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Un Nerazzurro Da Raccontare – Baldoni

Nerazzurro da raccontare 4

Torna l’appuntamento con ” Un Nerazzurro Da Raccontare “, ospite di questa settimana è il nostro nuovo collaboratore e colonna storica del Pisa . Antonio Baldoni.

Antonio Baldoni nasce a Monticiano di Siena il 7 Marzo del 1950. Giovanissimo si trasferisce a Pontedera e si mette in luce nella squadra aziendale della Piaggio, dove vi rimane fino al 1966, quando i dirigenti del Pisa, rimasti colpiti dalle sue caratteristiche tecniche e caratteriali, decidono di vestirlo di Nerazzurro.

Il Pisa si trova da due anni sotto la presidenza di Donati e sotto la guida di Mr Pinardi, si è appena salvato all’ultima giornata vincendo per 3 a 0 a Reggio Emilia, nel primo campionato di B disputato da dodici anni a questa parte, con una doppietta di Galli e la chiosa finale di Guglielmoni.

Nell’ estate del 1966, mentre l’Equipe 84, spopola in tutti i Juke Box italiani con Io ho in mente te, Pinardi ha in mente che per fare un campionato tranquillo servono rinforzi e la partenza di Cosma verso Firenze, per 30 milioni, non lo rende certamente felice; l’arrivo di Gonfiantini, libero della Fiorentina e di Manservisi, giovane e ficcante ala, ripagano solo in parte le aspettative del Mister, che dopo aver minacciato più volte di abbandonare la squadra, alla fine, decide di rimanere.

All’avvio del campionato, i limiti della squadra Nerazzurra saltano immediatamente agli occhi, ma il 4 Novembre Pisa viene sconvolta e devastata dall’alluvione dell’Arno e improvvisamente le cose di cui preoccuparsi diventano ben altre; tuttavia due giorni dopo i Nerazzurri sconfiggono per 2 a 0 l’Arezzo, regalando così a Pisa un piccolo sorriso e un grande messaggio: malgrado tutto si deve, si vuole e si può ripartire.

All’inizio del girone di ritorno, la squadra di Pinardi incappa in una lunga serie di risultati negativi e a farne le spese è proprio il Mister che viene sostituito dall’ “effervescente” Renato Lucchi, esordiente allenatore romagnolo, che immediatamente porta entusiasmo nella squadra e fa cambiare decisamente rotta al galeone Nerazzurro che chiude il campionato al dodicesimo posto.

Intanto Antonio, a 17 anni, continua a farsi le ossa in Primavera ed il fatto che possa diventare un Calciatore inizia ad non essere più solo una speranza, ma un qualcosa che si tramuterà ben presto in realtà.

Lucchi che in soli due mesi è riuscito a guadagnare la totale fiducia di squadra, tifosi e società, ha avuto carta bianca per spendere quei pochi soldi messi a disposizione per la campagna acquisti; ma l’istrionico cesenate ha le idee ben chiare e porta sotto la torre il portiere Annibale, Sandro Joan dal Verona, Giampaolo Piaceri dal Potenza e Luigi Mascalaito in arrivo dai “cugini” amarantotrigliati.

Malgrado la piazza non sia soddisfatta e ritenga la squadra troppo in là con gli anni, Lucchi ostenta ottimismo e dice che i Nerazzurri faranno un buon campionato e in questo caso la realtà sarà molto meglio anche della più fervida immaginazione. Infatti i Nerazzurri disputano un campionato fantastico, entusiasmando il pubblico con prestazioni magistrali, che portano i ragazzi di Lucchi anche alla ribalta delle cronache nazionali. La corsa per la promozione si gioca sul filo di lana e all’ultima giornata il Pisa riposa, la città è costretta ad aspettare i risultati degli altri campi; l’unico modo per avere aggiornamenti costanti  è quello di recarsi in Largo Ciro Menotti, dove è ubicata La Nazione, in costante contatto telefonico con i campi interessati. Ben presto la folla arriva a bloccare il traffico anche in Borgo e quando, alle 18:47, viene dato l’annuncio che Perugia – Bari è finita 1 a 1, un boato di gioia risuona in tutta la città ed il Pisa è di nuovo in Serie A dopo 42 anni di purgatorio.

