Il Pisa Siamo Noi

Fotografie

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Articolo questo che ben poco ha a che fare con il calcio ma che mi sento in dovere di scrivere egualmente.

La trasferta de L’Aquila mi ha permesso di toccare con mano una realtà con la quale molte, troppe persone anche illustri si sono riempite la bocca a sproposito.

Difficile che una penna scarsa quale quella che impugno possa riuscire a trasmettere a coloro che leggono tutte le emozioni che ho provato nel visitare il capoluogo abruzzese, oltretutto magistralmente portato per mano dalla nostra amica  “aquilotta” Claudia Giannone.

So soltanto che mi porterò dietro per molto tempo le tante immagini di questo week-end appena trascorso.

Arrivare in una splendida giornata di sole, passando dal verde della campagna circostante ad un panorama dove si stagliano contro il cielo azzurro una moltitudine di gru, una sorta di grottesche case torri che sembrano disegnare una San Gimignano post-moderna.

Camminare per un centro storico fantasma dove ancora evidenti sono i segni della devastazione datata 6 aprile 2009.

Rendersi conto che mi trovo all’interno di un cantiere a cielo aperto, circondato da quella che altro non è se non una gigantesca messa in sicurezza.

Capire che la “zona rossa” tanto descritta dalle cronache è realtà ancora tangibile.

Vedere con i propri occhi che la tanto sbandierata “ricostruzione” è ancora lontana dall’essere messa in atto.

Constatare gli innumerevoli negozi chiusi per sempre, pezzi di vita che non si è potuto fare a meno di abbandonare alla incuria del tempo.

Sentire nell’aria un odore di calce e di polvere, quasi si trattasse di un imperitura memoria dei crolli che si sono verificati cinque anni or sono.

Accorgersi con un brivido che quel tremendo sisma è ancora presente negli occhi e nelle parole di coloro che loro malgrado sono stati costretti a vivere in prima persona una devastazione impossibile da accettare.

Odiare con violenza tutti coloro che hanno strumentalizzato secondo i propri comodi il dolore di questa splendida gente, sperando che un giorno Dio renda loro merito di tutte le fandonie con le quali hanno umiliato la loro stessa vita.

Commuoversi per quei quattro, cinque pub aperti in mezzo alla devastazione che il sabato sera attirano tutta la gioventù locale nel disperato tentativo di continuare a far vivere un qualcosa che sembra quasi reclamare un’eutanasia così simile ad una liberazione definitiva da un dolore troppo grande da sopportare.

Comprendere però quanta voglia di vivere, di ripartire ci sia nella gente aquilana, ben testimoniata dall’entusiasmo registrato per la partita domenicale : tutti con un qualcosa di rossoblu addosso, lo sport come elemento di riscatto e di rinascita, ad incarnare quel veicolo sociale che dovrebbe essere e che troppo spesso invece non è. Anzi.

Vincere una partita senza meritarlo e quasi esserne dispiaciuto per una sorta di forma di rispetto nei confronti di tutto quello che ho vissuto nelle ore precedenti.

Rimettersi in auto per il viaggio di ritorno con ancora nelle orecchie l’augurio di Claudia, nonostante la grande delusione per una sconfitta immeritata e durissima da digerire : “adesso so per chi tifare nei play-off”.

Fare quattrocento e più chilometri con impressa nella mente la fotografia che più mi ha colpito in questa due giorni, quella che ho scelto come immagine per questo articolo.

Li chiamano “i randagi del terremoto”.

Hanno perduto i loro padroni.

Hanno perduto le loro case.

Nelle “case della ricostruzione” – chiamiamole così … – per loro non c’è stato più spazio.

Vagano lentamente fra le macerie del centro storico.

Fantasmi in una città morta.

Alla ricerca di cibo.

Alla ricerca di un riparo.

Alla ricerca di affetto.

Alla ricerca di quello che è stato loro tolto e che mai nessuno potrà più dar loro.

Li ho guardati negli occhi.

E tutto ho capito, tutto ho compreso.

Loro hanno ancora il terremoto dentro.

E da ieri io con loro.

