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Un Nerazzurro Da Raccontare – Duè

Nerazzurro da raccontare 2

Come tutti i giovedì arriva l’appuntamento con la Storia e con la nostra rubrica “Un Nerazzurro Da Raccontare” ospite di questa puntata Alessandro Duè.

Nell’estate del 1930 la notizia che più entusiasma i tifosi pisani è il passaggio di “Errichino” Colombari dal Torino al Napoli, che gli vale il soprannome di Banco ‘e Napule; infatti il Pisa relegato in Prima Divisione, dopo i fasti degli anni ’20, sembra incapace di reagire al periodo di “ristagno” che lo attanaglia da alcuni anni e l’umore calcistico della città è ai minimi storici.
Nel tentativo di invertire questa tendenza, la società Nerazzurra decide di riaffidare la guida tecnica a colui che ci portò ad un passo dal titolo nazionale nel 1921, ovvero, Jozsef Ging.

Non appena giunto sotto la Torre, il Mago, cerca fra i giovani Primavera Nerazzurri, qualche talento da poter lanciare, perché ama molto lavorare con essi e anche perché i soldi da poter spendere sono veramente pochi.
Ad attirare la sua attenzione sono tre ragazzotti pisani, Del Buono, Gagliardi ed Alessandro Duè; è proprio quest’ultimo, nato il 10 Luglio del 1913, a stuzzicare in particolar modo il suo istinto di talent scout; infatti, rapido, ficcante e tutto mancino, Duè dimostra fin da subito di avere ottime doti di Ala Sinistra e un talento naturale su cui si può facilmente costruire un Calciatore.
L’avvio del campionato non è certo dei migliori, infatti tranne che per la ricomparsa della Croce Pisana sulle seconde maglie, c’è ben poco di cui gioire; il bottino delle prime quattro giornate parla chiaro, un solo punto conquistato contro il modestissimo Portuale e ben dieci reti incassate, il lavoro da fare è ancora molto.
Nel seguito del campionato la squadra inizia ad amalgamarsi, i dettami tattici di Ging iniziano ad essere applicati con precisione e arrivano anche i primi risultati, grazie ai quali la squadra chiude il girone di andata a 14 punti.
I giovani stanno lentamente acquisendo esperienza e soprattutto Alessandro Duè sembra avere un passo nettamente differente dagli altri, infatti contribuirà in modo determinante alla conquista dei 14 punti del girone di ritorno, che portano il Pisa a quota 28 e ad un buon settimo posto.

Non appena finita la stagione il podestà Guido Buffarini autorizza la costruzione della tribuna coperta, della gradinata e il nome dello stadio viene cambiato in Campo Littorio, così come avviene per buona parte degli stadi italiani.
Lo stadio, ristrutturato e ingrandito, viene inaugurato l’8 Ottobre del 1931, sotto la presenza del Re Vittorio Emanuele III, con la benedizione del Vescovo, il tutto mentre la Filarmonica Pisana intona l’Ave Maria di Gounod, trecento colombi si librano in cielo, e poi finalmente calcio.
Il Pisa, di Rossocrociato vestito, affronta l’Empoli che passa immediatamente in vantaggio grazie ad una rete di Viviani, allo scadere della prima frazione di gioco i Nerazzurri riescono a pareggiare con Gagliardi; nell’intervallo, Ging, striglia i suoi ragazzi e nel secondo tempo scende in campo un altro Pisa, grintoso e determinato, che travolge i biancazzurri con una doppietta dell’incontenibile Alessandro Duè, sempre più importante e determinate.
Malgrado questa splendida vittoria, Ging sa bene di non poter puntare direttamente al salto in Serie B e quindi traccia un programma di tre anni per poter effettuare la risalita; di conseguenza, nel corso del campionato, compie numerosi esperimenti e inevitabilmente ne risentono i risultati, ma a fine stagione ha un quadro ben preciso della situazione.
Vuole senz’altro cambiare il portiere Paolicchi che non lo convince a pieno, mentre Alessandro Duè è un vero fenomeno, infatti corre, dribbla, crossa e segna addirittura 21 reti, grazie alle quali il Pisa conquista un altro settimo posto.
Anche nell’estate del 1932 i soldi da poter spendere nel mercato sono veramente pochi e Ging riesce a malapena a sostituire Paolicchi con Ciabatti e a prendere qualche rincalzo, l’ossatura della squadra rimane pressoché invariata con i fratelli Artigiani, il terzino Del Buono, Piacentini, Cerri e l’insostituibile Duè.
La partenza è delle peggiori, arrivano tre sconfitte nelle prime tre giornate e alla quarta, contro il Prato, con i Nerazzurri sotto di due reti, Lombardi accorcia le distanze, ma l’arbitro annulla; il pubblico dell’Arena inferocito invade il campo di gioco ed insegue l’arbitro brandendo gli ombrelli al cielo.
La partita viene, ovviamente, sospesa e data persa, inoltre l’Arena subisce una pesante squalifica che costringe i Nerazzurri a giocare, praticamente, sempre fuori casa e alle quattro sconfitte iniziali se ne aggiungono altre otto, portando così il totale a dodici sconfitte consecutive, vero record negativo negli annali pisani.
Il girone di andata, chiuso con soli 4 punti è completamente da dimenticare e anche quello di ritorno non è che sia memorabile, infatti il Pisa chiude la stagione con soli 16 punti e ben 49 reti incassate in 26 incontri; sarà solo la riorganizzazione della Prima Divisione e la contemporanea rinuncia dell’Arezzo a disputare il campionato, a salvare il Pisa da un’ingloriosa retrocessione.

