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Dopo Sandro Joan, Giorgio Barbana – Stelle Nerazzurre Brillano in Cielo

Capitan barbana

E’ una brutta estate per chi ha i colori del Pisa nel cuore.

Dopo Sandro Joan se ne è andata un’altra delle bandiere nerazzurre, Giorgio Barbana. Aveva 66 anni, lascia la moglie Ivana, i figli Luigi e Elisabetta i i nipotini. Stroncato da una malattia affacciatasi cinque mesi fa, Giorgio la Freccia Bionda del Pisa che con i suoi gol tornò in serie B alla fine del campionato 1978/­79 ­è deceduto nel paese in cui era nato, Terzo d’Aquilea, a pochi chilometri dalla casa di quel grande intellettuale che fu Pierpaolo Pasolini.

Non starò a ripercorrere la carriera di Barbana calciatore. E’ già stato fatto in queste ore di lutto. Mi limiterò a qualche ricordo personale, con la speranza di tratteggiare la figura di un campione non celebrato perché Giorgio non è arrivato i grandi fasti del calcio nazionale ma ha saputo interpretare come pochi lo spirito di una comunità, quella pisana, che lo accolse quando non era più giovanissimo, ma aveva ancora tante cose da far vedere sul campo e tante emozioni da regalare.

Barbana venne al Pisa dal Grosseto durante un’estate in cui il presidente Luigi Rota fece man bassa nelle file maremmane, auspice il nuovo allenatore, Graziano Landoni, che era stato appunto il trainer dei torelli. La chiave era appunto l’amicizia tra i due: Landoni, da calciatore, era stato una bandiera del Palermo, nella città della Conca d’oro aveva sposato una bellissima ragazza mora, Maria Pia, e i suoi interessi (e i suoi sogni) erano vestiti di rosanero. Barbana era finito al Palermo, tra i cadetti, ma non era valutato compiutamente. Landoni se lo portò prima a Grosseto, poi lo volle insieme a Schiaretta, Piccoli, Cappanera, Di Prete, per l’avventura a Pisa. Qui le strade si incrociarono con un ventenne milanese che veniva dal Benevento, Enrico Cannata e tutti insieme fecero un Pisa stellare. Con un altro artefice pisano, Antonio Baldoni.

Il calcio di quel Pisa era spettacolare, ad onta della categoria. I lanci a lunga gittata di Cannata erano il trampolino per le volate di Barbana sulla destra, le incursioni rapide di quello scoiattolo che era Claudio Di Prete. In trasferta andavano in gol meglio ancora che in casa. Furono due stagioni molto discusse, la seconda delle quali probabilmente neppure iniziata perché il carattere forte di Graziano Landoni, che pretendeva un paio di giocatori (Testoni della Reggiana e Colonnelli del Parma) per fare il salto di categoria si scontrò con le ristrettezze e forse anche qualche gelosia dei dirigenti.

Landoni era abbarbicato ai suoi fedelissimi. L’allenatore era un uomo fuori di quel mondo, che pure aveva popolato con grande successo. Aveva conseguito la maturità classica, che per quel tempo era spiazzante nel mondo pedatorio, coltivava passioni umanistiche ma al tempo stesso badava al sodo. L’amicizia con Barbana usciva dai confini dell’Arena, le mogli si ritrovavano spesso a pranzo o a cena insieme con i rispettivi bambini, che erano piccolissimi. Serate indimenticabili nel locale di Enzo, fuori del Parlascio, con Ivana e Maria Pia a sdrammatizzare le tensioni domenicali con quella verve femminile di due donne di mare, l’una plarmitana l’altra genovese, che si intendevano anche con un semplice sguardo. Come i loro mariti. Eppoi c’era il saggio Luigi Cappanera, che aveva trascorsi nella Sampdoria, il ribelle Aldo Piccoli, con quella barba rivoluzionaria, l’intellettuale Cannata che scherzava sui Khmer rossi, e Schiaretta, che era il più giovane della compagnia e che faceva quasi tenerezza con il fisico mingherlino e l’accento da pastorello umbro.

