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Un Nerazzurro Da Raccontare – Orth

Per questa puntata di Un Nerazzurro da Raccontare andiamo indietro nel tempo, e parliamo del grande Gyorgy Orth.

Il 30 Aprile 1901 nasce a Budapest uno dei talenti calcistici fra i più sottovalutati e meno ricordati della storia del calcio: Gyorgy Orth.
Inizia a giocare a calcio, poco più che bambino (1915) nel Vasas, squadra di secondo piano della capitale ungherese; l’anno successivo, a causa della sospensione di tutte le competizioni sportive per la guerra, si trasferisce al Pisa.
I Neroazzurri hanno appena vinto la Coppa Federale del Centro, ma in città non c’è molta voglia di calcio, infatti i bollettini provenienti dal fronte occupano e preoccupano le menti dei pisani e inoltre, molti giocatori sono stati richiamati sotto le armi.
Tuttavia, la società mette in piedi un buona squadra e riesce ad aggiudicarsi la Coppa Federale del Centro ancora una volta; si distinguono particolarmente il forte portiere Dovichi, prelevato dal Lucca Foot Club e il possente “halfback” Tornabuoni. Orth, appena quindicenne, disputa poche partite e non viene neanche ritratto nelle foto di rito, ma mostra di possedere “numeri” e caratteristiche fuori dal comune.
Intanto in Ungheria riprendono i campionati e sul giovane talento ungherese mette gli occhi una delle squadre più forti del mondo, l’ MTK Budapest e lui, dopo un solo anno con i Neroazzurri, decide di tornare a casa.

Nel MTK inizia per Orth una rapidissima ascesa che lo porterà ben presto ad essere uno dei calciatori più forti del mondo; riesce a giocare praticamente in tutti i ruoli…anche in porta all’occorenza, calcia indifferentemente di destro e di sinistro e nelle sue giocate mette in mostra una classe cristallina.
Rimane con i Biancoazzurri di Budapest fino al 1923 e si aggiudica tutti e sette i campionati che disputa, riuscendo anche a vincere per tre anni consecutivi (1920, 1921,1922) la classifica dei cannonieri; inoltre, gioca stabilmente in nazionale dal 1917, della quale è anche Capitano.
Il campionato che lo accoglie nel 1924 è un altro fra più competitivi del mondo, quello austriaco; infatti la nazionale austriaca è soprannominata Wunderteam e nelle sue fila giocano campioni del calibro di Sepp Herberger e il giovane fenomeno Matthias Sindelar.
L’idillio fra Orth e il First Vienna dura ben poco, infatti dopo soltanto una stagione torna di nuovo sui suoi passi e si accasa nuovamente al MTK di Budapest.
I Biancoazzurri vincono di nuovo il campionato magiaro, ma il loro dominio incontrastato è ormai giunto al termine e l’anno successivo, lo scudetto va ai concittadini del Ferencvaros.
Orth e compagni meditano vendetta e sono decisi ad interrompere immediatamente la serie di vittorie dei “cugini” Biancoverdi; ma, all’inizio della stagione, Gyorgy subisce un gravissimo infortunio, rimarrà lontano dai campi per il resto della stagione e il Ferencvaros si aggiudicherà nuovamente il campionato.
L’infortunio di Orth è un brutto colpo sia per l’MTK che per la Nazionale ungherese, ma lui non si arrende e decide di ripartire da un campionato “minore”, quello francese e si trasferisce al Olympique Marsiglia.