Scampato il pericolo retrocessione, la società capisce che, se vuole ottenere dei risultati quanto meno dignitosi, deve mettere mano al portafoglio e che della scorsa stagione c’è ben poco da salvare. La squadra viene affidata a Gyorgy Orth, allenatore giramondo, anche lui ungherese, che mette in vendita praticamente tutta la rosa, fra i pochissimi confermati c’è Sandro Duè, giovane “mancinaccio” in costante crescita. Nel mercato, Orth saccheggia Roma, acquistando numerosi giocatori dalle due squadre capitoline, Volk, Fasanelli e D’Aquino sono i pezzi più pregiati.
Se il buongiorno si vede dal mattino la stagione 33/34 promette davvero bene per il Pisa; infatti i Nerazzurri, dopo essersi tolti il lusso di battere in amichevole la Lazio che milita in Serie A, rimangono imbattuti nelle prime sette giornate.
Mano a mano che il campionato si snoda, il girone F sembra sempre più una questione a tre, dove Pisa, livorno II e lucchese si contenderanno fino alla fine i due posti per le finali di Roma. Il finale di stagione vede la libertas lucchese ingranare la quarta e staccare nettamente le altre due contendenti, conquistando così il primo posto; Pisa e livorno II concludono appaiate al secondo posto con 40 punti, ma sarà la squadra di Orth ad accedere alle finali grazie alla migliore differenza reti.
Dai quattro gironi di quattro squadre che si confronteranno a Roma, usciranno le quattro promosse in Serie B; il Pisa si trova nel Girone B, insieme ad Udinese, Parma e Piacenza. I Nerazzurri pareggiano due volte con i piacentini, vincono entrambe le sfide con i gialloblu di Parma ed ottengono soltanto un punto dalle sfide con l’Udinese, collezionando 7 punti che però non sono sufficienti per la promozione, perché a pari merito con i ragazzi di Orth, c’è proprio l’Udinese, l’unica squadra capace di batterci in questa estate romana.
Le due squadre si contenderanno la promozione in cadetteria con uno spareggio che si terrà il 22 Luglio; in città si inizia a respirare profumo di promozione e la fiducia riposta nella squadra è davvero molta; D’aquino e Fasanelli si sono rivelati due ottimi centrocampisti, Rodolfo Volk, autore di 14 reti, è una punta di sicuro valore e Sandro Duè, l’elemento in grado di rompere gli equilibri di una partita.
Il fatidico giorno arriva e a Roma giungono molti tifosi Nerazzurri, la squadra li ripaga ampiamente con una grande e determinata prestazione che, vede Volk andare in rete due volte e il “pisanissimo” Duè siglare la rete del definitivo 3 a 1che significa una sola cosa, Serie B!
Al loro ritorno a Pisa, i ragazzi di Orth, vengono accolti da una folla festante che li acclama come dei veri e propri eroi, la profezia del Mago Ging, tre anni per tornare in Serie B, si è avverata.