<<Quell’anno seguivo tutte le partite della Prima Squadra, io giocavo nella Primavera, che si chiamava De Martino, giocavamo al mercoledì ed era molto interessante perché praticamente era un campionato riserve, mi trovavo a giocare con e contro grandi giocatori quali erano Cosma, Cervetto , Pierani o il nazionale Tumburus del Bologna, che giocavano con noi per recuperare da infortuni e per rientrare in forma.

Era molto importante sia per loro, per riprendere gradualmente l’attività, che per noi, perché ci dava la possibilità di confrontarci con giocatori che alla domenica vedevamo sui campi di A e di B>>

Il Pisa si trova finalmente di nuovo proiettato ai massimi livelli del calcio, ma il campionato 1968/69 sarà soltanto una bellissima avventura, perché i Nerazzurri dopo un solo anno retrocederanno di nuovo in cadetteria, prendendo spesso complimenti per il bel gioco, ma peccando fondamentalmente di concretezza e di sagacia tattica.

Si decide di ripartire dal Sergente di Ferro, Lauro Toneatto, allenatore tutto carattere in arrivo da Bari, che avvia una dispendiosa campagna acquisti che porta in Nerazzurro: Baisi, Rampanti, Abbondanza, Parola, Raschi, Grandini e Crivelli e anche se Manservisi ha preso la via di Napoli, il Pisa viene considerato a tutti gli effetti una seria, anzi serissima, candidata alla promozione.

In effetti sulla carta i Nerazzurri sono in grado di dar filo da torcere a chiunque, ma il mancato affiatamento fra i nuovi e i vecchi della rosa e le fin troppo evidenti spigolosità presenti nel rapporto fra il Sergente e la squadra danno adito a risultati scostanti e contrastanti fra loro. Ottime prestazioni seguite spesso da partite a dir poco imbarazzanti, poco a poco anche i tifosi iniziano a spazientirsi ed iniziano a chiedere a gran voce la testa di Toneatto che, dopo la clamorosa sconfitta interna col Perugia (2-5) che sancisce il definitivo addio ai sogni promozione, viene esonerato, al suo posto arriva Giuseppe Corradi, allenatore esordiente ex-giocatore di Juventus e Genoa.

A sette giornate dalla fine il Pisa non ha più niente da chiedere al campionato e a Mr Corradi viene chiesto di iniziare a preparare il terreno per la stagione successiva, in cui si dovrà far fronte a numerose cessioni per poter ripianare il clamoroso buco di 200 milioni creato dalla faraonica campagna acquisti di Toneatto.

Corradi si guarda intorno e nota che fra i giovani Primavera ci sono alcuni ragazzi molto promettenti e non esita un minuto ad aggregarli alla prima squadra, fra questi c’è anche Antonio Baldoni che, a venti anni appena compiuti, è ormai pronto per far parte in pianta stabile della prima squadra.

Antonio esordisce fra i professionisti il 17 Maggio del 1970 a Bergamo, in una partita terminata 0 a 0 contro l’Atalanta e solo quattro giornate più tardi arriva anche la sua prima rete, realizzata nell’ultima partita di campionato nel 1 a 1 di Marassi, contro il Genoa.

<<All’epoca giocavo di punta, ero un “driblomane”, non davo mai via la palla, ero molto rapido e correvo molto, ma non ero certamente una punta e si è visto in seguito, perché sono finito a fare il mediano, diciamo l’incontrista alla Furino dei poveri.>>

Nell’estate successiva il Pisa, come da programma, effettua numerose cessioni e riesce a ripianare il debito, ma gli acquisti sono pochi e considerati di scarso valore e Pinardi, al quale era stata offerta la panchina, rifiuta e la squadra viene affidata ad Umberto Mannocci.