Si rende conto ben presto che i suoi guizzi non sono più quelli di un tempo e il suo gioco ne risulta fortemente condizionato e limitato, quindi dopo un paio di stagioni a “mezzo servizio”, a 29 anni decide di ritirarsi dal calcio giocato.
Decide di iniziare immediatamente la carriera di allenatore; la sua fama, la sua classe e la sua estrema duttilità tattica gli procurano subito un ingaggio “da leccarsi i baffi”, infatti sta per disputarsi, in Uruguay, il primo Campionato Mondiale di Calcio per Nazioni e il Cile lo contatta per guidare la loro compagine; Gyorgy, senza batter ciglio, attraversa l’Atlantico e si lancia nella nuova avventura.
Il Cile viene inserito nel girone A insieme ad Argentina, Francia e Messico e al suo debutto mette subito in mostra un’ottima organizzazione di gioco impreziosita dalle giocate del capitano Subiabre, autore di una doppietta, nel 3 a 0 che liquida senza appello i messicani; nella partita successiva è ancora Subiabre a dare la vittoria ai cileni contro la Francia.
A questo punto la partita contro l’Argentina è fondamentale per la qualificazione, ma malgrado l’ennesima rete del Capitano (4 in 3 partite), gli argentini strapazzano i cileni vincendo per 3 a 1 aggiudicandosi il passaggio alla fase successiva.
Nonostante l’eliminazione nel girone, tutti sono concordi nel riconoscere che Orth ha svolto un ottimo lavoro; Subiabre, in particolar modo, è rimasto letteralmente stregato dai metodi del nuovo Mister, così tanto da convincere la sua società, il Colo Colo, a prenderlo per la stagione successiva.
Rimane alla guida dei Bianconeri di Macul per un anno, vincendo il Campionato dell’Associazione Calcio di Santiago; ma ormai, la sua fama è di livello mondiale e di lui si parla molto bene ovunque.
Intanto, in Italia, il calcio è nettamente evoluto, le squadre non sono più fatte soltanto dai ragazzi di città e il calciatore sta ormai diventando un mestiere a tempo pieno in cui si guadagna anche bene. Il Messina, che milita in Prima Divisione (l’attuale Serie C), punta decisamente alla promozione nel calcio professionistico e affida la sua squadra nelle mani del giovane Orth, che al primo anno fa subito centro e porta i siciliani in Serie B; rimane alla guida dei Giallorossi ancora per un anno e mantiene la categoria senza troppi problemi, piazzandosi al decimo posto.
Anche a Pisa si vuol tornare a respirare l’aria del calcio che conta, ma il buon lavoro svolto da Ging in questi anni non sta portando i frutti sperati e la piazza inizia a spazientirsi, si decide quindi di dare una sferzata a tutto l’ambiente.
Viene cambiata la guida tecnica e la scelta cade proprio su Orth che così bene ha fatto a Messina; a lui viene data carta bianca e la rivoluzione continua; infatti, vengono ceduti molto giocatori, fra cui anche i “titolarissimi” Athos e Vasco Artigiani e molti altri ne vengono presi, in particolare da Roma e Lazio. Arrivano così sotto la torre, giocatori del calibro di Fasanelli e Volk, inoltre Orth è deciso a puntare anche sui molti giovani cresciuti dal connazionale Ging che reputa ormai pronti per giocare in prima squadra.
Il “fiuto” del giovane allenatore magiaro si rivela immediatamente ottimo, infatti il Pisa, dopo essersi tolto il lusso di battere la fortissima Lazio durante il pre-campionato, inanella sette vittorie consecutive in campionato, segnando 21 reti e subendone soltanto 3; al giro di boa, il Pisa si trova al terzo posto, dietro livorno e lucchese, che non è sufficiente per la promozione, ma l’ambiente Neroazzurro è carico e fiducioso.
I nuovi acquisti di Orth si stanno rivelando azzeccati e quando decide di lanciare un giovane non lo fa mai per caso; come quando l’8 Aprile decide di schierare come mezzala destra il giovanissino e pisanissimo Bertoni, il quale ripaga la fiducia del Mister andando a rete dopo soli 13 minuti.
Il Pisa si mantiene nelle zone alte della classifica anche per tutto il girone di ritorno e all’ultima di campionato, vincendo per 4 a 2 al Littorio di Siena, acciuffa il livorno e grazie alla miglior differenza reti si qualifica per le finali di campionato che si diputeranno a Roma.
I Neroazzurri dovranno affrontare, nel “gironcino” all’italiana che decreterà la promozione, Parma, Piacenza e Udinese; il Pisa esordisce con un buon pareggio contro i forti friulani e, sette giorni dopo, batte i “Crociati” di Parma per 1 a 0, ma il girone pare molto equilibrato e le squadre avanzano tutte di pari passo…si dovrà lottare fino alla fine per conquistare la promozione.
Si arriva all’ultima giornata senza nessun verdetto definitivo, tutte e quattro le squadre sono in lizza e pronte a vender cara la pelle; Pisa e Piacenza concludono con un rocambolesco 2 a 2 e l’Udinese batte il Parma per 1 a 0. A questo punto la classifica vede appaiate in testa, a sette punti, Pisa e Udinese, ma stavolta non sarà la classifica avulsa a decidere, ma uno spareggio all’ultimo sangue che si terrà fra quindici giorni.
Il 22 Luglio 1934, sotto il sole romano, le due squadre si presentano agguerrite e determinate, nella capitale sono giunti anche molti tifosi Neroazzurri, la stessa cosa non si può dire dei tifosi friulani.
La compagine Rossocrociata annichilisce i friulani sotto ogni punto di vista, e con una doppietta di Volk e una rete di Duè si aggiudica lo spareggio per 3 a 1, riportando così il calcio che conta sotto la Torre.
La Serie B, bramata da cinque anni e la, praticamente, contemporanea vittoria del mondiale da parte dell’Italia, risvegliano la passione calcistica dei pisani e il confermatissimo Orth è pronto ad affrontare la cadetteria.
Il Pisa, inserito nel girone A, parte in quarta e nelle prime sette giornate non perde mai, rifilando anche un “sonoro” 4 a 1 ai cugini lucchesi nel derby del 18 Novembre; sugli scudi della compagine guidata da Orth c’è senza dubbio il giovane Sergio Bertoni, che pur militando in serie B viene convocato nella Rappresentativa Universitaria Nazionale.
Tutto procede a gonfie vele e il Pisa disputa un ottimo campionato chiudendo al terzo posto alle spalle di due “armate” come Genoa e Novara.
L’ottimo lavoro svolto fin qui da Gyogy Orth è, a questo punto, sotto gli occhi di tutti e, ahimè, anche sotto gli occhi del neo promosso Genoa che contatta l’ungherese e…come dire di no?
Orth riaffida il Pisa nelle mani del “Mago” Ging, percore i XX chilometri che separano Genova da Pisa e si appresta ad affrontare il suo primo campionato di serie A.
La sua prima panchina nella massima serie ha ben poco di memorabile infatti viene sconfitto per 4 a 1 dal Bologna, ma in poco tempo riesce a far quadrare il cerchio e il “suo” Genoa naviga per tutto il campionato in acque tranquille, chiudendo all’undicesimo posto. Da ricordare anche il sedicesimo di finale di Coppa Italia svoltosi il primo Gennaio che ha visto opporsi il Genoa di Orth contro il Pisa di Ging, vinto dai Rossoblu per 3 a 2; reti dei Neroazzurri di Tonale e, ovviamente, Bertoni.
Orth, dopo aver dimostrato ancora una volta la sua competenza, inizia a ricevere “lusinghe” in tutte le lingue del mondo e rimane particolarmente affascinato da quelle fattegli in tedesco dai dirigenti Norimberga, quindi, dopo un solo anno, lascia i liguri e si reca in Baviera.
Il campionato tedesco è suddiviso in quattro gironi di quattro squadre, dai quali escono le quattro semi-finaliste; i rossoneri di Orth passano il girone con estrema facilità, cinque vittorie e un pareggio, battono per 3 a 2 l’Amburgo in semifinale, ma nella finalissima devono arrendersi alla superiorità dello Schalke 04, che li sconfigge per 2 a 0.
Resta alla guida dei bavaresi per un altro anno, ma stavolta non riesce a passare il girone eliminatorio, che vede vittorioso l’Hannover, decide quindi di cambiare aria e allena per un anno i francesi del Metz.

