadra e solo in un secondo momento di dedicarsi alla scelta del direttore sportivo e dell’allenatore.

Se così fosse significherebbe che la lezione di quest’anno non è servita a niente, non tanto perché possa dubitare delle competenze di talent scout di Carlo Battini. E’ che una organizzazione societaria non può prescindere dalle figure direttive, in campo amministrativo e in quello più strettamente tecnico. Il presidente farebbe bene a contornarsi presto di un abile direttore sportivo (ce ne sarà pure uno di completa fiducia dopo aver silurato negli anni, Palmas, Minguzzi, Lucchesi, Vitale, Tomei…) rifuggendo dai consulenti servitori di troppi padroni e scegliendo con lui un allenatore non troppo giovane, esperto ma ancora ambizioso e al tempo stesso aziendalista. E loro tre, presidente, ds e trainer, facciano la scelte opportune per mettere insieme il nuovo Pisa.

Resterà, si badi, l’incognita di un campionato giocato, sulla carta, senza grandi ambizioni e dunque l’ombra di un grave conflitto con la “piazza” sordina, ma che sarà pronta a farsi sentire (eccome!) se la classifica fosse avara di soddisfazioni. C’è da darle torto? I tifosi sono coscienti che il Pisa, senza il loro potenziale di passione, è una società depatrimonializzata, termine brutto ma che serve per non essere brutali. Sedere in tribuna d’onore all’Arena, nel terrazzino di un grande tempio del calcio italiano, è come mettersi al volante di un’auto di prestigio: se hai scelto una Porsche non puoi cambiare l’impianto di alimentazione e madarla a gas.

Questa è una divertente gag di Checco Zalone, ma nel calcio non faridere. Anzi è foriera di contestazioni.

GIULIANO FONTANI

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One Comment

  1. paul

    12/05/2015 at 14:35

    Bravo Giuliano Fontani.condivido tutto quello che hai scritto. Il fatto che voglia accentrare tutto nelle sue mani lo ritengo deleterio per le future sorti del Pisa in quanto l onestà di intenti non rende l uomo capace. Doveva lasciare quando era il momento, adesso il Pisa è invendibile a meno che non voglia rimetterci di tasca sua, cosa che non mi sembra possibile per lui.In una partita di poker, se perdi, hai 2 possibilità….o ti alzi e te ne vai…o rimani e rilanci.

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