Il Pisa parte per il ritiro di Gavinana con all’orizzonte la volontà di Donati di lasciare la società non appena possibile e, vista la brutta aria che tira, Coramini e Casati lasciano addirittura il ritiro in cerca di “lidi” più rassicuranti, inoltre a Baldoni giunge la fatidica cartolina rosa.

<<Sì, andai in ritiro a Gavinana con Mannocci, però poi partii per il militare e andai in prestito al Velletri in Serie D, che sarebbe l’attuale C2.>>

La stagione a Velletri si chiude con un buon sesto posto nel Girone E e quando finalmente giunge l’alba e Antonio torna a Pisa, trova i Nerazzurri in Serie C, retrocessi al termine di un difficile e travagliato campionato,  in virtù della peggior differenza reti nei confronti del Taranto.

La stagione 1970/71 parte al grido di torneremo in Serie B, ma le continue crisi societarie con conseguenti riassetti dirigenziali, fanno capire presto che sarà molto difficile. La guida tecnica viene affidata ad Omero Tognon, storico capitano del Milan degli anni ’50,  in arrivo da Ravenna e in squadra sono ancora presenti vecchie glorie come Gasparroni, Barontini e Gonfiantini; arriva il promettente terzino di Brunico Bachlechner  e il centravanti Busilacchi; inoltre, sullo sfondo, una nuova generazione di calciatori cresciuti sotto la Torre inizia ad emergere; oltre a Baldoni, anche Luperini, Rapalini e Tomei iniziano a frequentare assiduamente la prima squadra.

Ma per i colori Nerazzurri questa sarà un’altra stagione difficile che si chiuderà con un quattordicesimo posto, a pochi passi dai bassifondi della classifica e con l’esonero di Tognon, sostituito in corso d’opera da Roberto Balestri, pisano di nascita e giocatore nerazzurro dal ’58 al ’62.

La stagione ‘72/’73 è ancora una volta segnata dai problemi societari e dal desiderio di Donati di lasciare, ma la mancanza di valide alternative all’orizzonte fa permanere questa situazione di stallo e per risparmiare il più possibile il ritiro pre-campionato viene addirittura svolto in S.Rossore!

<<Ci ritrovavamo all’Arena per cambiarci e di corsetta andavamo fino in S.Rossore, il problema più grosso era tornare all’Arena a fine allenamento!>>

Balestri inserisce stabilmente in formazione Luperini, Rapalini e Baldoni, che nel frattempo ha arretrato la sua posizione e funge da centrocampista; della vecchia guardia sono rimasti ormai solo Gonfiantini e Barontini, entrambi sul viale del tramonto della loro carriera calcistica. L’avvio della stagione è un vero disastro e arrivano solo due punti in otto giornate, il Pisa corre ai ripari e integra la rosa con l’acquisto del difensore Scotto, del centrocampista Savian e dell’ala Vinciarelli; le cose iniziano lentamente a migliorare, la squadra prende fiducia e il resto del campionato è una costante rimonta che porta il Pisa fino al tredicesimo posto finale: una tranquilla salvezza che sembrava solo una lontana chimera fino a metà stagione.

Inoltre questa stagione ha visto esplodere anche il talento di un giovane ragazzino di soli 18 anni, originario di Capanne di Careggine…

<<Sì, quell’anno venne fuori un certo Marco Tardelli, giocava all’ala sinistra, era molto magro e longilineo. Lo chiamavamo “puce” o “schizzo” e ricordo che fummo noi giocatori a forzare la mano per farlo giocare, perché quando giocava con noi nelle partitelle del giovedì era una cosa incredibile. Esordì in un derby con la Lucchese entrando dalla panchina e cambiò la partita in nostro favore; aveva delle qualità incredibili oltre alla tecnica, aveva corsa, cattiveria agonistica e soprattutto una grande personalità. Per lui giocare con noi, con i ragazzi della Primavera o nella piazzetta sotto casa non faceva differenza, infatti poi è diventato un grande campione.>>