Visto il protrarsi della stagione fino alle porte di Agosto, praticamente si festeggia tracciando i programmi per la nuova stagione. Orth ha molta fiducia nel suo gruppo e intende fare solo qualche ritocco. Arrivano a Pisa, l’esperto portiere Ballante dalla fiorentina, il terzino Pasolini dalla Roma e via Lazio il centrocampista Tonali; in uscita Volk prende la strada di Trieste e non viene rimpiazzato, perché Orth è sicuro di avere l’asso nella manica, il diciannovenne Sergio Bertoni, anche lui “pisanissimo” come Duè.
Il Pisa si presenta ai blocchi di partenza della stagione 35/36 a cuor leggero e con il morale a mille, e i risultati iniziali contribuiscono a far prendere ancora più fiducia alla squadra; infatti I Nerazzurri battono 2 a 1 il Seregno alla prima di campionato, escono imbattuti dal difficile campo di Novara, travolgono con 4 reti Casale e lucchese ed espugnano Busto Arsizio con un perentorio 2 a 0.
I Nuovi acquisti si sono inseriti a meraviglia e i due terribili ragazzini pisani, Bertoni e Duè, sono in grado di mettere in profonda crisi qualsiasi difesa con dribbling ubriacanti, giocate sopraffine, assist e gol in quantità industriali; in città nessuno lo dice apertamente ma si inizia a pensare alla Serie A. Alla fine del girone di andata il Pisa si trova al secondo posto e la nave Rossocrociata naviga senza temer tempesta, ma quando ad Aprile, il campionato giunge alla stretta finale ai ragazzi di Orth viene il “braccino” e perdono ben quattro partite nelle ultime sette giornate, concludendo così al terzo posto a sole due lunghezze dalla promozione in A.
Malgrado la mancata promozione, la piazza è comunque soddisfatta; soddisfatta di un campionato nettamente al di sopra anche delle più rosee aspettative, di una squadra che gioca sempre in modo propositivo e soprattutto dei due giovani pisani, ormai veri e propri idoli dei tifosi e noti non più soltanto a Pisa.

Lo splendido campionato, oltre a mettere sotto i riflettori i gioielli di casa, illumina anche la carriera di Orth, che viene ingaggiato da una delle squadre più importanti e titolate d’Italia, il Genoa; il Pisa corre immediatamente ai ripari e punta sul sicuro richiamando sotto la Torre il Mago Ging.
Ging apporta solo poche modifiche alla squadra allenata dal connazionale, ingaggiando Giuseppe Grillo dal Cagliari e Carlo Biagi dal Viareggio, entrambi centrocampisti.
Nelle prime quattro giornate del campionato, di nuovo a girone unico dopo tre stagioni, il gioco dei Nerazzurri latita e arrivano quattro pesanti sconfitte; ma la vittoria, per 3 a 1, contro il Verona del 13 Ottobre, riporta la fiducia nel gruppo e l’armata Rossocrociata inizia a marciare a ritmi vertiginosi, scalando rapidamente la classifica. Ma un girone a corrente alternata non consente mai al Pisa di poter lottare seriamente per la promozione e il campionato viene chiuso con un quinto posto, che racchiude in sé una sola certezza, Bertoni e Duè non rimarranno a lungo a Pisa; infatti nell’arco della stagione numerosi osservatori si sono alternati all’Arena per visionare le sgroppate sulla fascia e i repentini dribbling di Sandro Duè e la classe cristallina di Sergio Bertoni.
Bertoni viene addirittura convocato da Vittorio Pozzo nella selezione che disputerà il torneo olimpico, mentre sulle tracce di Duè, ventitreenne ed ormai pronto al grande salto, c’è la Juventus.

L’affare con la Juventus va in porto e per Sandro si aprono le porte del grande calcio, a Torino avrà l’opportunità di apprendere e confrontarsi con campioni del calibro di Foni, Rava, Monti, Borel e Gabetto; l’allenatore è Virginio Rosetta, giovane Mister che ha appena dismesso la maglia da gioco.
Il campionato della Juve somiglia molto al campionato del Pisa dell’anno precedente, infatti staziona stabilmente nelle zone alte della classifica senza però mai lottare seriamente per il titolo, concluderà al quinto posto, con i due attaccanti Gabetto e Borel, autori di ben 33 reti; Sandro, proprio a causa della grande vena realizzativa dei due compagni, avrà ben poche occasioni di scendere in campo, soltanto otto, facendo vedere comunque il suo valore.