Su quel gruppo nacque il Pisa che fece il ritorno in serie B. Una stagione indimenticabile, un punto di svolta che segnò l’apertura di un ciclo. Non poteva essere che Giorgio Barbana a suggellarlo, con la rete dello 0-­1 nell’ultima partita di Pagani. Ma la Freccia Bionda era già molto di più di un beniamino per i tifosi nerazzurri. Le sue volate sulla fascia sotto la gradinata finivano in apoteosi sotto la curva nord, gli avversari saltati come birilli con una tecnica elementare: la palla buttata in avanti e vediamo chi ci arriva per primo…

Giorgio, nello scatto, non aveva rivali. Anche quando lasciava la fascia destra e andava a cercare il gol al centro dell’area di rigore. Memorabile la rete segnata all’Ardenza nel derby del 3 dicembre 1978: Di Prete che si fa spazio sulla destra, alza la testa e vede Giorgio fiondarsi sul primo palo. Barbana che quasi entra in rete con la palla sotto la curva sud gremita di tifosi del Pisa. Il suo avversario diretto, Cappelletti, bruciato nello sprint, gli arrivò sui piedi quando il biondo era già a braccia levate verso il cielo. Dalla tribuna si alzò un livornese distinto, che tradì la sua rabbia con l’invettiva: “Cappelletti? Si, ma in brodo…”.

Si può dimenticare? Impossibile. Perché quel friulano tutti muscoli e ossa, che quando ti finiva addosso faceva sentire involontariamente tutta la spigolosità del suo corpo (l’ho “assaggiato” anch’io in un allenamento sul campo di Coltano…) apparentemente freddo e distaccato, era un uomo appassionato e sensibile. Lo sapevo, ma ne ebbi una controprova tanti anni dopo, quando salendo i gradini della tribuna di Venezia, me lo vedo spuntare davanti, con quei baffetti inamovibili, la solita andatura incurvata dalla tarchiatura delle spalle. Mi sarebbe venuto da chiedergli: cosa ci fai qui? Ma fortunatamente mi trattenni da quella stupida ovvietà: il Pisa si giocava il ritorno in serie B all’ultima partita, prima dei play off. E Giorgio venne da solo, in auto, a fare il tifo per la sua squadra. Era lì perché quello era il suo posto, diamine, al fianco del Pisa. Si, il suo Pisa. Non ci dicemmo niente, solo un abbraccio per risentire quelle ossa secche e fraterne e un luccicone a stento trattenuto.

Ciao Giorgino, te ne vai due giorni dopo Sandro Joan. In cielo si deve giocare una partita importante se il Padreterno ha convocato le stelle nerazzurre.

GIULIANO FONTANI

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5 Comments

  1. paul

    29/07/2015 at 10:12

    ale avevo 17 anni e a leggere la formazione mi sembra di rivederla giocare….sono stati loro a far sbocciare il grande amore per il Pisa da semplice tifoso quale ero. Barbana me lo ricordo bene abitava di fronte a un mio amico e lo vedevo spesso, persona semplice e umile, impossibile dimenticarlo.

  2. Barbana Luigi

    29/07/2015 at 06:24

    Stupendo articolo. Una grande emozione ci vediamo domenica 2 agosto all’arena.

  3. paolodaroma

    20/07/2015 at 06:50

    ciao Giorgio, mio idolo assoluto, unico giocatore ad avere la testa dipinta di biondo e la fascia di capitano, oltre a Klaus, in tutti i miei innumerevoli Pisa di subbuteo. Che la terra ti sia lieve

  4. Beppe

    19/07/2015 at 23:58

    Joan grande bomber, mi affacciavo in quegli anni allo stadio per mano a mio padre e cominciai a tifare quegli 11 (quasi sempre gli stessi, perché le panchine allora erano corte e i ricambi contati),mi son goduto i gol da fuori area di Joan che erano dei missili imprendibili, le marpionate in area di Piaceri e i dribbling di Manservisi anche se a volte in difesa si doveva sopportare quel ricorrente unico errore a partita che bonariamente veniva detto “la Gonfiantinata”.Andammo in serie A nel 67-68 con una squadra di gladiatori per me idoli, Barbana più tardi insieme a Cannata e Di Prete si erano integrati alla perfezione in un mix di schemi e tecnica e mi hanno ricordato rispettivamente Cerci Kutuzov e Castillo…non ce n’era per nessuno…grandi giocatori del Pisa! Per questi uomini mi sento di formulare sentite condoglianze ai rispettivi familiari da parte di un tifoso al quale sono state regalate ore di divertimento e buon gioco da vedere. Sono stati davvero due ottimi indimenticabili professionisti, uomini dai quali molti giocatori di oggi dovrebbero imparare tanto specie in ordine di attaccamento ai colori e impegno

  5. Ale

    19/07/2015 at 23:11

    Ciappi Rapalini Bencini Croci Miele Dariol Barbana Cannata Di Prete Minozzi Girardi (Quarella). Ero bambino, quasi 40 anni di Pisa da allora e Pisa sarà’ finche’ respiro e anche oltre!

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