Il Pisa Siamo Noi

Storia Di Uno Scribacchino, Fra L’Amore Per La Maglia E La Sindrome Di Barbara D’Urso

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Storia questa che affonda le proprie radici nelle pieghe della memoria, in un giorno indimenticabile scolpito per sempre nel cuore di tutti gli sportivi pisani.

Perché il protagonista della vicenda non nasce scribacchino.

Nasce tifoso.

Perché in quel treno dei sogni diretto verso Cremona la sua storia è cambiata per sempre.

Un treno carico di speranze e paure nel viaggio di andata.

Un treno ebbro di delirante gioia nel viaggio di ritorno.

E nel mezzo a tutto questo un bambino di sette anni che proprio quel giorno decise di dedicare una parte anche consistente della propria vita alla squadra di calcio della propria città.

Inutile nasconderlo : lo splendido goal di Piovanelli, quella curva del vecchio Zini tutta dipinta di neroazzurro, le lacrime dei suoi genitori, … un bagaglio di emozioni davvero troppo grande per poter pensare di smarrirlo per strada con il passare degli anni.

Perché quel bambino cresce, diventa prima ragazzo e poi uomo, vede cambiare radicalmente la vita intorno a sé ma lascia un pezzo del proprio cuore costantemente sui gradoni della gloriosa e vetusta Arena Garibaldi.

Davanti ai suoi occhi transitano miriadi di personaggi fra presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori ma la maglia neroazzurra è sempre lì, sempre a portata di mano, compagna fidata di mille gioie e di mille dolori.

Un qualcosa su cui si ha l’impressione di poter sempre contare anche quando il resto della vita, in tutte le sue molteplici sfaccettature, si sgretola e muta radicalmente con il trascorrere del tempo.

E fin qua niente di strano, la normale storia di un tifoso appassionato ed accalorato come ce ne sono milioni e milioni in tutto il mondo.

Ma questo particolare tifoso ha la fortuna di incontrare due persone che lo proiettano in un mondo vecchio e nuovo allo stesso tempo, una realtà che fino a quel momento aveva conosciuto soltanto da spettatore, e qua la storia cambia radicalmente.

Incredibile il potere che scrivere su un portale web può conferire : da tifoso a scribacchino in men che non si dica !

L’occasione è di quelle colossali : unire la passione da tifoso ad una sorta di funzione pubblica per tutti coloro che seguono il sito, mettersi quotidianamente al servizio di tutti i followers, far fruttare ore ed ore della propria vita dedicate al calcio neroazzurro per aiutare tutti i lettori ad affezionarvisi sempre di più.

Passano così alcuni anni, vanno via veloci come i campionati disputati dal sodalizio di Piazza della Stazione, ed il nostro scribacchino si ritrova sempre più al centro del mondo che così tanto ama : articoli su articoli costellano le sue giornate, “pezzi” ripresi dai quotidiani cittadini, comparsate televisive, trasmissioni in radio, trasmissioni sul web, una collaborazione fattiva nella stesura di due libri.

Insomma, chi più ne ha più ne metta.

La rubrica telefonica piena di nomi che mettono i brividi soltanto a leggerli.

Chiacchierate amabili con personaggi che fino a pochi mesi prima sembravano essere entità quasi inarrivabili.

Messaggi di auguri per Natale e per il compleanno da parte degli eroi della sua infanzia e della sua adolescenza.

Ma soprattutto la sensazione – che a volte rischia di rasentare l’autocompiacimento – di fare un qualcosa di splendidamente utile alla causa della squadra del cuore e di tutti coloro che la seguono con passione.

L’amore al servizio dell’amore, verrebbe da dire.

Un idillio, insomma.

Non proprio.

Perché il neonato scribacchino deve fare i conti con il mondo che ha deciso di abbracciare e che è composto da coloro che scribacchini non lo sono più da molti anni ormai.

Giornalisti, vengono chiamati.

E come tutti i mondi che si rispettano ci sono delle regole più o meno scritte, più o meno ferree da rispettare.

Ecco allora che l’idillio rischia di spezzarsi, perché alcune di queste norme diventano catene assai fastidiose, vincoli incomprensibili ed intollerabili, paletti con i quali scontrare le proprie idee ed il proprio modo di essere e, perché no, di vivere.

Lo scribacchino si deve scontrare suo malgrado con quella che si diverte a chiamare “sindrome di Barbara D’Urso”, ovvero quel modo contemporaneo di fare informazione in qualsivoglia campo basato sul falso sensazionalismo, sul compiacimento del dolore degli altri, sul gusto un poco sordido del macabro, sul cavalcare sempre e comunque l’onda della polemica ed addirittura sul crearla dal niente dove questa non è presente.

Tutto questo per cosa ? Per avere qualche spettatore in più, per vendere qualche giornale in più, per registrare qualche contatto in più.

