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Un Nerazzurro Da Raccontare – Enrico “Errichino” Colombari

Nerazzurro da raccontare 3

Enrico Colombari nasce a Pisa il 31 Gennaio 1904. In gioventù non è molto attratto dagli studi che svolge alla Scuola Industriale, ma ogni volta che vede rotolare una palla non riesce a resistere alla tentazione di darle qualche calcio, così inizia a giocare, prima nei cortili e successivamente in uno dei molti Club nati a Pisa in quegli anni.

Il Pisa SC è solito mandare i suoi osservatori in giro per i campi minori alla ricerca di nuovi talenti e un giorno, uno di questi, rimane letteralmente stregato dalle movenze di un giovane moretto che, con il suo gioco semplice e grintoso, detta legge in mezzo al campo.

Rico, come veniva chiamato da tutti Colombari, viene tesserato dai Neroazzurri nel giro di qualche ora ed è così che ha inizio la carriera di uno dei più grandi centrocampisti degli anni ’20/’30.

Viene “allevato” per un paio di anni nel settore giovanile, ma quando sotto la Torre arriva Mr. Ging, il 5 Gennaio 1921, il suo passaggio in Prima Squadra è pressoché immediato, visto che al “Mago” piace molto lavorare con i giovani e nota in Rico un talento non comune.

La società Neroazzurra punta decisamente in alto e la “piazza” è caldissima, tant’è che alla prima uscita della squadra di Ging, undici giorni dopo il suo arrivo, viene organizzato il primo treno speciale della storia pisana e duecento tifosi si recano a Lucca ad assistere alla trionfante vittoria dei Rossocrociati per 5 a 2.

Nella prima parte della stagione Colombari non gioca molto, perché deve ancora assimilare bene gli insegnamenti del nuovo Mister che gli insegna a giocare come centrale di centrocampo, sulla fascia e anche da centravanti di manovra e, ovviamente, a calciare sia di destro che di sinistro.

Nel frattempo, il Pisa risponde benissimo alla terapia ungherese e si insedia stabilmente ai vertici della classifica e, quando nella seconda parte del campionato Ging inserisce fra i titolari il diciasettenne Rico, la squadra gioca ormai con sicurezza e può permettere al “giovanotto” di esprimere tutto il suo talento.

Dodici vittorie, un pareggio e una sconfitta sono il bottino dei Neroazzurri alla fine del Girone Toscano e grazie alle “magie” di Gianni, Mercia, Tornabuoni nonché del giovane astro Colombari, il Pisa accede alle Semifinali Interregionali.

Nel “girocino” i Rossocrociatti annientano la Fortitudo e l’Ilva Bagnolese realizzando, in quattro partite, tredici reti e subendone soltanto due e nella Semifinale di Bologna battono, per 1 a 0, il livorno con un gol di Tornabuoni, in una partita iniziata alle 17 e 30 e finita intorno alle 20 a causa delle intemperanze dei tifosi!

La Finale di Torino, arbitrata da un torinese, contro la Pro Vercelli e quantomeno un capitolo dubbio del calcio italiano; infatti, i Neroazzurri si trovano in dieci uomini dopo solo tredici minuti a causa di un entrata “assassina” di Rampini su Gnerucci che frattura una tibia al pisano, ma l’arbitro Olivari non sanziona neanche l’intervento.

Il Pisa malgrado sia in dieci uomini tiene in piedi l’incontro, passato in svantaggio riesce comunque a pareggiare con Sbrana; ma poi, un lancio di Ceria pesca Ardizzone in fuorigioco nettissimo, Olivari lascia correre e Ardizzone infila l’incolpevole Gianni…a quel punto Viale perde la testa e, come ricorda una cronaca dell’epoca: “Voleva dare in tutti i modi due nocchini all’arbitro”! L’espulsione è inevitabile e per allontanare Viale dal campo ci vogliono addirittura le guardie; il Pisa, ridotto in nove uomini, esce sconfitto per 2 a 1, ma Colombari e compagni vengono comunque acclamati dai tifosi al loro ritorno a Pisa.

