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Un Nerazzurro Da Raccontare – Lovati

Questa puntata di “Un Nerazzurro Da Raccontare” la dedichiamo ad un grande portiere sconparso pochi  giorno fa, Roberto Lovati.

Roberto Lovati nasce a Cusano Milanino il 20 Luglio 1927; comincia a giocare a calcio nella squadra locale, l’Unione Sportiva Gerli; inizialmente gioca da mezzala sinistra, ma poi i sempre più evidenti problemi in fase difensiva della squadra costringono l’allenatore Pizzamiglio a rivalutare tutto l’organico.

Lovati, molto alto e longilineo, viene provato in porta e subito dimostra di avere un certo istinto naturale e un senso della posizione innato, ma il ragazzo è ancora un diamante grezzo e c’è bisogno di lavorare molto.

Negli anni successivi, la crescita di Roberto è impressionante, tanto da attirare su di sé l’attenzione di molti club e di molti osservatori che sempre più numerosi affolano il “campetto” della periferia milanese; particolarmente interessati alle prestazioni del giovane portiere “meneghino” sono gli osservatori del Pisa, sempre alla ricerca di giovani talentuosi da portare sotto la Torre.

All’inizio della stagione 47/48, il Pisa acquista la giovane promessa del Gerli, ma decide di mandarlo in prestito, a maturare, prima al Vimercatese e nella stagione successiva al Monsummano.

Nella stagione 49/50 viene richiamato, ma l’allestimento della squadra nerazzurra per la stagione è quantomeno singolare e caotico; sulla panchina è giunto il nuovo mister Luigi Monti e a sua disposizione, malgrado cinque prestiti in uscita, ci sono ben 38 giocatori!

Monti decide di eseguire una prima scrematura e, dopo aver visionato attentamente tutti quanti in allenamento, sceglie i 19 che faranno parte del progetto, uno di questi è il giovane Lovati, che così bene ha impressionato, dimostrando grande sicurezza nelle uscite e un colpo d’occhio davvero formidabile.

Il campionato dei Nerazzurri procede alternando buone prestazioni, come il 6 a 1 contro la Pro Sesto o il 5 a 2 rifilato al Prato, ad altre veramente deprecabili; la squadra “galleggia” a metà classifica e sembra non trovare mai una continuità di gioco e di risultati.

La società, convinta di poter ottenere di più, a metà stagione decide di esonerare Mr. Monti e chiama a dirigere la squadra il veneto Garbo; nel frattempo compie il suo esordio fra i professionisti Roberto Lovati alternando buone cose ad alcune insicurezze, forse causate dall’emozione; un cronista scrive di lui:”Il giovane e lungo atleta ha un po’ deluso; sarà bene concedergli una prova d’appello”.

Le occasioni per riscattarsi non saranno poi molte perché dopo solo quattro incontri Roberto è vittima di un brutto infortunio che lo terrà lontano dai campi per molto tempo, ma gli addetti ai lavori sono unanimi sul fatto che conviene aspettarlo, perché in lui si intravede la stoffa del vero campione.

Il campionato volge verso il termine e, a Pisa, ci si rende conto che il cambio di guida tecnica non ha portato i risultati sperati e i problemi evidenziati, sin da inizio stagione, sono rimasti immutati fino alla fine; il Pisa chiude al nono posto.

La stagione 50/51 si apre con Garbo ancora alla guida dei Nerazzurri; tre vittorie nelle prime cinque giornate fanno presagire per il meglio e infiammano i tifosi, ma la brutta “imbarcata” di Verona, dove il Pisa perde per 4 a 0, riporta tutti quanti alla realtà. Nelle giornate seguenti il Pisa non convince per niente, vince poco faticando molto e perde con estrema facilità incassando molti gol.

Si corre ai ripari e si pensa di affidare la squadra ad una persona di fiducia che abbia Pisa nel cuore e che sia in grado di far fare il salto di qualità, dando solidità e sicurezza a tutti i reparti…tutti pensano ad un solo nome: Jozsef Ging.