La stagione ‘73/’74 si apre con un vero e proprio shock per Pisa, infatti il suo nuovo allenatore Ugo Pozzan scompare prematuramente, a soli 43 anni. La squadra viene affidata temporaneamente a Luciano Filippelli e successivamente a Enzo Robotti che, con Tardelli instancabile terzino di fascia, Luperini e Rapalini ormai certezze della difesa e con il nuovo Capitano, Antonio Baldoni, inanella sei vittorie consecutive e porta il Pisa fino al sesto posto al termine di un entusiasmante campionato, chiuso con la seconda miglior difesa.

Robotti viene confermato anche per la stagione successiva, mentre Tardelli viene venduto al Como per cento milioni, che sono ossigeno puro per le casse della società. Nel girone di andata i Nerazzurri hanno un andamento altalenante, arriva una sola vittoria esterna, 2 a 1 alla Novese e ben tre sconfitte interne, due delle quali subite nei derby contro Livorno e Lucchese; la panchina di Robotti inizia a traballare pericolosamente e, quando i bassi fondi della classifica iniziano ad essere molto vicini, giunge il suo esonero. A far ancora una volta da traghettatore è Luciano Filippelli, ma neanche lui riuscirà ad invertire la tendenza, la squadra fa fatica ad esprimersi e non riesce a trovare la tranquillità; fortunatamente alla chiusura del campionato, malgrado il solo punto conquistato nelle ultime tre giornate, il Pisa si trova a 33 punti, uno in più della Novese ultima condannata alla retrocessione.

Finita la stagione avviene anche il tanto sospirato cambio di proprietà e a prendere le redini del Pisa è Luigi Rota, che invece di fare grandi proclami dichiara che il suo scopo principale sarà quello di mantenere in vita la società; per la guida tecnica viene scelto Graziano Landoni, allenatore schivo ma molto preparato, reduce da una buonissimo campionato ad Arezzo.

<<Quando arrivò Rota, in squadra eravamo quasi tutti ragazzi cresciuti nel settore giovanile; c’era Luperini, Rapalini, Tomei e Tiberio Palla e oltre ad avere un grande attaccamento alla maglia, non portavamo grandi problemi economici e davamo anche l’esempio agli altri.>>

Il Pisa debutta pareggiando per 0 a 0 a Chieti e la nuova presidenza è costretta ad aspettare fino alla settima giornata per poter festeggiare la prima vittoria, quando i Nerazzurri si impongono a Pistoia per 1 a 0; alla giornata successiva arriva l’Arezzo e i ragazzi di Landoni vincono nuovamente per  1 a 0, ma alla fine del girone di andata le vittorie del Pisa sono soltanto tre e la classifica inizia a preoccupare seriamente. Inizia il girone di ritorno e la musica non cambia, la situazione del Pisa si fa sempre più complicata e l’unica cosa possibile sembra quella di cambiare guida tecnica; Landoni viene esonerato e al suo posto arriva una vecchia e gradita conoscenza del calcio pisano: Giampaolo Piaceri, alla sua prima esperienza da allenatore.

Con Piaceri le cose vanno anche peggio e la scelta di prendere un allenatore alla prima esperienza in un momento così delicato sembra essere stato un azzardo troppo grosso; la piazza e la squadra invocano il ritorno di Landoni e a tre giornate dalla fine, vengono accontentati.

Ci sono almeno otto squadre in lotta per non retrocedere è una di queste è il Pisa. Il primo scontro è contro l’unica squadra che sembra ormai spacciata, ovvero il Ravenna, ma i ragazzi, capitanati da Baldoni, non riescono ad andare oltre il pari; sette giorni più tardi Baldoni & co. fanno visita alla capolista Rimini e portano via dal Romeo Neri un punto pesantissimo, che però non basta, a decidere tutto sarà lo scontro diretto contro il Montevarchi, dove i Nerazzurri dovranno imporsi con almeno tre gol di scarto.

