Il Pisa Siamo Noi

Una Storia d’Amore che Parla ai Dirigenti del Pisa

Croce pisana

Vi voglio raccontare una storia d’amore, molto particolare, sbocciata e continuata sui gradini dell’Arena Garibaldi. Non pensate che il vostro cronista si sia dato alla posta del cuore, perché scoprirete quanto sia attinente al tema del valore del Pisa questa vicenda sentimentale, forse non la sola, che si è venuta ad intrecciare con la storia nerazzurra. Alla fine del servizio pubblicato nei giorni scorsi sulle trattative per il passaggio della società, ne avevo accennato, solo per ricordare agli interessati non solo qual è la materia che stanno discutendo, ma anche il suo straordinario valore e interesse affettivo, se non addirittura sentimentale.

Dietro ai due protagonisti, Cristina Lermmi e Andrea Lulli, ci sono due famiglie di appassionati sostenitori del Pisa e con loro uno spaccato della passione che li lega tutti insieme alla società che fino a quel momento si chiamava Pisa Sporting Club e che ancora oggi, sotto un altro nome calca lo stesso palcoscenico.

Cristina è la figlia di Lido Lemmi, rappresentante di commercio e assiduo frequentatore dell’Arena fin dal 1966. Erano i tempi della staffetta tra Pinardi ei Lucchi, conclusi dal trionfo del ritorno in serie A dopo 47 anni di assenza, con la gestione del cavaliere Beppe Donati. Lucchi era un gigante romagnolo, cacciatore di bionde tedesche sul litorale cesenate. E una divenne sua moglie. Un personaggio che si poteva dire uscito dalle cineprese felliniane, a suo modo un precursore di Pagliari, sanguigno come lui, condottiero nei gesti, carismatico. Vinse il campionato più lungo d’Italia con soli 14 giocatori, che arrivarono alla fine strascicando il mento sul prato. Cristina non era ancora nata, era nella pancia della mamma, quando partecipava alle prime trasferte dietro a quel fantastico Pisa. Sulla culla, insieme al fiocco rosa, le misero uno sciarpa nerazzurra.

Andrea invece fece appena in tempo a vedere in faccia suo padre Giovanni, perché nacque a mezzogiorno di una domenica in cui il Pisa giocava in casa. E alle 14,30 il genitore era già sugli scalini dello stadio, perché anche quello era per lui un evento irrinunciabile. Andrea crebbe parlando di calcio e del Pisa perché quello era l’interesse comune al padre e ai quattro figli maschi, con buona pace della madre che a forza di sentirne parlare era divenuta un’intenditrice.
Andrea, come potè, raggiunse gli amici più grandi in curva nord. Cristina vi arrivò dopo. Fin quando era una bambina andava all’Arena, la domenica, con il padre. Iniziò l’anno della promozione in serie B culminata nella trasferta di Pagani, nel 1978, ma quando fu più grandicella, nel 1985, volle raggiungere gli amici in curva nord. Partivano da casa insieme, lei e il padre, poi si dividevano, perché lui continuava a andare in tribuna. Si ritrovavano alla fine della partita per tornare a casa.

Domenica 16 febbraio 1986 il Pisa giocava contro l’Udinese di Brini, Edinho, Criscimanni e Chierico. Fu quel giorno che Cristina e Andrea si conobbero. Una simpatia, cementata da una passione comune, un urlo insieme, una gioia. La partita finì senza reti, ma per loro fu un successo. Più tardi anche un bacino. Andrea conserva ancora il biglietto di quella partita e fa bene perché almeno per loro non fu una domenica qualunque.
Andrea e Cristina si sono sposati, hanno avuto una bambina, Martina, che adesso ha 19 anni. Nacque nel 1994, anno che la giovane madre definisce di grande gioia e anche di dolore. Perché quello stesso anno il Pisa di Romeo Anconetani chiuse i battenti e fallì. Seguirono anni di distacco, almeno per Cristina, anche perché il padre, Lido, nel 1990, venne meno. E da quel momento la ragazza rinunciò ad andare in quel suo piccolo tempio domenicale che le ricordava troppe cose. Ma nel 2006 la passione scoccò nuovamente grazie a un cappellino. Il club di Radioscalino, che aveva compiuto un ciclo di conferenze nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi contro la violenza negli stadi, regalò ai tifosi un cappellino rossocrociato con la scritta “No alla violenza”. Se ne sentiva il bisogno, anche tra quei ragazzi che erano cresciuti fra i cori della curva.
L’avventura riprese, si riannodò il vecchio filo della passione.

Ancora oggi le domeniche di Andrrea e Cristina sono scandite dal calendario del Pisa. E Martina che fa? E’ ancora piccola, è venuta all’Arena – dice la madre – ma come tanti ragazzotti non ha ancora fatto le sue scelte. Si vedrà. Noi l’aspettiamo all’Arena.
Mi è sembrata una storia bellissima, una lunghissima emozione (che non è ancora finita) degna di essere raccontata. Me ne sono imbattuto in tante frequentando il popolo nerazzurro e ciascuna contiene gli elementi che fanno vibrare le corde giuste, un vissuto personale che si riflette in storie collettive, nessuna anonima, tutte immerse in un’identità di gruppo che è la dimostrazione di una radice comune. La consegno volentieri, con l’autorizzazione generosa di Andrea e Cristina, a tutti i sostenitori del Pisa, ma la raccomando e la dedico soprattutto a quanti stanno lavorando per assicurare un futuro alla società perché si faccia in modo che questa straordinaria avventura di migliaia di persone non abbia a finire. Chi compra il Pisa prende anche queste storie e le deve custodire gelosamente.

GIULIANO FONTANI

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One Comment

  1. kit69

    11/02/2014 at 18:01

    fontani sei il meglio e’ giusto che tu faccia questi articoli il Pisa con queste categorie non ha niente da spartire DICIAMOLO CHIARAMENTE A TUTTI

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