Il Pisa Siamo Noi

A Play-Off Carol

favola

C’era una volta un topolino, piccolo piccolo come tutti i suoi simili, ma ciò nonostante incredibilmente pugnace e combattivo.

La peluria era assai scura, quasi nera, con alcune venature bluastre che andavano ad ornargli il manto, e lo rendevano per questo un poco diverso dai propri fratelli e dalle proprie sorelle.

Un bel giorno – erano gli ultimi scampoli di estate, se la memoria non mi inganna – il topolino decise di mettersi in marcia e di raggiungere una terra a metà fra la realtà ed il sogno, un qualcosa di grandioso che il solo sussurrarlo rischiava di farlo evaporare per sempre.

La sua stirpe aveva già conosciuto quella regione meravigliosa, ma una serie incredibile di avversità aveva costretto i suoi antenati ad abbandonarla frettolosamente per ripiegare in quella sorta di inferno sulla terra che era la sua dimora attuale.

Noncurante dello scetticismo che lo circondava e dell’estrema difficoltà dell’impresa, il nostro eroe si mise egualmente in moto, spinto dalla voglia incontrastabile di abbandonare quella mediocre realtà che oramai da anni gravava sulle sue spalle come un fastidioso orpello.

Dopo sette decadi di difficoltoso cammino, il topolino si imbatté in un maestoso grifone : la peluria color cremisi gli conferivano un aspetto di fuoco, le ali dalle piume nivee lo rendevano quasi una creatura da ammirare, ma gli affilatissimi artigli ed il becco di bronzea durezza facevano presagire una ben più amara realtà.

Dove credi andare, misero topastro ? tuonò il grifone dalle fauci fiammeggianti.

Tutti sarebbero tornati indietro, scappando a gambe levate, ma il coraggioso topolino non voleva abbandonare il sogno di un futuro migliore : sfruttando allora il proprio affilatissimo ingegno, indusse la temibile creatura ad ammirare la propria immagine in un piccolo laghetto che si trovava a poca distanza dal sentiero.

Non vedi quanto temibile è la tua stazza ? E quanto coriaceo è il tuo becco ? E quanto splendenti sono le tue ali ? E quanto infuocato è il tuo manto ? Per quale motivo vuoi perdere il tuo tempo con una nullità come me ? continuava a salmodiare il nostro piccolo eroe.

Fu così che il grifone, narcisista per natura, venne così tanto rapito dalla propria immagine riflessa nello specchio d’acqua che perse completamente di vista il topolino, che poté così fuggir via quatto quatto e riprendere il proprio cammino verso la tanto anelata meta.

Passarono dunque altri sette decadi, in marcia a tappe più o meno forzate, e di nuovo un grande pericolo si parò di fronte all’indomito viaggiatore : stavolta si trattava di un gigantesco leone alato, il corpo solido nero come la notte, la lussureggiante criniera venata da riflessi blu come il cielo all’imbrunire.

Per uno strano scherzo del destino le due creature erano accomunate da una singolare somiglianza cromatica ; inutile dire che le dimensioni erano invece molto diverse …

Dove credi di andare, essere inferiore ? ruggì il leone.

Ma neanche cotanta forza poteva far desistere il topolino dal suo glorioso intento : facendo allora affidamento sulle proprie minuscole dimensioni, il nostro eroe si lanciò a tutta velocità contro il titanico ostacolo e riuscì a nascondersi nella sua criniera.

Dove sei andato ? urlò allibito il felino.

Tanto prima o poi dovrai uscire da lì, ed allora non avrai più scampo !

Peccato che il leone ignorasse che il suo piccolo avversario era anche dotato di infinita pazienza : infatti il nostro eroe rimase immobile nascosto dalla folta peluria della criniera per molte e molte ore, fintanto che l’enorme felino fu vinto dalla stanchezza e dal sonno e cadde alla fine addormentato.

A quel punto il nostro eroe uscì pian piano da quel nascondiglio improvvisato e poté finalmente rimettersi in cammino, spossato dall’attesa ma felice di poter continuare a perseguire il proprio sogno.

Ma ahimè, ancora una volta sette decadi separavano il topolino dall’ennesimo ostacolo alla propria marcia.: un cane mastodontico si stagliava all’orizzonte, la bocca enorme atteggiata in un ghigno terrificante, il corpo solido e nero, il muso rosso che gli conferiva un’aspetto quasi demoniaco.

Dove credi di andare, patetica creatura ? sbuffò il molosso.

L’obiettivo per il nostro eroe era davvero ad un passo : alle spalle dell’imponente sagoma ghignante si stagliava infatti la meta tanto agognata, quella per cui il topolino aveva sfidato tutto e tutti, il motivo di quel viaggio così irto di difficoltà, la causa di tutte le sofferenze patite.

Stavolta però anche un essere tanto coraggioso come il nostro piccolo eroe vacillò : come fare a superare un avversario che sembrava non presentare punti deboli ?

Tutto quello che ho affrontato finora è stato quindi in vano ? si chiedeva il topolino con la morte nel cuore, mentre l’orrendo canide si apprestava a fermare per sempre la sua vorticosa corsa.

Fu allora che il nostro eroe chiuse gli occhi rassegnato, in attesa del proprio ineluttabile destino.

E fu allora che si compì il miracolo.

Come dal nulla, al suo fianco comparvero dodici mila tra fratelli e sorelle per aiutare il più coraggioso fra loro, quello che li aveva ispirati, quello che li aveva convinti che niente è davvero impossibile se uno ci crede veramente, quello che alla fine li aveva fatti mettere in cammino nonostante le riserve iniziali.

E dato che l’unione fa la forza, neanche il titanico molosso poté alcunché contro l’attacco di quella moltitudine di topolini che lo sommersero, lo soffocarono ed alla fine lo sopraffecero, lasciandolo tramortito a maledire la propria eccessiva sicurezza e spavalderia.

Incredibile : adesso non c’erano davvero più ostacoli che dividevano il topolino dalla realizzazione del suo sogno più grande.

L’obiettivo era finalmente lì, a portata di mano : la conquista più grande che ti fa dimenticare tutte le sofferenze patite durante il cammino, la realtà più agognata che ti fa scordare la mediocrità sopportata fino a quel momento.

E tutto ciò non era solo per il nostro eroe : anche i suoi fratelli e le sue sorelle poterono godere di cotanta meraviglia ; lo scetticismo iniziale si era trasformato in partecipazione accorata, il coraggio di pochi aveva alla fine partorito la veemenza di molti.

E fu così che in quella sorta di Terra Promessa, di Paradiso Terrestre, il topolino ed i suoi simili ritrovarono quella dimensione perduta in malo modo dai propri antenati ; lì poterono finalmente crescere, in numero ed in convinzione, e senza più ripetere gli errori del passato riuscirono a consolidarsi appieno in quella splendida realtà.

Certo, nemici ed insidie erano sempre dietro l’angolo, ma come questa favola insegna : non c’è montagna impossibile da scalare o ostacolo impossibile da superare se si crede veramente in quello che facciamo.

 

“Chi ha orecchi per intendere, intenda” [cit.]

 

Gabriele Bianchi

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One Comment

  1. massimo

    24/05/2013 at 10:08

    e allora si alzi il sipario e lo spettacolo abbi inizio per poter
    tutti insieme (12mila fratelli e sorelle) assistere al compimento
    della realtà che supera la più fervida fantasia…
    forza rossocrociatiiiii

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