 

Gabriele Bianchi

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8 Comments

  1. foggiano82

    14/05/2014 at 18:36

    complimenti per l’articolo.
    un giorno ci sarà giustizia, quella vera, per chi ancora una volta ha illuso tanta gente onesta.

    forza l’aquila!

  2. claudio del tosto

    14/05/2014 at 10:42

    Da aquilano ti dico grazie per queste parole… per le emozioni che hai provato.
    Non è banale, non è così scontato capire, emozionarsi, arrabbiarsi!
    Da non tifoso di calcio, ti ringrazio perchè mi hai dimostrato che esiste ancora un calcio “pulito”, leale, sportivo.
    Da non tifoso dell’aquila calcio (chiaramente sarei stato felice di vederla in B, ma non posso definirmi tifoso, non avendo seguito la stagione… preferisco il rugby!) Ti posso dire che tiferò pisa ai play off, per questo tuo commento!
    Sulla (non)ricostruzione della mia città non dico nulla, perché tu hai già capito vedendo l’aquila, mentre per chi non ha visto non basterebbero mille discorsi per far comprendere quello che è successo, tutto il marasma di confusione e di silenzio che ormai ci siamo abituati a considerare normalità!
    Grazie ancora… spero che tu un giorno possa tornare da queste parti

  3. andrea elbano

    13/05/2014 at 15:26

    L’Aquila DEVE essere nel cuore di tutti gli Italiani e protetta dai politici corrotti anche con la violenza!!

  4. bruno1956

    13/05/2014 at 12:56

    Toccante davvero il tuo “pezzo” Gabriele, mi hai fatto commuovere e arrabbiare, sono d’accordo con te anche per l’odio Totale per chi ha grottescamente Promesso, a fini elettorali, sapendo di mentire a gente che aveva perso Tutto, ma, più che altro, non capisco chi ha sostenuto Chi ha fatto Promesse per vent’anni senza mantenerne neppure una… Vergogna! Forza L’Aquila! Bruno1956

  5. Alberto B

    13/05/2014 at 08:04

    Non sono rimasto indifferente per quello che ho visto prima della partita e devo dire che sono entrato nello stadio con un velo di tristezza

  6. RAIMONDI

    13/05/2014 at 06:40

    Io sono arrivato alle tre di domenica pomeriggio e ripartito subito dopo la fine della gara; non ho avuto il tempo di girare per l’aquila; ma sinceramente mi sono bastati i pochi fotogrammi che mi sono passati davanti agli occhi in quel breve tragitto in pulman fino allo stadio per poter fare due considerazioni: l’articolo descrive bene l’ambiente aquilano e le sensazioni forti che suscita; pur sapendo è una vera botta al cuore vedere la desolazione appena la vivi. In contrapposizione all’ambiente il popolo aquilano: fieri e leali; applaudono al passaggio degli autobus pisani e noi naturalmente contraccambiamo; incitano i loro colori con passione all’interno dello stadio e seppur nella tristezza sportiva del risultato ci applaudono nuovamente dopo il fischio finale. Complimenti davvero. Grazie l’Aquila.

  7. rdm

    12/05/2014 at 23:21

    Caro Gabriele, la partita vinta con buona dose di fortuna dai nostri colori, è poca cosa rispetto a ciò che hai visto in quella sfortunata e ancora devastata città. Avverto anch’io pur non avendo fatto il tuo giro il tuo sentimento, la tua, nostra vicinanza a quella gente così duramente colpita sperando che presto ritrovino il sorriso della vita e perchè no,anche di future soddisfazioni sportive.
    Gli animali, specialmente i cani abbandonati come quello della foto, in cerca di cibo,senza più casa ne padrone, che ti guardano con quegli occhioni languidi e supplichevoli anche di una carezza, sono di una commozione estrema. Non dovrebbero accadere queste cose, la vita dovrebbe essere bella, vivibile per tutti, uomini, animali. Auguroni agli aquilani tutti per giorni veramente migliori e di non solo speranze.

  8. ale77

    12/05/2014 at 23:10

    complimenti per il toccante articolo…. la realtà de L’aquila merita molto più rispetto ed attenzione, tante persone si sono riempite la bocca pur di apparire come paladini di una ricostruzione mai avvenuta! non è cmq questo il contesto per aprire questa parentesi, un caloroso saluto a tutta L’aquila….

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