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Un Nerazzurro da Raccontare: Giuseppe “Beppe” Chiappella

Pisa 1946 47

 Per l’odierno appuntamento con la rubrica Un Nerazzurro da Raccontare, parliamo di uno dei più grandi talenti che abbiano mai calcato il campo della gloriosa Arena. Era un tipo simpatico, genuino e amava cantare a squarcia gola sotto la doccia imitando Louis Armstrong, ma quando scendeva in campo si trasformava in un vero e proprio gladiatore. Ecco a voi la vita calcistica di Beppe Chiappella.

La seconda guerra mondiale è da poco finita, lentamente e faticosamente Pisa cerca di tornare alla normalità; nel giugno del ’45 ripartono i forni della Saint Gobain e poco dopo, una passerella inserita all’altezza di Piazza della Berlina ricongiunge nuovamente le parti di Tramontana e Mezzogiorno. La città, se pur ancora visibilmente segnata e ferita, ha voglia di ripartire, di ricominciare e di tornare anche a giocare a pallone. Dopo aver restituito allo Stadio il suo nome originale, Arena Garibaldi, vengono fatti sloggiare gli alleati che da diverso tempo occupano il terreno di gioco utilizzandolo come ospedale da campo, vengono rimosse le piazzole di cemento, ripristinato il manto erboso e lo storico custode Pilade Artigiani può tornare nella sua casetta situata in un angolo del campo insieme alla moglie Casilda.

Questa voglia di “straordinaria normalità” non coinvolge, ovviamente, solo Pisa ma tutto il territorio nazionale, ovunque si cerca di tornare a giocare come e dove si può. La federazione organizza un campionato composto da due gironi, uno denominato “Alta Italia” e l’altro “Centro Sud”; il Pisa, a causa dei lavori di ricostruzione dell’Arena non ancora ultimati, rimane escluso e viene inserito come ospite nel campionato di Serie C, con la promessa da parte della Lega di reinserire i nerazzurri in Serie B nella stagione successiva a lavori ultimati.

A fine stagione, dopo un campionato mediocre chiuso al decimo posto, ma comunque servito a riportare entusiasmo e voglia di tifare, la federazione mantiene la promessa ed inserisce il Pisa nel campionato di Serie B.

Il Pisa torna a fare sul serio, Giacomo Picchiotti diventa il nuovo Presidente e la guida tecnica della squadra viene affidata a Mr. Folivesi, che opera una vera e propria rivoluzione confermando nella squadra titolare solo tre elementi: Silvestri, Filippelli e Loni.

Fra i numerosi nuovi arrivi, oltre al portiere Zini, a Nicolini, Braccianti e Goldoni, c’è anche un giovane, nato a San Donato Milanese il 28 Settembre del 1924, che è stato costretto a rimandare il suo debutto fra i professionisti proprio a causa dello scoppio della guerra; il suo nome è: Giuseppe Chiappella.

Conosciuto da tutti come Beppe, Chiappella è un ragazzo dal fisico “tarchiato” che ama giocare fra la difesa e il centrocampo, pronto a retrocedere a dar man forte alla difesa, come ad avanzare per aggredire i centrocampisti avversari, un vero collante fra i reparti, che distrugge il gioco avversario e reimposta la manovra.

I campionati 1946/47 si aprono con la Serie A di nuovo a girone unico, mentre la Serie B, che vede iscritte ben 60 squadre, viene suddivisa in tre gironi: il Pisa, inserito nel girone B, esordisce all’Arena dividendosi la posta con il Suzzara, dopo un rocambolesco 3 a 3. Il 4 a 1 con cui i nerazzurri liquidano il Pro Gorizia nella giornata successiva e il pareggio ottenuto sul campo di Mantova alla terza giornata, portano il Pisa a ridosso delle primissime posizioni, ma il rendimento delle giornate successive sarà ben diverso e porterà i ragazzi di Folivesi a lottare per la salvezza.

Infatti, nonostante il buon rendimento casalingo dove spiccano le belle vittorie su Reggiana e Udinese, il rendimento lontano dalle mura amiche è un vero disastro, due soli punti raccolti in tutto il girone di andata e anche se uno di questi è stato conquistato in casa della capolista lucchese, è veramente troppo poco.