Garbo viene esonerato e Ging, malgrado alcuni problemi di salute, non riesce proprio a dire di no alla “sua” Pisa e accetta l’incarico; i Nerazzurri hanno una piccola inversione di tendenza e i risultati iniziano lentamente ad essere accettabili, ma pochi mesi dopo Ging si vede costretto a rinunciare a questa sua ennesima sfida, causa l’aggravarsi dei suoi problemi di salute.

La società rimane spiazzata e affida la squadra all’allenatore delle giovanili, Mario Nicolini, il quale porta delle interessanti novità tattiche, come il tornante di fascia ed inoltre può contare sulle prodezze di Roberto Lovati, rientrato da qualche giornata e sempre più vicino allo stato di forma ottimale.

Il Pisa va a vincere per 2 a 1 a Seregno, quindi strapazza il Verona per 5 a 0, vendicando così l’amara sconfitta dell’andata, vince a Vicenza, ancora per 2 a 1 e in casa con la Reggiana, scalando rapidamente la classifica e mettendosi in posizione di sicurezza, al riparo da brutte sorprese.

L’altra nota lieta è Lovati, “ha chiuso la saracinesca”!

Infatti il ventitreenne milanese migliora ad ogni partita, dirige i compagni della difesa e gli dà sicurezza incoraggiandoli, su ogni uscita è una garanzia, quando respinge a pugni chiusi il pallone arriva anche oltre la metà campo e inoltre i suoi rinvii di sinistro possono anche giungere fino all’altra area di rigore.

A quattro giornate dalla fine il Pisa si trova in un inaspettato settimo posto e Nicolini decide di testare molti primavera, dando molto da fare a Lovati, che vede arrivare gli avversari un po’ da tutte le parti e facendo così chiudere i Nerazzurri al dodicesimo posto.

Ma delle nuvole nere si stanno addensando sul cielo pisano…anzi nerissime!

L’inizio della stagione 51/52 è uno fra i più tormentati che si ricordino nella storia del calcio pisano, mancano i soldi…perfino per pagare le bollette! Interminabili riunioni del consiglio cercano di reperire fondi e investitori, senza grandi risultati e fra litigi e dimissioni viene anche tagliata la corrente elettrica!

Alla fine l’onere e l’onore di guidare il Pisa se lo prende il Conte Tadini Boninsegni che conferma Nicolini sulla panchina, ma avvia un’ampia campagna di cessioni con lo scopo di far cassa. Ovviamente sono i pezzi più pregiati a far gola alle altre squadre ed il Pisa, che non si trova certo in condizione di poter rifiutare nessuna offerta, cede in un sol colpo i bomber Basile e Biagioli, il terzino Bravetti, che viene venduto al Catania per 7 milioni e mezzo e partono anche Zini e Cavalieri; vengono sostituiti da giovani “Primavera” provenienti da grandi squadre come Bei e Tortonese e da giocatori di dubbio valore come Stanganelli del Crotone.

La stagione dei Nerazzuri si apre male, con la sconfitta interna contro il Catania e si chiude malissimo; infatti, il Pisa conclude il campionato al terzultimo posto, davanti solo a Reggiana e Juve Stabia, retrocedendo in serie C dopo sei anni di cadetteria.

Uniche note positive del campionato sono Enzo Loni, pisano doc e ala sinistra instancabile, autore di vere e proprie scorribande nelle difese avversarie e Roberto Lovati che, a 24 anni, è ormai un portiere fatto e, vista la retrocessione dei Nerazzurri, molte squadre hanno già messo gli occhi su di lui.

La corte più sfrenata arriva dai brianzoli del Monza, che acquistano Roberto Lovati all’inizio della stagione 52/53; qui incontra Annibale Frossi, occhialuto mister emergente che gli consegna immediatamente le chiavi dell’intero reparto difensivo.

Il Monza chiude con un ottimo settimo posto e Lovati è protagonista di un’annata strepitosa, grandi complimenti arrivano anche a Mr. Frossi che, al suo primo anno, ha dimosrato di saperci fare, a tal punto da venire ingaggiato da una big della Serie A, il Torino.

I brianzoli si affidano, quindi, alle “cure” dello svizzero Fioravante Baldi, proveniente dal Vicenza che, senza batter ciglio, conferma Lovati in porta; i biancorossi concludono con un altro settimo posto, ma con la seconda miglior difesa del campionato, grazie ad una difesa organizzata e ad un immenso Lovati che fa sempre più parlare di sé, anche nelle alte sfere del calcio.