Negli anni successivi il Pisa di Ging non riuscirà più a ripetere le gesta di questa strepitosa annata, facendo sempre buoni risultati ma senza mai entusiasmare le folle; questo non vale per Colombari che, al contrario della tendenza generale, è in continua crescita e acquista sempre più personalità in mezzo al campo, recuperando palloni e dettando i tempi di gioco.

Alla fine della stagione 24/25 il “Mago” Ging lascia Pisa, affidando la squadra alle “cure” di Mr. Mattiello. La stagione 25/26 è un vero disastro per i Nerazzurri, tant’è che a fine stagione giungerà addirittura la retrocessione in cadetteria, una delle poche note positive è ancora una volta Rico Colombari che a 22 anni è ormai un giocatore fatto ed un autentico leader del centrocampo. Anche Vittorio Pozzo si è accorto di lui e prima lo fa visionare dai suoi osservatori poi, decide di visionarlo di persona e convoca Rico per l’amichevole contro la Francia; Colombari non svestirà mai la tuta durante l’incontro, ma Pozzo lo ha attentamente visionato durante gli allenamenti.

Intanto, il Torino del Conte Marone Cinzano vuole allestire una grande squadra per celebrare al meglio l’inaugurazione del nuovo stadio Filadelfia; prima di tutto affida la squadra ad un allenatore di caratura internazionale come Schoffer e inoltre arricchisce la già buona rosa a disposizione con quattro acquisti di alto livello come la mezzala Rosetti, il portiere Bosia, l’ungherese Balacics e il Jolly Colombari, strappato all’agguerrita concorrenza del Genoa a suon di “mila lire”.

Malgrado la sconfitta della prima giornata il Torino di Schoffer fa paura a tutti quanti, si qualifica al primo posto del Girone B, con risultati eclatanti tipo l’8 a 0 rifilato al livorno o l’8 a 1 maturato ai danni della Cremonese; il “trio delle meraviglie” formato da Rosetti, Libonatti e Baloncieri segna a raffica e il centrocampo, dove spesso spicca Rico Colombari, è una diga insormontabile.

Il Torino vince anche il Girone Finale davanti a Bologna e Juventus e si laurea Campione d’Italia, ma pochi mesi dopo la società Granata viene accusata di un tentativo di corruzione ai danni del difensore della Juventus Allemandi avvenuto in occasione della partita del 5 Giugno vinta dai granata per 2 a 1; lo scudetto viene revocato e il Torino deve rinunciare al suo primo titolo.

Tutto questo non fa che aumentare la voglia di rivincita da parte dei Granata che, guidati da Capitan Baloncieri e dal nuovo tecnico, l’austriaco Anton Cargnelli, affrontano la nuova stagione determinati a mettere a tacere certe “maldicenze” su di loro.

L’inizio della stagione 1927/28 è molto difficile per il Toro, infatti giungono tre sconfitte nelle prime cinque giornate, ma poi la squadra si sblocca ed inizia a vincere con continuità, realizzando anche goleade storiche come l’11 a 0 rifilato a Napoli e Brescia e il 14 a 0 con cui umilia la Reggiana al Filadelfia.

Il Girone eliminatorio viene superato agilmente e anche il Girone Finale è una vera e propria cavalcata trionfale, il Torino si mette alle spalle Genoa e Juventus e può finalmente fregiarsi del suo primo titolo di Campione d’Italia; in una stagione che ha visto realizzare 89 reti al “trio delle meraviglie” e dove Rico Colombari ha fornito una quantità e qualità di gioco tale da farlo descrivere come uno dei migliori centro-mediani del mondo.

Nella stagione successiva il Torino può finalmente scendere in campo con il tricolore cucito sul petto e per Rico Colombari non sarà l’unico tricolore indossato in quella stagione, infatti viene convocato da Pozzo per l’amichevole del 14 Ottobre contro la Svizzera vinta dagli azzurri per 3 a 2, in cui Colombari fornirà una prova magistrale venendo definito superbo dal Littoriale e, “il più fine e continuo fra i centromediani” da Bruno Roghi del Corriere dello Sport.

