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Pisa Cremonese : Il Racconto Del Match E La Lavagna Tattica

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Un buon Pisa impone il pareggio alla più quotata Cremonese che arrivava all’Arena Garibaldi forte di quattro vittorie consecutive e del miglior ruolino di marcia in trasferta dell’intero campionato ; i neroazzurri hanno avuto pure le occasioni buone per vincerla, ma alla fine si accontentano di un punto che muove la classifica e che allunga la striscia positiva in attesa di due trasferte consecutive da far tremare i polsi contro Catanzaro e Palermo, ennesimo crocevia del torneo per una squadra che ancora non ha deciso cosa farà da grande.

POCA PRETATTICA DA UNA PARTE E DALL’ALTRA. Al netto delle defezioni della vigilia che comunque erano già note Pisa e Cremonese scendono in campo con gli undici che sostanzialmente erano stati indicati in sede di presentazione della partita. I padroni di casa scelgono Calabresi per sostituire l’infortunato Leverbe nel cuore della difesa, a centrocampo tocca a Piccinini affiancare il rientrante Marin mentre in attacco spazio dal primo minuto per Mlakar e D’Alessandro con quest’ultimo che ritrova una maglia da titolare dopo due mesi passati ai box a causa dell’infortunio patito al ginocchio ; in casa grigiorossa invece l’unica sorpresa è rappresentata da Abrego che sostituisce Buonaiuto in mezzo al campo nel consueto 3-5-2 marchio di fabbrica di mister Stroppa che lancia in attacco bomber Coda supportato da Vazquez.

IL PISA BALBETTA SOLAMENTE AD INIZIO RECITA. I primi dieci minuti di gara sono una sorta di summa di tutto quello che non si deve fare quando si opta per la costruzione dal basso, con Nicolas e compagni che si rendono protagonisti di errori di misura da matita blu e per un soffio non spianano la strada ad un avversario che di certo non avrebbe bisogno di questo genere di regali ; per fortuna Coda e compagni non ne sanno approfittare, e particolarmente grave è l’errore dell’ex bomber di Genoa e Lecce che da posizione assai favorevole non sfrutta l’assist non voluto dell’estremo difensore di casa sparacchiando malamente sul fondo. Avrebbe potuto essere lo sliding door della contesa, resterà solamente un rimpianto per la compagine ospite.

I NEROAZZURRI CRESCONO, LA CREMONESE SI INNERVOSISCE. Passano i minuti e il Pisa inizia a prendere coraggio, tenendo spesso il pallino del gioco in mano e soprattutto annullando la pericolosità offensiva di una Cremonese che inizia a fare fatica nella costruzione della manovra e che soprattutto si innervosisce in molti dei suoi interpreti, soprattutto quelli che dovrebbero fare la differenza e che invece restano imbrigliati nella tela tessuta dai padroni di casa. Neanche l’infortunio muscolare di Calabresi complica i piani dei ragazzi di mister Aquilani, entra Hermannsson che si cala subito in partita e aiuta Canestrelli nell’impresa di annullare uno degli attacchi più importanti del campionato risultando alla fine uno dei migliori in campo. Fondamentale sotto questo aspetto il lavoro oscuro di Marin sulla linea mediana, non si contano infatti i palloni recuperati dal calciatore rumeno che si conferma una volta di più pedina insostituibile di questo Pisa.

POCHE OCCASIONI MA IMPORTANTI, E MANCA PURE UN CALCIO DI RIGORE … Se gli ospiti proprio non riescono a rendersi pericolosi dalle parti di Nicolas i neroazzurri prima dell’intervallo mettono a referto un paio di occasioni da rete di quelle importanti grazie alla percussione per vie centrali di Marin ed alla sassata dai venti metri di Mlakar, ma in entrambe le circostanze Jungdal fa buona guardia e salva in qualche modo la porta grigiorossa. Come sempre encomiabile il lavoro a tutto campo di Moreo ed anche D’Alessandro si rende protagonista di spunti interessanti dando la sensazione di poter essere quel leader tecnico troppo spesso mancato al Pisa in questi mesi ; discorso a parte merita Valoti i cui inserimenti senza palla rappresentano un autentico spauracchio per la difesa ospite. E l’ex Monza si guadagnerebbe pure un sacrosanto calcio di rigore quando entra in contatto con Ravanelli in piena area di rigore grigiorossa, ma il signor Pezzuto lascia incredibilmente correre il gioco con il VAR che colpevolmente non interviene per riportare il direttore di gara leccese sulla retta via ; peccato, avrebbe potuto essere l’episodio utile a rompere l’equilibrio della contesa in favore dei padroni di casa.

ANCHE LA RIPRESA CORRE SUL FILO DELL’EQUILIBRIO. I secondi quarantacinque minuti di gioco iniziano con Barbieri in campo al posto di Beruatto – Esteves viene quindi dirottato sulla corsia mancina – e con mister Stroppa che evidentemente poco contento dello sviluppo della manovra offensiva dei suoi ragazzi inserisce Collocolo ed Okereke in luogo di Pickel e di un Vazquez mai entrato davvero in partita. Sono mosse queste che comunque non cambiano l’equilibrio che si è venuto a creare sul terreno di gioco, con i grigiorossi che praticamente mai riescono ad esprimere il proprio potenziale al cospetto di un avversario che corre, che pressa a tutto campo e che non disdegna neppure di provarci quando se ne presenta l’occasione. Ad onor del vero ci sono molti errori di misura, la qualità dei ventidue contendenti difficilmente viene esaltata ma lo spettacolo è comunque piacevole nonostante troppo spesso il match viva di fasi confuse e comunque non lineari.