Sarà una settimana lunghissima dove la squadra dovrà cercare di caricarsi e di concentrarsi per quella che sarà una sfida dove ogni minuto, ogni palla e ogni errore saranno decisivi…

<<La partita con il Montevarchi è uno dei miei ricordi più belli e importanti della mia carriera, anche perché era stata un’annata veramente difficile, dove oltretutto non si riscuoteva mai, siamo stati 7/8 mesi senza prendere lo stipendio e la società decise di darci come premio salvezza una percentuale sull’incasso. Malgrado tutto in noi c’era la voglia e la convinzione di potercela fare ed entrammo in campo molto determinati.>>

<<La Prima rete la segnò in rovesciata Russo, un ragazzino della Primavera che fino a quel momento aveva giocato pochissimo, poi andò in rete Zunino su punizione e infine Pulitelli siglò la terza rete, loro finirono addirittura in 8, fu un qualcosa di irripetibile, di unico; il premio salvezza venne di sole 73000 £ a testa, era Giugno e molta gente aveva preferito andare al mare.>>

<<Comunque ,di solito si ricordano sempre le promozioni, ma se c’è un qualcosa da ricordare per tutti quanti gli sportivi veri attaccati al Pisa è proprio quella partita, anche perché la retrocessione avrebbe probabilmente significato il fallimento della società.>>

Scampato per un pelo il pericolo il Pisa si riorganizza. Landoni viene riconfermato; Rapalini e Luperini sono due difensori di sicuro affidamento, mentre Baldoni, capitano confermatissimo, è ormai un centrocampista navigato in grado di saper gestire al meglio i momenti di una partita; inoltre arriva Giorgio Barbana dal Palermo, Cannata e Di Prete, mentre per il ruolo di portiere viene scelto il pisano Tomei.

Il campionato disputato dal Pisa va al di là delle più rosee aspettative; infatti malgrado qualche dissidio societario fra Rota e i suoi soci, la stagione viene chiusa con un buonissimo quinto posto.

A fine stagione Landoni fa le valige e si trasferisce al Prato e al suo posto, dopo quasi dieci anni, torna Giuseppe Corradi, che aveva traghettato il Pisa nel ’70, dopo l’esonero di Toneatto. Il Pisa esordisce battendo per 2 a 1 il Fano all’Arena. In casa i Nerazzurri sono degli autentici schiacciasassi: Cannata, Barbana e Di Prete confermano l’ottima impressione fatta nella passata stagione, il venticinquenne Walter Ciappi si rivela un ottimo portiere e Baldoni è autore di un avvio di campionato strepitoso. Ma l’11 Dicembre si abbatte sul Pisa una brutta tegola; infatti, dopo il pareggio interno con la capolista Spal, Mr Corradi rimane vittima di un terribile incidente, che lo costringe a ritirarsi, al suo posto arriva Giampiero Mariani.

I Nerazzurri non si perdono d’animo e continuano ad esprimersi sugli stessi livelli e chiudono la stagione con un altro buonissimo quinto posto che soddisfa la piazza…e come ciliegina sulla torta…

<<Quell’anno vinsi il Guerin d’oro come miglior giocatore del girone B e dopo tanti anni del Pisa, anche da capitano, fu veramente una grande soddisfazione>>

Le splendide prestazioni fornite da Baldoni in questa stagione, oltre a riempire gli occhi dei tifosi e portargli premi, incuriosiscono e stuzzicano anche numerose squadre, a farsi avanti con più veemenza delle altre è il Parma, che alla sua guida ha una vecchia conoscenza di Antonio.

