Il Pisa Siamo Noi

Contropiede – di Giuliano Fontani

Contropiede

IL CROCEVIA DEL PISA NON PASSA SOLO DAL CAMPO

L’alternanza dei risultati invita alla prudenza nei pronostici e ancor di più nei proclami. Però il Pisa c’è, forse anche oltre i risultati delle partite e della classifica, forse anche più della qualità del gioco. Sul piano del confronto i nerazzurri non sono stati messi sotto da nessuno e solo l’infelice approccio tattico alla partita contro il Grosseto determinò un’inferiorità del tutto contingente, smentita successivamente dalla realtà del campionato.

La superiorità del Pisa non si è concretizzata in diverse (troppe) occasioni, specialmente in casa. E questo ha determinato un malessere in buona parte comprensibile, ma comunque molto deleterio. L’impazienza ha fatto una vittima illustre, il direttore generale Pino Vitale, che avrà pure sbagliato qualche scelta durante il mercato
estivo ma cui si deve riconoscere una forte personalità, che ha dimostrato anche nella decisione di dimettersi, e soprattutto nel piglio organizzativo della stagione.
Le decisioni di Battini durante l’estate, nel pieno di una contestazione che aveva raggiunto livelli impressionanti, furono quelle di un consumato giocatore di scacchi: il bianco muove e vince in due mosse. Braglia sul campo, Vitale dietro la scrivania, o meglio, al telefono, l’ambiente ne uscì trasformato perché Braglia era sinonimo d un grande impegno per vincere il campionato e Vitale si mosse con un’autorità, un’efficienza e un piglio professionale da lasciare immediatamente l’impronta.
Il Pisa che viaggiava in pullman fino a Barletta, quello a conduzione familiare che rimase per un anno senza l’acqua nei bagni della curva, quello che aveva lasciato marcire il terreno dell’Arena, quello che ipotizzava i ritiri nella spartana Valdera, fu spazzato via con un colpo di bacchetta magica manipolata con maestria da Vitale. Una cooperativa per ripulire lo stadio, una grande azienda pistoiese per rimettere a nuovo il terreno di gioco, un professionistico ritiro nell’appennino tosco emiliano, una galleria di giocatori con il pedigrèe della serie A e della cadetteria. Ottimo e abbondante per la truppa, al punto da legittimare qualche sospetto sulla reale compagine proprietaria..

Battini tentò anche lo scacco alla regina, con un’altra mossa astuta. Siccome in ballo tornava la serie B, pensò di giocarsi le carte del ripescaggio con un legale preso a prestito dalla politica. Essendo l’Alta corte del Coni presieduta da quel Franco Frattini che oltre a essere stato ministro degli esteri di Berlusconi, era stato anche il maestro di sci della sua figlia, pensò che il barbuto Paniz, il senatore che aveva perorato in parlamento la buona fede del Cavaliere nel credere Ruby Rubacuori maggiorenne e nipote di Mubarak, fosse
l’avvocato giusto per fare l’occhiolino ai giudici sportivi. Il Principe del Foro fece… un buco nell’acqua.
Tutto per ventimila euro di lampadine che aspettavano da mesi di essere cambiate, ma lo furono a babbo morto, quando ormai era tardi e la sentenza che negò il ripescaggio al Pisa a favore del Vicenza, fu la plastica rappresentazione del vecchio che inseguiva il nuovo…e Vitale, che era sicuro di rappresentare il nuovo, si sentì come il vivo preso per i piedi dal morto, fino a precipitare nella stessa fossa. Fu quel giorno che Vitale pensò per la prima volta di aver sbagliato approdo e infatti rilasciò dichiarazioni di fuoco insieme al proposito di piantare baracca e burattini. Braglia, nella sua genuina istintività, gli mostrò una solidarietà di cui oggi, forse, si sarà pentito. Disse che se fosse andato via Vitale lo avrebbe seguito nel giro di un’ora. Frase infelice, non solo perché nel calcio (ma anche in altri settori della vita professionale) le amicizie iniziano e finiscono, ma perché in quel modo dimostrò la sua totale adesione alle scelte di mercato di Vitale.

Questo breve riassunto serve per leggere con la giusta lente quel che sta avvenendo in questo momento, in cui Vitale se ne è andato, il Pisa cerca il nuovo direttore sportivo (o generale) e Braglia si è speso molto avere al suo fianco Fabrizio Ferrigno, notoriamente suo uomo di fiducia, che ha anche rescisso il contratto che lo legava al Messina fino al giugno del 2016.
Battini è a un crocevia decisivo. Ferrigno accanto a Braglia significherebbe la costituzione di un asse forte
contro il quale, ai primi dissapori, s troverebbe in minoranza. Altresi chiudere la porta a Ferrigno potrebbe determinare una convivenza difficile con il presidente, già contrassegnata da molte tensioni, e dunque indurre Braglia a una reazione drastica. La tentazione di un 8 settembre in salsa calcistica sarebbe forte e forse perfino conveniente..Speriamo non sia questo lo scenario, anche perché stavolta non ci sarebbe l’armistizio e difficilmente al Pisa toccherebbe un posto al tavolo dei vincitori.

GIULIANO FONTANI

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4 Comments

  1. andreabis

    17/12/2014 at 17:35

    Io cambierei anche braglia … Cercherei um paio di attacanti capaci e rivedrei um attimo chi e stato utilizzato poco o niente Tipo esterni capaci di saltare l’avversario

  2. massimiliano da savona

    17/12/2014 at 13:51

    ferrigno purtroppo rimane un sogno.

  3. gabriele

    17/12/2014 at 12:56

    ARTICOLO STREPITOSO… che racconta bene alcune vicende….
    e resterebbe sempre di ascoltare certi dettagli promessi da Vitale quando tuono: “Vi racconto io chi è Carlo Battini”!!!

    Penso che Ferrigno sia la persona giusta per formare un’asse con Braglia davvero solido, cè bisogno di coesione nella dirigenza non di scontri altrimenti i giocatori possono risentirne.
    E noi tifosi non lo meritiamo, si vole andà in B senza se e senza ma.

  4. andrea elbano

    16/12/2014 at 18:29

    Analisi che non fa una grinza e che non è certamente distante da come si sono effettivamente svolti i fatti fino a oggi. Purtroppo resta l’incognita del nuovo D.S. perché Ferrigno rafforzerebbe Braglia e indebolirebbe ” gli amici di Battini..” quelli che fanno il male del Pisa e che vivono …in tribuna accanto a lui!!..

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