A farne le spese è, ovviamente, Mr. Folivesi che viene avvicendato da Angelo Pasolini, già alla guida dei nerazzurri nella stagione precedente. Ma il cambio di guida tecnica non porta i miglioramenti sperati: la squadra non subisce molto, ma segna con il contagocce, evidenziando non poche lacune in fase di costruzione della manovra. Come nel girone di andata, all’Arena, il Pisa sospinto dai suoi tifosi, vende cara la pelle e riesce quasi sempre ad aggiudicarsi l’intera posta in palio, ma fuori casa la musica non cambia e i punti raccolti sono di nuovo soltanto due, l’ultimo dei quali conquistato all’ultima giornata in casa del Verona e grazie al quale i nerazzurri potranno giocarsi la permanenza in Serie B in uno spareggio all’ultimo sangue contro l’Anconitana.

La data fissata è il 13 Luglio e la gara si disputerà a Modena.

La partita è di quelle che non ammettono né errori né distrazioni, i ragazzi di Pasolini si fanno trovare pronti all’appuntamento e sotto il cuocente sole di Luglio riescono ad imporsi, anche se di misura (2-1), conquistando la prima vittoria lontani dall’Arena e soprattutto permanenza nella categoria.

In questa travagliata e difficile stagione, che ha visto i nerazzurri conquistare la salvezza all’ultimo tuffo, una delle poche note positive, insieme al marinese Loni, è stato senza dubbio il giovane Beppe Chiappella che alla sua prima stagione da professionista ha molto impressionato.

Rapido e puntuale nelle chiusure e con uno spiccato senso tattico, anche se non è il tipo di giocatore che riempie le cronache dei giornali, grazie al suo costante lavoro “oscuro” è riuscito a guadagnarsi i favori della piazza, che va letteralmente in visibilio quando con le sue scivolate riesce ad arpionare il pallone sradicandolo letteralmente dai piedi degli avversari.

L’estate del 1947 vede la dirigenza pisana operare un’altra piccola rivoluzione: viene nuovamente cambiata la guida tecnica, stavolta il compito viene affidato a Mr. Migliorini, allenatore in arrivo dal Brindisi. Molti nuovi giocatori giungono sotto la Torre: fra questi spicca il nome di Roberto Lerici, giovane proveniente dallo Spezia, con pochissima esperienza alle spalle, ma dotato di un talento fuori dal comune. Nicolini, Loni e Chiappella sono gli unici confermati fra i titolari e su di loro dovrà costruirsi l’ossatura di una squadra il cui obiettivo sarà senza dubbio quello di soffrire meno della passata stagione.

Fin dalle primissime battute del campionato la squadra di Migliorini impressiona per qualità e quantità di gioco e le roboanti vittorie contro Rieti e Torrese, liquidate rispettivamente con un tennistico 6 a 0 ed un inappellabile 4 a 1, fanno capire che il problema del gol è ormai un problema da archiviare.

Il Pisa, nelle prime dieci giornate viaggia all’impressionante media di 2,4 reti a partita e, quando 21 Dicembre i nerazzurri si impongono con un secco 3 a 0 sul campo dell’Anconitana, anche l’ultimo tabù viene finalmente sfatato, regalando un magnifico Natale ad un passo dalla vetta a tutti i tifosi. Il momento magico dei ragazzi di Migliorini prosegue e sette giorni più tardi i nerazzurri sono di nuovo corsari, stavolta sul campo di Brindisi dove si impongono per 2 a 0. Quindi è il turno della capolista Arsenal Taranto che viene letteralmente strapazzata all’Arena e rispedita al mittente con due palloni nel paniere, con Chiappella protagonista di una prova magistrale e autore della rete del definitivo 2 a 0.

Il Pisa è primo ed in città la “febbre” sale rapidamente, la squadra vince e diverte, segna molto e subisce poco o niente.

Loni e Lerici segnano a ripetizione e fanno girare la testa ai difensori con i loro dribbling, Nicolini, Civolani, Taccola e Filippelli garantiscono ermeticità alla difesa, mentre Chiappella corre, lotta, recupera palloni e fa ripartire la manovra, l’uomo in più in ogni parte del campo, un leader al servizio della squadra. Il sogno Serie A non sembra poi così lontano.