Il problema però è che tale condotta si riflette a pioggia su tutti i fruitori del servizio – nel caso che ci interessa più da vicino sui supporters neroazzurri – che vengono loro malgrado quasi travolti da questa ondata di negatività e finiscono purtroppo per assumere un atteggiamento contrariato e contrariante che alla fine della giostra ha come unico risultato quello di creare un clima di nociva tensione attorno alla squadra del cuore.

Inutile dilungarsi troppo nel fornire esempi che vadano a corroborare tale realtà dei fatti : il povero scribacchino si trova a dover tristemente notare come il portale web nel quale si muove quotidianamente sia preso d’assalto da tifosi inferociti quando le cose non vanno bene e risulti invece desolatamente deserto o quasi di qualsiasi commento quando il momento è positivo.

In altre parole, tutti pronti a scagliarsi come famelici avvoltoi sul moribondo che di lì a breve diventerà cadavere ; tutti ben nascosti nella propria tana quando al posto del suddetto malato c’è un qualcuno sano, in ottima salute, vivo insomma.

Oltretutto nelle ultime settimane lo scribacchino è costretto con il magone costante alla bocca dello stomaco a registrare un netto peggioramento della situazione, nonostante l’oggetto della disputa non stia vivendo un momento della stagione particolarmente negativo.

Nessuno che parla dei troppi infortuni che hanno falcidiato la difesa neroazzurra.

Nessuno che si lamenta dei rigori netti non assegnati dai vari direttori di gara domenica dopo domenica.

Nessuno che sottolinea che il portiere della squadra avversaria è quasi sempre il migliore in campo mentre l’estremo difensore di verde vestito è una sorta di spettatore non pagante collocato in una posizione assai privilegiata.

Tutti a pesare con il bilancino le parole dell’allenatore che è personaggio schietto per antonomasia e che tutto ad un tratto sembra non andar più bene ad una piazza che ha invocato per anni il suo ritorno proprio per la sua sincerità ed il suo “metterci la faccia” sempre e comunque.

Tutti a sottolineare le parole proferite a sproposito ed in tempi sbagliati dal presidente dopo che le scorse stagioni sovente è stato messo alla berlina per i suoi prolungati silenzi.

Tutti incapaci di gioire appieno per la vittoria, perché è mancato il gioco, perché sono girati bene gli episodi, perché gli avversari erano scarsi.

Insomma, uno spiacevole clima che disorienta lo scribacchino e quasi lo fa retrocedere sui propri passi.

Perché accettare la deontologia del nuovo mondo significherebbe gettare benzina sul fuoco della polemica, quasi tradire tutti quelli ideali che avevano sempre contraddistinto il mondo del tifoso accalorato ed appassionato del quale faceva parte fino a pochi anni prima, ma che in fondo è ancora parte integrante se non addirittura preponderante della sua interiorità.

Che fare, allora ?

E’ uno di quei tanti bivi che costellano la strada della vita, si va a destra oppure a sinistra ma comunque si è costretti a prendere una decisione.

E lo scribacchino decide di sfidare le leggi stessi della vita, perchè non sceglie una sola strada.

Le vuole percorrere entrambe, parallelamente, con la convinzione che ad un orizzonte non troppo lontano le due vie possano confluire in un’unica arteria che puó arrivare agli occhi, agli orecchi, al cuore della gente.

Lo scribacchino ardimentoso ne è fermamente convinto : si puó scrivere di calcio ed essere tifosi allo stesso tempo ; anzi, forse un aspetto facilita l’altro, perché scrivere con il cuore è più semplice che scrivere con gli occhi.

Il dado è tratto, la decisone è presa ed è di quelle importanti.

Lo scribacchino continuerà a fare tutto quello che ha fatto in questi ultimi anni senza lasciarsi sedurre dalle sirene del sensazionalismo e della polemica.

Rimanendo estraneo a quello scontro intestino, a quella sorta di guerra fratricida che lo circonda ma che lui stenta a comprendere, forse incapace di vedere chiaramente la natura del premio finale per il vincitore di questo grottesco e puerile conflitto.

O forse talmente acciecato da quello che per lui e forse solo per lui é il serto assoluto di vittoria.

Essere un giorno ricordato attraverso i suoi scritti come voce chiara e limpida sempre al fianco dei colori neroazzurri, una sorta di amico fidato sempre presente, nelle vittorie come nelle sconfitte, nei momenti di gioia ed in quelli di dolore, nelle arene gloriose delle metropoli e nei campetti polverosi della provincia.

Certo, magari é soltanto un sogno.

Ma lo scribacchino, e cioé il sottoscritto, ha deciso da tempo di volerlo inseguire fino in fondo.

E mai a nessuno verrà permesso di svegliarlo.

Gabriele Bianchi
a nome di tutto lo staff de Il Pisa Siamo Noi

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