<<Landoni, secondo me, era un grande allenatore e fu lui a volermi a Parma. Dopo tanti anni in Nerazzurro, desideravo cambiare maglia, non che mi trovassi male, perché Pisa, a me, mi ha dato tutto. Diciamo che fu un discorso di livello economico, a Pisa avevo giocato molti anni, ma i guadagni erano stati veramente pochi; mi ero sposato da poco ed avevo un bambino piccolo e volevo qualche certezza in più, inoltre essendo cresciuto lì ed essendo anche il Capitano ero sempre quello che doveva dare il buon esempio.>>

Così Baldoni, dopo undici anni di cui cinque da Capitano e 211 presenze, lascia Pisa per accasarsi al Parma; il progetto dei crociati è quello di salire in cadetteria e, per questo, oltre ad Antonio, arrivano anche l’attaccante Scarpa, compagno di Paolo Rossi nel Vicenza dei miracoli e il portiere Boranga; inoltre c’è un giovane di sicuro futuro, un predestinato: Carlo Ancelotti.

<<Anche lui, come Tardelli, si vide subito che sarebbe diventato un grande giocatore, ricordo che Liedholm veniva spesso a vederlo. I così detti predestinati hanno sempre questa maturità fuori dal comune fin da ragazzini, perché il problema non è la tecnica, ho conosciuto dei giocatori fortissimi tecnicamente, che però non sono riusciti ad arrivare da nessuna parte…la cabina di regìa è la testa…e se non ti funziona quella…>>

Il Parma si attesta fin da subito nelle prime posizioni di campionato e la squadra sembra ottimamente bilanciata, subisce poche reti e ne segna molte, ma a metà stagione malgrado gli ottimi risultati accade l’imponderabile.

<<A metà campionato ci fu l’esonero di Landoni  e venne Cesare Maldini; Landoni fu esonerato a causa di problemi con qualche giocatore, lui considerava tutti uguali e a qualcuno questo non stava bene ; inoltre aveva avuto qualche dissidio con la presidenza, perché non tollerava nessun tipo di interferenza nel rapporto con la squadra, per questo lo stimavo molto, ma così è difficile far carriera.>>

Nonostante il cambio di guida tecnica il Parma continua a navigare a vele spiegate e chiude la stagione al secondo posto, con 44 punti, a pari merito con la triestina e si renderà necessario uno spareggio per poter designare la seconda promossa. Lo spareggio viene giocato al Menti di Vicenza e i tempi regolamentari si chiudono sul 1 a 1 con reti di Scarpa per il Parma e Panozzo per gli alabardati.

Si va ai supplementari ed il Parma è in 10 uomini per la defezione di Agretta, ma il giovane golden-boy, Carlo Ancelotti, realizza una fantastica doppietta in otto minuti, trascinando i Crociati alla promozione e procurandosi l’ingaggio nella Roma di Liedholm.

<<L’anno dopo non fu fatto un investimento adeguato, la squadra era un po’ vecchiotta e partimmo male; ci furono diversi cambi di allenatore ma non servì, non riuscivamo ad ingranare e fu una fatica per tutta la stagione e alla fine retrocedemmo.>>

Dopo un solo anno il Parma torna in Serie C, ma per Antonio si apre una nuova opportunità per disputare un’altra stagione in cadetteria; infatti un’altra neo promossa è sulle sue tracce.

<<Andai al Rimini e disputammo un grosso campionato, quell’anno feci anche molte reti, realizzai 5 o 6 gol, giocando da terzino sinistro anche sono un destro naturale. Quattro gol li feci di testa, uno addirittura contro il Milan, prendendo il tempo a Collovati su un corner. Anche se ero piccolino ero molto esplosivo, nessuno ci crede, perché sono poco più di 1 e 70, ma il colpo di testa era una mia specialità; anche perché non avevo paura e dove gli altri ci mettevano i piedi io ci mettevo la testa, il coraggio non mi è mai mancato!>>

<<Dopo Rimini andai a Forlì, ma fu un anno sfortunatissimo, il Presidente ebbe diversi problemi con la giustizia e la stagione terminò con la retrocessione; comunque ebbi la possibilità di conoscere dei grandi giocatori come Sebastiano Rossi, Paolo Ammoniaci e Gabriele Pin, che all’epoca era poco più che un ragazzino.>>

Dopo due stagioni in biacorosso, prima a Rimini e poi a Forlì, Antonio decide di tornare in Toscana e si accasa alla Cerretese; con i biancoverdi disputa due campionati di C2, poi alla fine della stagione ‘85/’86, a 36 anni, decide di ritirarsi dal calcio giocato.