JUNGDAL E NICOLAS PROTAGONISTI DEI MINUTI FINALI. Mister Aquilani getta nella mischia pure Lisandru Tramoni e Gliozzi al posto degli esausti Moreo e D’Alessandro, si arriva intorno al minuto ottanta e la partita improvvisamente “impazzisce” grazie a continui capovolgimenti di fronte e ad occasioni da rete importanti che però non riescono a schiodare il risultato dallo 0 a 0 di partenza. In casa neroazzurra ci si rammarica per la bella iniziativa di Mlakar sulla corsia mancina conclusa con un cross radente capace di tagliar fuori Jungdal ma con Antov provvidenziale ad anticipare all’ultimo respiro l’accorrente Gliozzi che avrebbe dovuto soltanto spingere il pallone nella porta rimasta ormai incustodita ; c’è anche la sassata di Barbieri, violenta ma troppo centrale, respinta in qualche modo dal giovane portiere ospite. Ma la Cremonese non sta certo a guardare : il colpo di testa di Coda sul cross di Zanimacchia non inquadra il bersaglio grosso per una questione di centimetri, la deviazione volante di Okereke chiama invece Nicolas all’intervento di puro istinto : ma è sulla legnata di Zanimacchia che il portiere brasiliano si supera, salvandosi in corner con un colpo di reni da campione.

UN PAREGGIO DA ACCETTARE DI BUON GRADO. In pieno recupero ci sarebbe pure l’occasione giusta per i neroazzurri per fare banco regio, ma nella mischia finale Piccinini spara malamente alto un pallone che avrebbe meritato ben altro trattamento … forse sarebbe stato troppo o forse no, fatto sta che il Pisa è riuscito a far partita pari contro una delle corazzate del campionato e che con ogni probabilità si giocherà la promozione in serie A fino all’ultimo. Una prestazione convincente e gagliarda, una squadra che non ha tremato al cospetto di un avversario in fiducia e con un potenziale sterminato per la categoria, anzi, ha pure provato a far male ai grigiorossi in più di una circostanza facendo leva su quel fraseggio continuativo che ormai è diventato un marchio di fabbrica del modo di far calcio di mister Aquilani. Insomma, una prestazione importante da tenersi ben stretta e che deve rappresentare il viatico migliore per affrontare sabato prossimo il lanciatissimo Catanzaro al “Ceravolo”, un’altra di quelle partite utili a comprendere cosa potrebbero fare i neroazzurri da grandi.

DUECENTO VOLTE GAETANO MASUCCI. La gara contro la Cremonese passerà alla storia del calcio pisano perché è coincisa con la presenza numero duecento con la maglia neroazzurra di Gaetano Masucci, gettato nella mischia per l’assalto finale e capace con la sua sola presenza di mettere in ambasce la difesa grigiorossa. Un paio di mischie, qualche pallone sporco liberato in qualche modo da Ravanelli e compagni, quel cross che passa fra cento gambe e che sembra fatto apposta per scrivere l’ennesima pagina di storia firmata Gaetano Masucci, ed invece Jungdal capisce tutto e ci strozza l’urlo in gola. Quell’urlo che un’Arena Garibaldi desolatamente vuota per le note vicende delle ultime settimane ha comunque avuto la forza di tributargli al momento dell’ingresso in campo, l’unico picco di vita nell’economia di un elettroencefalogramma pericolosamente piatto. Perché Gaetano Masucci va oltre le proteste, le contestazioni, la delusione per il momento difficile vissuto dai neroazzurri. Entra Gaetano Masucci e tutti quelli che erano presenti sui gradoni dell’Arena si sono concessi il lusso di pensare che qualcosa di bello poteva accadere, anche in un momento dove quando si parla di Pisa sembra andare tutto male. Perché Gaetano Masucci è elettricità, è entusiasmo, è argento vivo, è quella meravigliosa illogicità capace di rompere gli schemi prestabiliti, è luce in mezzo alle tenebre, è speranza in mezzo alla rassegnazione. E pazienza se alla fine non è successo niente, quel pathos che si è vissuto in maniera tangibile nei minuti finali della gara contro la Cremonese ci ha ripagato di altri pomeriggi vissuti con preoccupazione e con mestizia. “E’ mancata la ciliegina sulla torta” ci dirà Gaetano Masucci nell’immediato post partita. Probabilmente sì, ma è una ciliegina della quale abbiamo potuto fare tranquillamente a meno. “Non sono mai stato un tipo da favola” ci dirà Gaetano Masucci ai nostri microfoni. E mentre Gaetano Masucci continua a parlare io mi volto indietro e torno a otto anni fa, quando nella sede di Montacchiello, in una gelida serata di fine gennaio, venne presentato un ragazzo di trenta anni che arrivava dall’Entella e che avrebbe dovuto dare una mano al Pisa di mister Gattuso impegnato a salvare la categoria dopo i danni inenarrabili perpetrati alla causa neroazzurra dalla proprietà capitolina. Allora ci venne dipinto come gregario. Gli otto anni successivi ci hanno invece regalato un monumento assoluto nella storia del calcio pisano. Un leader silenzioso. Un uomo vero. Un professionista esemplare. Un esempio per i più giovani. Una summa di tutto ciò che si dovrebbe fare e si dovrebbe essere per eccellere in questo sport. Hai proprio ragione Gaetano. Non sei un tipo da favola. Sei un tipo da epica. Sei un tipo da poema cavalleresco. Sei un meraviglioso romanzo lungo duecento capitoli, uno più bello dell’altro. E per ognuno di questi capitoli questo umile scribacchino ti dice grazie. Con le lacrime agli occhi.

H2o

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One Comment

  1. Franco

    03/12/2023 at 20:00

    Tutto vero su Masucci. Magari invece di farlo entrare all’86’ sarebbe stato opportuno farlo entrare prima. Ma questi sono misteri di difficile comprensione.

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