Nel 1939 matura in lui la volontà di tornare in Italia e si accorda con il Catania, neo-promosso in Serie B, ma in terra sicula le cose non vanno come Gyorgy vorrebbe, la squadra non è assolutamente competitiva e la stagione si conclude con un desolante ultimo posto che rispedisce i catanesi in Serie C.

Questa brutta battuta d’arresto non scoraggia Orth che, anzi, decide di rimettersi in gioco immediatamente, ripartendo da un’altra neo-promossa in Serie B, il Savona.
In Liguria, sfiora la promozione al primo anno e mantiene la categoria, in tutta tranquillità, al secondo; ma, in tutta Europa tira una gran brutta aria, il secondo conflitto mondiale pare ormai inevitabile e i campionati prossimi alla sospensione.
Orth, non può vivere senza calcio e si trasferisce in sudamerica, più precisamente a Buenos Aires, dove viene ingaggiato dal San Lorenzo di Almagro; l’anno seguente cambia casacca e allena il Rosario Central di Santa Fè.
Nel 1946 lascia l’Argentina per prendere il timone del Deportivo Guadalajara (Messico), dove impressiona talmente tanto che, la federazione decide di affidargli la guida della nazionale in occasione della Coppa Nordamericana del 1947; per Gyorgy, vista la qualità degli avversari, è un gioco da ragazzi, strapazza gli Stati Uniti per 5 a 0 e la Rappresentativa Cubana per 3 a 1, aggiudicandosi così la prima edizione della Coppa.
L’anno successivo raggiunge, con il Deportivo, la finale della Copa Mèxico ma, nella partita decisiva i Rossoblu vengono sconfitti per 3 a 1 dal Veracruz; quindi, ancora un anno a Guadalajara e poi un altro alla guida del Nexaca.
Il 1955 vede Gyorgy alla guida della Nazionale colombiana e nelle tre stagioni successive di quella peruviana, dove ottiene due quarti posti in Copa America, finchè nel 1960 torna in Europa e si accasa al Porto, questa sarà per lui la sua ultima panchina perchè, nel 1962, a metà del suo secondo campionato in terra portoghese Gyorgy si spegne, a soli 61 anni.
In un sondaggio, postumo alla sua morte, Gyorgy Orth è stato considerato dagli addetti ai lavori ungheresi come il più grande talento calcistico magiaro, dietro di lui Puskas! Ed è tutt’ora il più giovane allenatore ad aver guidato una Nazionale ad un Mondiale.
A Pisa ci ha riportato nel calcio che conta, ma non è che sia rimasto per molti anni, ma la sua incredibile vita, interamente dedicata a professare il verbo calcistico fa di lui, senza ombra di dubbio, un Neroazzurro da Raccontare.

Senio Calvetti

Per tutti gli appassionati di sport vi invitiamo a visitare il blog curato da Senio , Gli Strani Stranieri Della Serie A

E adesso tocca a voi completare questa scheda , scrivete il vostro aneddoto o un vostro ricordo legato a questo giocatore e noi lo inseriremo qui di seguito.

I VOSTRI RICORDI

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One Comment

  1. antonio

    17/02/2011 at 08:29

    bella storia Senio. grande.

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