Il Pisa Siamo Noi

Pisa Como : Il Racconto Del Match E La Lavagna Tattica

FotoGrid_20231101_200724140

TifoPisa_Logo

Pari e patta all’Arena Garibaldi fra Pisa e Como, con i neroazzurri che vedono le streghe nel primo tempo ma che nella ripresa alzano i giri del motore e riequilibrano la contesa, costruendosi le occasioni per poterla anche vincere ma rischiando in un paio di circostanze di perderla ; alla fine arriva un punto in classifica che non va disdegnato e che ferma l’emorragia dopo due sconfitte consecutive. Con la speranza che sia un pareggio prodromico a migliorare sotto quegli aspetti necessari a vincerle, le partite, in modo da poter dare finalmente una scossa positiva alla stagione di capitan Marin e compagni.

TUTTO CONFERMATO RISPETTO A QUELLE CHE ERANO LE INDICAZIONI DELLA VIGILIA. Davvero poca pretattica da una parte e dall’altra, con i due tecnici che in pratica confermano gli undici iniziali che si pensavano alla vigilia. Mister Alberto Aquilani conferma la linea difensiva a tre e rispetto al match di Venezia rilancia dal primo minuto Lisandru Tramoni e Moreo, spostando Mlakar al fianco di Valoti alle spalle del gigante ex Brescia ; mister Moreno Longo invece conferma in toto la formazione che aveva superato il Catanzaro sabato scorso schierata in campo con il 3-4-1-2, dove Verdi giostra sulla trequarti alle spalle della coppia offensiva formata da Cutrone e Gabrielloni.

SOPRESA : IL PISA IN CAMPO CON IL 4-3-3. Pronti, via e nonostante gli interpreti in casa neroazzurra siano praticamente quelli delle ultime gare il Pisa è schierato in campo con il 4-3-3 passibile di trasformazione in 4-2-3-1 grazie al movimento a pendolo fatto da Valoti fra linea di centrocampo e linea della trequarti ; Esteves torna quindi a fare il terzino destro mentre Mlakar si posiziona sulla corsia mancina con Lisandru Tramoni dalla parte opposta. Ad onor del vero ci sono momenti in cui i padroni di casa sembrano schierarsi addirittura con il 4-1-4-1, con Veloso a protezione della retroguardia e con una linea di quattro sottopunta a dar manforte al centravanti di riferimento Moreo.

IL GOAL DI CUTRONE E POI IL BUIO. A discapito delle alchimie tattiche di cui sopra il Pisa parte con i giri del motore assai bassi ed il Como dopo poco più di dieci minuti va in vantaggio alla prima occasione utile : scontro a centrocampo fra Ioannou ed Esteves, il giocatore ospite resta a terra ed alcuni calciatori in maglia neroazzurra si fermano a differenza di Bellemo che serve in profondità Verdi bravissimo a guadagnare la linea di fondo ed a mettere in the box un cross al bacio che taglia fuori sia Leverbe che Canestrelli ed arriva sul secondo palo dove Cutrone si esibisce in una mezza rovesciata da applausi che non lascia scampo a Nicolas. Ed in questo momento storico il goal subito è un macigno troppo grande sulle spalle di capitan Marin e compagni, che accusano visibilmente il colpo ed iniziano a sbagliare l’impossibile in mezzo al campo, con un avversario che ha il torto di non affondare il colpo – tranne in un paio di sporadiche ripartenze – e si limita a gestire il vantaggio con invidiabile tranquillità.

I SOLITI PROBLEMI IN ZONA GOAL. Continua ad essere la manovra offensiva il tallone d’Achille di questo Pisa che in alcune circostanze riuscirebbe pure a muovere il pallone in maniera interessante ma che continua a fare scena muta in area di rigore avversaria, con il solito Moreo che è perfino commovente nell’andare a lottare a tutto campo su ogni pallone ma che giocoforza in tale maniera risulta essere desolatamente latitante negli ultimi sedici metri avversari. Se a questo si aggiungono un Veloso che gioca al rallentatore, un Esteves costretto sulla difensiva dal ruolo di terzino destro ed un Mlakar ben contenuto da Cassandro alla fine della fiera l’unico sfogo offensivo dei padroni di casa sono gli strappi di un Lisandru Tramoni al quale l’esperto Ioannou concede il minimo sindacale : davvero troppo poco per insidiare la porta di Semper.