Con l’arrivo della primavera sembra sempre più delinearsi, nella corsa alla Serie A, un testa a testa fra Pisa e Palermo e nel campionato iniziano a verificarsi degli strani fenomeni. L’11 Aprile del 1948 il Pisa si reca sul campo della Torrese e ad attenderlo c’è un clima, a dir poco, paradossale: il pubblico è assiepato ai bordi del campo e minaccia ed intimidisce costantemente i giocatori nerazzurri, la partita si svolge in un’atmosfera surreale ed i ragazzi di Migliorini escono sconfitti per 2 a 1. A fine partita l’arbitro dichiara che il risultato non verrà omologato e renderà conto degli incidenti occorsi. Quando alcuni giorni dopo arriva il bollettino in sede, fra i dirigenti pisani c’è lo stupore più assoluto: non solo il risultato è stato omologato, ma nel referto arbitrale non c’è neanche traccia del clima intimidatorio in cui è stata giocata la partita.

Una settimana più tardi anche la partita fra Scafatese e Palermo desta più di qualche sospetto e lo 0 a 3 con cui la Nocerina si lascia placidamente travolgere dai rosanero il 23 Maggio ha del clamoroso. Il Pisa, ancora una volta contro tutto e contro tutti, vince le quattro partite rimanenti, ma purtroppo il verdetto è impietoso: secondi ad un solo punto dalla promossa Palermo. Una vera e propria beffa, che lascia l’amaro in bocca. Come se non bastasse un’ulteriore beffa viene dall’indagine aperta dalla Lega dopo la denuncia di due giocatori della Nocerina che, perché non pagati, fanno emergere il tentativo di corruzione subito da parte dei palermitani. Viene bloccata l’omologazione del campionato, ma dopo una rapida e superficiale indagine su alcune partite, la Lega dichiara di non aver rilevato nessuna anomalia e procede con l’omologazione del torneo appena concluso.

Ai nerazzurri non resta che la vittoria morale (che però non porta in Serie A) e i suoi pregiatissimi gioielli, ancora un po’ grezzi, ma già di un immenso valore: Lerici, Loni, e Beppe Chiappella.

Loni e Lerici hanno trascinato la squadra a suon di gol, gonfiando la rete rispettivamente per 16 e 15 volte, mentre Chiappella inizia ad assomigliare sempre più a quel giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero, dotato di acume tattico, generoso, carismatico, trascinatore: un autentico uomo squadra. Per i tre giovani arrivano molte richieste, ma alla fine l’unico a partire è Lerici, che si accasa all’Inter, portando nelle casse nerazzurre ben 12 milioni.

La stagione 1948/49 si apre con l’ingaggio di un nuovo allenatore, l’ungherese Szalay, che a causa della sua provenienza, risveglia nella tifoseria gli antichi fasti degli anni venti; inoltre, vengono anche acquistati Bravetti dallo Spoleto, Trapanelli dal Milan e il centravanti Vergazzola dall’Entella.

La Serie B, di nuovo a girone unico, si apre il 19 Settembre ed il Pisa esordisce battendo per 2 a 0 il Brescia, ma tre sconfitte consecutive nelle successive giornate fanno immediatamente scemare l’entusiasmo e l’aspettativa creata dall’ottimo campionato della precedente stagione. Nonostante alcuni cenni di ripresa la squadra non riesce a trovare un ritmo costante ed alterna ottime prove ad altre veramente opache. La società tenta di dare una scossa all’ambiente sostituendo Szalay con Vecchina, ma la mossa non dà l’effetto voluto, anzi le lacune evidenziate fino ad ora sembrano ancor più acutizzarsi; infatti, il Pisa riesce ad imporsi per 6 a 0 sul Siracusa, ma quindici giorni più tardi viene travolto dal Legnano con un 4 a 0 che non lascia spazio ad alibi, travolge con un secco 4 a 1 il Parma, ma viene sconfitto con un tennistico 6 a 0 dal modestissimo Lecce. I nerazzurri galleggiano per tutta la stagione a centro classifica e chiudono il campionato all’ottavo posto che, viste le aspettative, lascia abbastanza delusi i suoi tifosi. In questa insolita e discontinua stagione, gli unici che hanno garantito, continuità di rendimento e massima affidabilità, sono stati ancora una volta Loni e Chiappella. Ma per il giovane Beppe, ormai autentico leader e con tre ottimi campionati alle spalle, la Serie B è veramente troppo poco ed il Pisa è costretto a cederlo. A richiedere le sue prestazioni con maggiore insistenza è Luigi Ferrero, allenatore della fiorentina, che acquista Chiappella nell’estate del 1949.