Ben presto decide di tornare nella “sua” Pisa ed inizia ad allenare.

<<Ho allenato il settore giovanile del Pisa per quattro anni durante la gestione Anconetani e per altri due durante quella di Gabriella Gentili è stata una bellissima esperienza, dalla quale sono usciti anche dei giovani interessanti come Jacopo Balestri, Oshadogan e Rickler.>>

<<Un’altra grande soddisfazione è stata quella di allenare la prima squadra del Pisa in coabitazione con Gianluca Signorini; fu un’esperienza bellissima ed importante, soprattutto perché mi dette l’opportunità di lavorare e conoscere una grande persona quale era Gianluca.>>

<<Ora, a 61 anni, non ho più stimoli per fare l’allenatore, ma mi piacerebbe continuare a lavorare con i giovani, in modo da potergli trasmettere la mia esperienza, magari come responsabile tecnico, ma deve arrivare un’opportunità importante, qualcuno che vuole fare le cose seriamente.>>

Antonio Baldoni partendo da Donati e passando per le gestioni di Rota, Romeo, Gerbi e Posarelli, la signora Gentili e anche Covarelli; facendo la punta, il mediano, il terzino, il capitano e anche l’allenatore; attraverso gioie, delusioni, vittorie e sconfitte ha contribuito alla causa Nerazzurra per più di 40 anni e questo lo rende inevitabilmente Un Nerazzurro da Raccontare.

Senio Calvetti

P.S. Ringrazio personalmente Antonio per avermi concesso questa bellissima chiacchierata.

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5 Comments

  1. Carlo Manfredi

    13/09/2012 at 11:17

    Antonio Baldoni il 13 Gennaio del 1971 illuminò lo stadio comunale della Vjs Velletri con un gol direttamente su calcio di punizione beffando il ragno nero Cudicini. Poi, diede sfoggio della sua classe cristallina infilando uno storico tunnel al mastino tedesco Schnellinger. Ancora oggi nelle piazze e nei crocicchi delle strade veliterne, quando i tifosi carichi di anni sulle spalle rammentano gli anni gloriosi della società rossonera, il tunnel di Baldoni è uno dei raggi splendenti che rischiarano i ricordi annebbiati dal tempo. Un tocco di poesia, d’arte sublime che mi riporta alla magistrale descrizione di Galeano sulla “cilena” di Zico con la squadra nipponica del Kashima. ” Zico, che stava sulla lunetta dell’area, entrò di gran carriera. Sullo slancio andò oltre, e quando si accorse che il pallone era rimasto alle sue spalle fece una capriola, e in pieno volo, con la faccia rivolta verso terra, la colpì di tacco. Fu una cilena, ma alla rovescia. Raccontatemi quel gol, imploravano i ciechi”. Ciao a tutti e forza Pisa.

  2. Antonio

    08/09/2011 at 18:52

    Bel tuffo nei ricordi, grazie

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  4. antonio cassisa

    08/09/2011 at 14:39

    bravo Senio e complimenti a Baldoni

  5. Roberto D.M.

    08/09/2011 at 14:24

    Caro Senio,
    un articolo estremamente competente, umano e molto ben raccontato. La lunga permanenza in neroazzurro di Baldoni, per gli amici Antonio, insieme alle sue dichiarazioni, l’hai resa icredibilmente di piacevole lettura. Complimenti e buon proseguimento altri ” neroazzurri da raccontare “.

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