A CAVALLO DELL’INTERVALLO SI VEDE IL MIGLIOR PISA. Quasi dal niente e proprio quando la prima frazione di gioco volge al termine i neroazzurri si svegliano dal proprio torpore ed in cinque minuti a cavallo dell’intervallo costruiscono quanto basta per riequilibrare una contesa che fino a quel momento pendeva decisa verso la sponda lariana. Prima un’azione da manuale iniziata da Lisandru Tramoni e rifinita da Marin che premia l’inserimento in area di rigore avversaria di Esteves il cui cross a rimorchio è un cioccolatino per l’accorrente Valoti che di prima intenzione spara incredibilmente alto sopra la traversa della porta ospite ; poi il calcio di punizione dai venti metri di Veloso con la sfera che fa la barba all’incrocio dei pali. E ad inizio ripresa finalmente il goal che riequilibra la contesa : apertura da applausi di Lisandru Tramoni che pesca l’inserimento in profondità di Mlakar che dalla corsia mancina si accentra e regala un assist d’oro per l’accorrente Valoti il quale opta per la precisione in luogo della potenza e fa secco Semper con un diagonale chirurgico.

LA RIPRESA E’ UN BRACCIO DI FERRO CHE TERMINA SENZA VINCITORI NE’ VINTI. Sotto una pioggia battente il match nuovamente in equilibrio racconta tutta un’altra storia rispetto ad un primo tempo dove il Pisa aveva praticamente marcato visita : le due squadre danno l’idea di volersi superare a vicenda e la gara vive continui capovolgimenti di fronte che determinano uno spettacolo qualitativamente discutibile ma agonisticamente assai piacevole. I padroni di casa la potrebbero pure ribaltare ma anche gli ospiti vanno più volte vicini alla rete del nuovo vantaggio : alla fine della fiera si contano tre occasioni importanti per parte, con i neroazzurri che possono recriminare sulle conclusioni fuori misura per un soffio di Lisandru Tramoni e di Valoti e per il tentativo del nuovo entrato Piccinini murato in qualche modo da Semper, mentre i lariani si rammaricano per la gran parata di Nicolas sul destro a giro di Cutrone e per i legni che per due volte danno una mano al portiere brasiliano salvato dalla traversa sul delizioso lob dello stesso Cutrone e dal palo sulla sassata dalla media distanza di Chajia.

UN PAREGGIO CHE VA SAPUTO INTERPRETARE NELLA MANIERA CORRETTA. Il match si conclude quindi con un salomonico pareggio che rinfocola l’arcaica discussione del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno ; in casa neroazzurra c’è da analizzare un primo tempo praticamente regalato all’avversario profondamente diverso da una seconda parte di gara nella quale i padroni di casa hanno saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo pur senza trovare la stoccata decisiva negli ultimi sedici metri dopo il goal realizzato all’alba della ripresa. Alla fine il Pisa ha provato a vincerla ma senza concedere nei minuti finali quanto concesso in precedenza al Parma, al Cosenza ed al Lecco, ottenendo un punto in più in classifica che per certi versi fa rimpiangere il fatto di non aver saputo fare altrettanto in occasione delle sconfitte casalinghe rimediate in precedenza : inutile aggiungere che con tre punti in più nel carniere la graduatoria per capitan Marin e compagni sarebbe assai migliore. Tutto ciò porta alla chiosa finale : ben venga il pareggio contro il Como per tutto quanto raccontato finora, ma adesso c’è da iniziare ad inanellare qualche vittoria perché soltanto con i tre punti è possibile dare una svolta decisiva alla propria classifica ed al proprio campionato. Ecco dunque che il match di Bolzano di sabato prossimo rappresenta l’ennesimo bivio in questo inizio di stagione complicato : battere il Sudtirol potrebbe rappresentare la sliding door della stagione, uscire dal “Druso” sconfitti significherebbe invece tornare a vedere i fantasmi ed anche il punto conquistato questo pomeriggio rischierebbe di essere analizzato sotto tutt’altra prospettiva.