Il Mister viola crede molto nelle potenzialità del giovane centromediano e fin dalle prime giornate lo schiera da titolare; Beppe non risente minimamente della pressione, né tanto meno dell’impatto con la Serie A, anzi la sua crescita subisce un’accelerazione improvvisa ed in brevissimo tempo diventa uno dei cardini della squadra. Sa sempre farsi trovare al posto giusto nel momento giusto e le sue incredibili scivolate iniziano ad essere temute anche da campioni del calibro di Nordhal e Hansen. A notare la sua costante e rapida ascesa sono anche Schiavio e Piola che, non appena presa la guida della nazionale, convocano immediatamente Chiappella per l’amichevole contro l’Egitto, dove gli azzurri si imporrano per 2 a 1 grazie alle reti di Frignani e Muccinelli.

Nel 1955, il Presidente Befani, porta a Firenze l’argentino Montuori e il brasiliano Julinho, due acquisti azzeccatissimi che daranno alla fiorentina una marcia in più e la porterà alla conquista del suo primo scudetto, ottenuto distaccando di ben 12 punti la seconda classificata, il Milan. Beppe a 31 anni è ormai un vero e proprio “marpione” del calcio, sa perfettamente come comportarsi nelle varie fasi della partita e dispensa a tutti i compagni ottimi e costanti consigli: un vero e proprio allenatore in campo. Continua giocare in Nazionale fino al 1957, collezionando un totale di 17 presenze con la maglia azzurra e nel 1960, a 36 anni, si ritira dal calcio giocato, con ben 426 presenze fra i professionisti, di cui 329 in Serie A.

Non appena attaccate le scarpette al chiodo, si reca a Coverciano per ottenere il patentino da allenatore. Una volta ottenuto entra a far parte dello staff della fiorentina, affiancando Nandor Hidegkuti alla guida della squadra nella splendida stagione che vede i viola conquistare la loro seconda Coppa Italia e la Coppa delle Coppe, ottenuta grazie ad un complessivo 4 a 1 nella doppia finale contro i Rangers Glasgow. Nella stagione 1962/63, dopo l’esonero di Ferruccio Valcareggi, Chiappella viene chiamato a condurre in prima persona la squadra e resterà alla guida della fiorentina fino alla stagione 1967/68, quando viene sostituito da Luigi Ferrero. Quindi guida per cinque anni il Napoli, per due il Cagliari e per altri due l’Inter, prima di prendersi un anno sabbatico. Nel campionato 1978/79 subentra a Luigi Mascalaito alla guida del Verona, ma non riesce ad evitare la retrocessione dei gialloblu in Serie B. Il campionato successivo vede Beppe tornare dove tutto ebbe inizio: il Pisa di Romeo, al suo primo anno di Serie B, naviga in cattive acque e la sconfitta di Lecce costa la panchina a Seghedoni. Chiappella, uomo di carattere, ma “bonaccione” e simpatico, sembra il personaggio ideale per distendere il tesissimo clima che c’è intorno alla squadra. Nel girone di ritorno le cose non è che vadano poi tanto meglio, il Pisa continuerà a navigare nei bassifondi della classifica per tutto il campionato e riuscirà a salvarsi soltanto all’ultima giornata, grazie ad un gol di Aldo Cantarutti contro la Sambenedettese. L’impresa è stata più difficile del previsto, ma è stata portata a termine e Chiappella, a trent’anni di distanza, continua a raccogliere elogi dalla piazza pisana; malgrado la salvezza raggiunta, Romeo non conferma il buon Beppe che avrà altre esperienze con Pescara e Arezzo, prima di ritirarsi definitivamente dal mondo del calcio nel 1985. Chiappella si è spento a Milano il 26 Dicembre del 2009, di lui resta il ricordo di un grande calciatore, ma soprattutto di un grande uomo. Uno dei più forti centromediani che abbiano mai calcato i campi italiani: le sue leggendarie scivolate, la sua grinta e il suo spirito di abnegazione resteranno per sempre vivi nei ricordi degli appassionati di calcio. Beppe Chiappella, Un Nerazzurro da Raccontare.

Senio Calvetti

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