Duè, insoddisfatto del poco spazio avuto a Torino, decide di cambiare aria e si accorda con il Bari, squadra che da alcuni anni milita stabilmente in Serie A ed è allenata da Tony Cargnelli, allenatore austriaco di lungo corso che conosce molto bene l’Italia. Nell’undici messo in campo da Cargnelli, Sandro torna ad essere un punto fermo e a mostrare i suoi dribbling repentini; il Bari si rende protagonista di un tranquillo campionato di metà classifica, che sembra non poter nascondere insidie.
Alla settima giornata del girone di ritorno a Bari arriva la Lazio e i galletti biancorossi sfoderano una prestazione sontuosa che annichilisce i biancocelesti, battuti con un sonoro 5 a 1, i tifosi sono in delirio e la squadra inizia a peccare di eccessiva sicurezza e presuntuosità, cosicché nelle ultime otto giornate arriveranno soltanto tre punti, ma a causa dei disastrosi campionati di Atalanta e Fiorentina, non ci sarà mai nessun rischio retrocessione per i ragazzi di Cargnelli. Il Bari concluderà il campionato al tredicesimo posto con 23 punti.

Tony Cargnelli viene contattato dall’Ambrosiana Inter, neo-campione d’Italia ed è un’offerta che non si può davvero rifiutare; a Bari, con grande gioia di Sandro Duè, arriva Jozsef Ging, direttamente da Pisa.
Nelle prime sei partite i biancorossi non conoscono pareggio, infatti vincono tutte le partite giocate di fronte al pubblico amico, ma soccombono ogni volta che mettono il naso fuori da Bari. Una volta stabilizzata la situazione, Ging butta nella mischia un sedicenne di origini pisane, trasferitosi a Bari a causa del lavoro del padre, che mostra subito tutto il suo talento e la sua classe, il suo nome è Tommaso Maestrelli. Il Bari chiude la stagione all’undicesimo posto e Sandro Duè, che va letteralmente a nozze negli schemi dell’ungherese, disputa una fantastica stagione, fornendo numerosi assist, in particolar modo a Ottorino Duigini, goleador della squadra con 10 reti e andando anche a segno per 3 volte.

A fine stagione Ging lascia l’incarico e la squadra viene affidata ad un altro ungherese, proveniente dal Vicenza, Andràs Kuttik. Il Bari parte bene vincendo per 1 a 0 contro il Napoli, alla quinta giornata, subito dopo la sonora scoppola rimediata a S.Siro, dal Milan, dove i galletti naufragano perdendo per 4 a 0, arriva l’Inter. I ragazzi guidati da Kuttik si rendono protagonisti di una prestazione memorabile, che passerà alla storia e battono i milanesi, candidati allo scudetto, con un secco 3 a 0 con reti di Dugini e doppietta di Benigni.
Alla decima giornata, sul campo del Bologna, Duè rimane vittima di un grave infortunio che lo terrà lontano dai campi per il resto della stagione; il Bari chiuderà il campionato ancora una volta all’undicesimo posto e ancora una volta con 27 punti.

Nel tentativo di rimettersi in carreggiata e di recuperare dall’infortunio, si trasferisce nella vicina Trani, che milita in Serie C, ma ben presto si rende conto di non poter tornare sui suoi livelli abituali e a soli 27 anni decide di chiudere con il calcio giocato.
Chiude la sua carriera da professionista con un totale di 207 presenze e 71 reti, di cui 129 in maglia Nerazzurra coronate da 64 reti, viaggiando quindi per cinque stagioni all’impressionante media gol di 0,49 reti a partita.
Sandro Duè, “mancinaccio”, pisano, ala sinistra, ma soprattutto grande protagonista di importanti pagine della storia Nerazzurra.

Senio Calvetti

Per tutti gli appassionati di sport vi invitiamo a visitare il blog curato da Senio , Gli Strani Stranieri Della Serie A

E adesso tocca a voi completare questa scheda , scrivete il vostro aneddoto o un vostro ricordo legato a questo giocatore e noi lo inseriremo qui di seguito.

I VOSTRI RICORDI

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One Comment

  1. Luciano Duè

    25/01/2017 at 23:17

    Sono un lontano parente di Alessandro Duè; mio padre Otello Duè, deceduto nel 1979, era suo cugino di secondo grado.Seppi da lui che Alessandro mori prima della guerra in circostanze mai chiarite. Mi piacerebbe saperne di più e sopratutto dove fu sepolto. Grazie, Luciano Duè.lu

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