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Contropiede: Eziolino Capuano e il Prestigio Perduto

Contropiede

EZIOLINO CAPUANO E IL PRESTIGIO PERDUTO

L’allenatore dell’Arezzo Eziolino Capuano non ha torto a lamentarsi delle beffe e degli insulti, se davvero ci sono stati, di Luca Crescenzi. Si può vincere e si può perdere, ma non deve venire meno l’educazione e il rispetto. E’ una questione di savoir faire.

Già, il savoir faire. La lezione al “moccioso” l’allenatore aretino ha definito il terzino del Pisa, viene da un pulpito sbagliato. Capuano non può pensare di sbrigarsela con la doppia morale, il vestito buono della domenica con tanto di fazzoletto nel taschino, i braccialetti colorati al polso, il ciuffo ribelle che deve ricomporre con i gesti della mano. Anche l’atto di onestà nell’ammettere la superiorità dell’avversario, la legittimità della sua vittoria, stridono con gli atteggiamenti di tutti i giorni, che poi sono quelli che l’hanno reso famoso, perché quel poco di notorietà che si gode Eziolino non la deve ai risultati ottenuti sul campo ma ai suoi show in panchina e negli spogliatoi.

La deve, ad esempio a quella famosa registrazione nello spogliatoio che un suo calciatore, Nicolò Sperotto, divulgò sui social forum. Persa un’amichevole contro una squadra di Promozione, il Lucignano, Eziolino si scatenò in uno show degno di un macellaio della camorra: “Giuro sui miei figli che vi squarto…” e via con minacce macabre e sanguinolente di questa forgia. Se il povero Sperotto (che è stato cacciato dall’Arezzo per aver violato, hanno detto, la sacralità dello spogliatoio, ma soprattutto per aver messo in mutande il proprio allenatore) era pronto alla registrazione di nascosto delle parole di Capuano, segno evidente che quella non era la prima scanagliata becera del mister che dice di friggere i pesci con l’acqua minerale e ama mostrarsi la domenica come un parigino alle sfilate in Saint Honoré, salvo avventurarsi in quarti di manzo e maiali, ventre e budella di animali.

Tutto questo non certo per giustificare Crescenzi, quanto per ricordare a Capuano che l’autorità e il prestigio si guadagnano sul campo, nei gesti di vita ordinaria. E si fa presto a perderli anche agli occhi dei propri calciatori se, come avvenne ad Arezzo nella partita di andata contro il Pisa, alla mancata espulsione di Mannini ci si gira verso la tribuna per aizzare i tifosi nella protesta. Attento Eziolino, perché poi i tifosi vengono davvero…

Di questo (e altro) avremmo voluto parlare con Capuano domenica scorsa, anche se il momento e la sede non erano le migliori. Non erano le migliori anche per fattori che non sono imputabili allo stesso Capuano. Un dirigente aretino (l’addetto­stampa?) pretendeva di censurare le domande rivolte a Capuano e le commentava in modo gratuito e offensivo. Un botolo ringhioso, per dirla con il divino poeta, al quale dava una mano di complicità un addetto alla sala stampa del Pisa, con quell’eccesso di zelo che ti può trasformare in un baleno da moderatore in agitatore, da educatore in una maestra d’asilo del Cep.

Sarà il caso che in futuro le conferenze­ stampa di fine partita all’Arena siano disciplinate in modo diverso e soprattutto vigilate da chi ha il senso della misura e il livello di responsabilità.

GIULIANO FONTANI

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