La Lazio, che ha appena ceduto Sentimenti (IV) al Vicenza, è in cerca di un degno sostituto e acquista tre nuovi portieri; il “vecchio” Zibetti dal Brescia, che dovrà far da chioccia ad uno fra De Fazio, prelevato dalla Salernitana e Roberto Lovati, acquistato dal Monza per 40 milioni di lire.

La società capitolina punta su De Fazio e decide di cedere in prestito Lovati, si fa subito avanti Annibale Frossi, che in tutta fretta, lo porta con sé a Torino.

In maglia granata avviene la definitiva esplosione di Roberto Lovati, di lui e delle sue prodezze si scrive e si parla sempre di più, viene anche definito come il più inglese dei portieri italiani a causa del suo stile e della sua stazza (188 cm), da quel momento in poi Roberto Lovati sarà per tutti, Bob.

Il Toro chiude al nono posto, tre posizioni davanti alla Lazio che, nel corso del campionato, ha sostituito un deludente De Fazio con un “troppo maturo” Zibetti e riporta Bob Lovati nella Capitale alla fine della stagione 54/55, per affidargli la difesa biancoceleste.

Un avvio di campionato deludente costa la panchina al duo Copernico-Ferrero, al loro posto arriva l’inglese Carver che fa immediatamente quadrare il cerchio e trascina la Lazio in una spettacolare rimonta, che li vede chiudere il campionato con un inaspettato e gratificante terzo posto; la stella della squadra è lo svedese Arne Selmosson, soprannominato pelle di luna, per via della sua carnagione molto chiara; dietro di lui ci sono elementi solidi come Vivolo, Muccinelli, Sentimenti (V) e Bob Lovati che si è reso protagonista di una stagione a dir poco magnifica.

La stagione successiva, 56/57, porta un altro bel terzo posto e Bob è sempre più determinante; è diventato praticamente imbattibile nelle uscite alte, guida la difesa con una sicurezza disarmante e inoltre è riuscito anche a migliorare sul suo tallone d’Achille, i tiri bassi ed angolati, grazie ad un senso della posizione ulteriormente affinato negli anni.

Anche Alfredo Foni, commissario tecnico della Nazionale, si è accorto di lui e lo convoca per la partita contro l’Irlanda del Nord, valida per le qualificazioni ai Mondiali; l’Italia vince per 1 a 0 e Bob desta un’ottima impressione, tanto da venir convocato anche per la complicata trasferta in terra Slava, dove gli Azzurri si renderanno protagonisti di una clamorosa disfatta.

Infatti la Jugoslavia si imporrà con un tennistico 6 a1, contro un’Italia stanca e remissiva, Bob non avrà particolari colpe sui gol, ma questa partita gli costerà il posto in Nazionale a favore dell’agguerrita concorrenza di Ghezzi e Buffon.

La stagione 57/58 si apre con Carver alla guida dell’Inter e con la Lazio in mano allo slavo Ciric; il campionato è un autentico disastro per la Lazio che, conclude al dodicesimo posto e con 65 reti reti al passivo, malgrado Bob compia autentici miracoli ogni domenica. Ma a fine stagione riparte, dopo quindici anni, la Coppa Italia e qui la Lazio sembra riprendere vita; infatti, passa il girone eliminatorio con 10 punti davanti alla Roma, elimina ai quarti il Marzotto, la Juventus in semi-finale e nella finale di Roma, disputata il 24 Settembre, batte la Fiorentina per 1 a 0 grazie ad una rete di Prini e alle parate di Bob Lovati, conquistando così il primo trofeo della sua storia.

I festeggiamenti sono interminabili, ma all’inizio del nuovo campionato ci si rende conto che più che essere l’inizio di un riscatto, la vittoria in Coppa Italia, è stata il canto del cigno di una squadra giunta al capolinea, probabilmente anche dal punto di vista societario, visto che debiti sempre più pesanti costringono a vendere il gioiello Selmosson, addirittura alla Roma!