Il Toro stravince il Girone A, staccando di sei punti il Milan, ma viene sconfitto nella finale dal Bologna, che si aggiudica così il suo secondo scudetto, nello spareggio giocato a Roma il 7 Luglio conclusosi per 1 a 0.

Nella stagione 29/30 il Torino raggiunge il quarto posto e Colombari è protagonista di un’altra strepitosa stagione; un altro nobile, il Marchese Giovanni Maresca di Serracapriola, proprietario del Napoli, ha messo gli occhi su di lui ed è disposto a fare follie per quello che ritiene un elemento indispensabile per la sua nuova squadra.

Alla fine l’affare si fa e Rico Colmbari si trasferisce al Napoli per la cifra record di 265.000 lire e per questo viene immediatamente soprannominato come “’o banco ‘e Napule”.

A Napoli trova un altro grande maestro di calcio come William Garbutt e compagni del calibro di Sallustro, Vojak, Vincenzi e Cavanna; insieme danno vita ad una squadra che, pur non vincendo nessun titolo, fa sognare il pubblico partenopeo per molti anni, da ricordare in particolare le stagioni 32/33 e 33/34 conclusesi con due terzi posti e con i “ciucci” in lotta fino all’ultimo per la conquista del titolo.

In questa squadra il buon Rico ha un ruolo determinante, quello di dirigere e guidare l’intero centrocampo e lui assolve il compito con classe e determinazione fornendo sempre una costanza di rendimento impressionante.

Resta a Napoli fino alla veneranda età di 33 anni, poi il richiamo della sua Pisa e del suo Maestro Ging, tornato alla guida dei Neroazzurri, lo riportano sotto la Torre, dove disputa un ottimo campionato di Serie B, contribuendo così al buon sesto posto di fine stagione raggiunto dai Neroazzurri.

A fine stagione il “Mago” lascia di nuovo e anche Colombari, che non è più un ragazzino, lascia Pisa per andare in una squadra di livello minore, il Savoia, con la quale disputa una stagione in Serie C e ne diventa l’allenatore l’anno successivo.

Chiude la sua splendida carriera di calciatore con 149 presenze in Neroazzurro e 5 reti, 213 presenze con il Napoli che, lo rendono ancora oggi l’ottavo giocatore in assoluto in fatto di presenze con i partenopei, 9 presenze in Nazionale e uno scudetto vinto nel 27/28 con il Torino. Avrà anche esperienze di allenatore con Savoia in Serie C e Treviso in Serie B nel 47/48, dopodiché solo esperienze di livello minore fino a chiudere definitivamente col calcio nel 1951 alla Torrese.

Stavolta mi piacerebbe chiudere in maniera diversa, ovvero, citando un articolo del Corriere dello Sport, scritto da Leonardo Sfera il 26 Febbraio 1953, in cui si parla di Rico:

“quand’era al Torino, già affermato, soleva guardare Libonatti, spiare le sue mosse, chiedergli spiegazioni e, poi, provare e riprovare per ore ed ore. Non altro ci si poteva aspettare da un pisano, che da buon concittadino di Galileo, solo voleva trasferire il metodo paziente dell’osservazione dai pendolini ed altri aggieggi ad un solido ch’è il più simpatico ed il più mattacchione fra i suoi colleghi.
Nell’America del Sud, regno dei giocolieri della sfera di cuoio, dove si recò in tournèe col Torino, fece colpo […] fu considerato, dopo il Boemo Kada, l’uruguaiano Fernandes e l’Argentino Monti il miglior centromediano del mondo e come mediano prima ancora di Evaristo, Andrade e Gestido.”
Enrico “Rico” Colombari, senza dubbio, Un Neroazzurro da Raccontare.

Senio Calvetti

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One Comment

  1. antonio c.

    25/03/2011 at 19:38

    mi garba.
    sempre appassionanti i tuoi racconti.

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