I VENTI DELLA CONTESTAZIONE E UNA SCARSA PERCEZIONE DEL PERICOLO. Un’Arena vuota. Fredda. Abulica. Quasi svogliata. Che si riempie al rallentatore. Gli spazi vuoti che superano di gran lunga gli spazi occupati. E quel telo bianco che limita la capienza della gradinata. Un cerotto che non può coprire la traccia aperta di una ferita. La partita inizia e in curva manca il cuore pulsante del tifo. Accesso assai cervellotico al vecchio catino di via Rindi, ci diranno poi. Dall’altra parte i supporter ospiti restano in silenzio per solidarietà. I primi minuti della contesa si giocano in un silenzio grottesco. Sembra esser tornati di colpo ai tempi della pandemia, quando gli stadi vivevano di una sterminata desolazione. In molti entrano che il Pisa è già sotto di un goal. Si alzano finalmente le bandiere nel feudo del tifo neroazzurro. Ma non solo. Si issano un paio di striscioni. Si levano tre o quattro cori che sono un grido di dolore, a patto di avere orecchio per poter sentire. Ed il significato di tutto ciò è inequivocabile. Contestazione. Netta e decisa. Non più procrastinabile. E ce n’è davvero per tutti. Verso uno stadio che non può più nascondere gli imperituri segni del tempo. Verso una politica dei prezzi francamente poco comprensibile se rapportata alle condizioni nelle quali versa l’Arena Garibaldi. Verso un ping pong di responsabilità francamente stucchevole e che non ha né vincitori né vinti ma soltanto vittime : i tifosi. Verso una squadra che annaspa da praticamente un anno. Verso tutto quello che da sempre è necessario avere in dote per eccellere in maglia neroazzurra e che troppo spesso in questi mesi è invece mancato, a prescindere da quelli che sono stati via via gli interpreti. Sul rettangolo verde nel frattempo si starebbe giocando una partita di grande importanza per il prosieguo del campionato del Pisa, ma sembra non interessare praticamente a nessuno. Il Como cincischia e non fiuta la grande occasione. Si accontenta. Ed alla fine viene punito. Inizia a piovere copiosamente proprio mentre Valoti mette dentro il goal del pareggio. Sembra il clima ideale per l’impresa, ribaltarla sotto il fortunale. Ma non è un Pisa da battaglia. Anzi. Mi correggo. Non è più l’Arena da battaglia. Quell’Arena che sotto il diluvio universale accompagnò in rete la zampata di Varricchio in un indimenticabile derby con la Lucchese vecchio ormai di vent’anni. Altri tempi, purtroppo. Ben diversi da quelli attuali, con il vento della contestazione che soffia forte e che mischia nel solito calderone campo ed extracampo, squadra e stadio, società e Comune. Una gran confusione sotto un cielo di piombo. Ed un brivido che corre lungo la schiena al pensiero che in troppi diano per scontata la categoria, tanto da spostare le proprie attenzioni su altri aspetti dell’universo neroazzurro a mio avviso in questo momento di minore importanza. Una confusione ben evidenziata da cosa accade subito dopo il triplice fischio del tremebondo signor Marcenaro. Con la squadra che va timidamente, quasi svogliatamente, sotto la curva. Raccogliendo dapprima qualche timido applauso, quindi silenzio, infine il solito invito a mettere in campo i dovuti attributi. Insomma, una gran confusione. Che neanche una pioggia sempre più sferzante riesce a lavare via. Una pioggia novembrina che al vostro umile scribacchino ha fatto ricordare una canzone cardine della mia adolescenza. November Rain. E la reminiscenza delle note finali di tale capolavoro rappresenta la mia ancora di salvezza in questo momento di grande difficoltà. “E non preoccuparti dell’oscurità, possiamo sempre trovare una soluzione, perché niente dura per sempre, neanche la fredda pioggia di novembre”.

H2o

Condividi questo articolo:
Facebook Twitter Email

Leave a Reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>