Il campionato è praticamente identico al precedente, dodicesimo posto e con un Bob Lovati impegnatissimo nel cercar di tappare le falle di una difesa che fa sempre più acqua da tutte le parti; ancora dodicesimo posto nella stagione 59/60 e la situazione societaria non è per niente migliorata, una delle poche novità in casa biancoceleste è il giovane e promettente portiere toscano, Idilio Cei, al quale Bob Lovati, ormai trentatreenne, lascia spazio in otto circostanze.

L’anno successivo Bob accetta di fare da chioccia al giovane Cei e si accomoda in panchina per buona parte della stagione. La Lazio disputa un pessimo campionato e chiude all’ultimo posto retrocedendo per la prima volta in Serie B.

Malgrado le molte offerte giunte da numerosi club di Serie B, Bob, decide di non muoversi da Roma e di chiudere con l’agonismo, a fine stagione si iscrive al Centro Tecnico per Allenatori e prende il patentino risultando il migliore fra i candidati.

Dal momento in cui lascia il calcio giocato inizia a collaborare con la Lazio in ogni modo e ricoprendo qualsiasi ruolo gli venga richiesto di coprire; inizia come preparatore dei portieri, quindi passa alle Giovanili, quando c’è bisogno fa il vice-allenatore e non si tira indietro quando c’è da scendere in panchina, dimostrando, anzi, un grande acume tattico. Nello storico scudetto laziale del ’74 Bob è il vice del pisano Maestrelli e darà una grande mano all’allenatore nel gestire quel gruppo di ribelli. Quando non ricopre un ruolo ufficiale è comunque l’uomo a cui chiedere un consiglio, una spalla fedele per dirigenti, allenatori e giocatori e quando pizzica i “ragazzi” che rientrano tardi in ritiro è solito dir loro: ”Fate piano. E se avanza qualcosa ricordatevi del vecchio Bob!”.

E’ inoltre il “responsabile” dalla formazione, dello svezzamento e del lancio di giovani come Giordano, Tassotti, Agostinelli e Manfredonia; ci mette la faccia e scende in panchina quando la Lazio in pieno scandalo calcioscommesse vede la sua squadra falcidiata dalle squalifiche e, con un manipolo di ragazzini della Primavera, conquista una storica salvezza vincendo, di fronte a 70.000 spettatori, 2 a 0 contro il Catanzaro. Salvezza resa poi vana dalle decisioni del giudice sportivo che retrocederà la Lazio in Serie B.

In seguito collabora come osservatore portando fior di giocatori e dettagliati resoconti sugli avversari per Zoff, Zeman ed Eriksson collaborando, quindi, attivamente anche alla conquista del secondo scudetto dei Biancocelesti.

Con il suo tono di voce sempre calmo e pacato, tranne quando doveva richiamare i suoi difensori, con il suo fare rassicurante, la sua immancabile giacca con cravatta e fazzoletto abbinati, Bob Lovati, è stato senza dubbio una bandiera del calcio laziale ed italiano ed anche uno dei più forti portieri che si siano mai visti a Pisa, città che per prima ha scommesso sul lungo e asciutto ragazzino rivelatosi poi un grande calciatore, ma soprattutto un grande Uomo.

Bob si è spento a Roma il 30 Marzo 2011, ma il suo ricordo resterà per sempre vivo nel cuore degli sportivi.

 

Senio Calvetti

Per tutti gli appassionati di sport vi invitiamo a visitare il blog curato da Senio , Gli Strani Stranieri Della Serie A

E adesso tocca a voi completare questa scheda , scrivete il vostro aneddoto o un vostro ricordo legato a questo giocatore e noi lo inseriremo qui di seguito.

I VOSTRI RICORDI

 

 

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2 Comments

  1. antonio c.

    13/04/2011 at 07:50

    Bravo Senio
    rendi appassionanti le storie di questi giocatori di cui sappiamo poco o nulla.

  2. paolo

    07/04/2011 at 17:13

    Non l’ho conosciuto personalmente perchè quando giocava nel Pisa io nascevo. Però me ne ha parlato spesso mio babbo che ha anche avuto modo di conoscerlo personalmente e spesso l’ha invitato a casa a cena unitamente a Chiappella e altri giocatori.Me ne ha sempre parlato come un’ottima persona e un grande portiere. Purtroppo un altro pezzo di Pisa che ci lascia.

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