Il Pisa Siamo Noi

Battini e Lucchesi Insieme si Può

Contropiede

Mi metto alla tastiera consapevole di correre un rischio capitale, quello di scrivere e commentare sull’onda di un’emozione travolgente che potrebbe far scivolare le dita mentre si chiude la vena della ragione. Ma tant’è perché so di condividere un sentimento franco e genuino con quanti leggono queste note notturne.

La vittoria di Ferrara vale molto di più, enormemente di più dei tre punti che si vengono ad aggiungere alla classifica. Il successo maturato sul campo della capolista Spal, per quanto è stato meritato, combattuto e sofferto ma soprattutto per il momento in cui è venuto, potrebbe segnare un punto di svolta nel campionato del Pisa e forse anche della sua storia.

E’ inutile girarci intorno. La squadra ha risposto alla sua maniera nella settimana più difficile e più tormentata. L’incubo dell’ennesimo fallimento si stagliava (si staglia) all’orizzonte e nei fantasmi della vigilia si agitavano spettri dalle sagome orribili a allungate nel buio: la squadra che si smarrisce, i giocatori irretiti, sbigottiti, la società travolta oltre la linea di Caporetto, i tifosi inferociti e divisi fra loro alla ricerca del colpevole, Gattuso che getta la spugna sul suo futuro di allenatore e un po’ anche sul suo passato di campione. Non lo nego, ho visto scorrere queste immagini come una scena forte di Dario Argento e una commediaccia di quarta categoria.

La televisione mi manda un messaggio diverso. Me lo trasferiscono i magnifici ragazzi in maglia rossa, il loro ruggente allenatore contenuto nell’area tecnica come un leone nella gabbia, i trecento tifosi che fanno perfino tenerezza nello sventolare le bandierine nerazzurre davanti a quel piccolo striscione invocativo: Mai una gioia. Eh no, la gioia c’è ed è grande, come il cuore che batte sotto quelle maglie. Ed è una gioia che riconcilia e riscatta anche la voce greve, vecchia, di quel commentatore di Raisport che per un tempo parla della Spal come del Barcellona, che non riconosce niente al Pisa, dato per vittima sacrificale della capolista, neppure quando le scarpe di un difensore ferrarese incrociano quelle di Lupoli lanciato a rete. Lo vede anche nel replay e conclude che è stato l’attaccante a mettere i suoi piedi tra quelli dell’avversario..

Mi blocca il fatto che tra me e quella vociaccia ranocchiosa ci sia lo schermo della televisione, che costa cara…

Meglio così, altrimenti il secondo tempo non l’avrei visto. E ora non avrei motivo per sperare che la vittoria di Ferrara sia la spinta decisiva per scrivere una pagina nuova nella storia del Pisa. Sul terreno dello stadio intitolato a Paolo Mazza potrebbe aver preso corpo uno di quegli eventi imprevedibili, non lo voglio chiamare miracolo per rispetto delle fedi religiose, che solo le grandi passioni sono capaci di dare forma e sostanza. Possibile mai che l’avventura di questa squadra forte e generosa, finisca nelle secche di una disputa economica, finanziaria, forse anche piccosamente personale e di potere?

Qui, adesso, occorre che la discussione faccia un salto di qualità e che non si incagli sulle colpe, sui diritti, sui meriti, sul passato e forse neppure sul presente. Bisogna guardare avanti, pur nella consapevolezza che errori sono stati compiuti, anche gravi. Se arretriamo le lancette dell’orologio di quattro mesi troviamo un Battini consapevole di aver fatto il suo tempo alla guida del Pisa e oggi scopriamo un Lucchesi che aveva in mente uno straordinario progetto di società, portatore però di una pecca fatale nel calcio milionario di oggi, quella di essere senza soldi. Come si dice in questi casi, chi ha denti non ha ciccia… Con quel che segue.

Adesso si vuole molta lucidità e una buona dose di coraggio, la prima è qualità indispensabile per i manager, la seconda per gli imprenditori. Quest’estate, nel culmine della crisi, mi rivolsi amichevolmente (e quasi compassionevolmente) a Carlo Battini e lui mi rispose ­ l’ho già detto a suo tempo ­ con grande franchezza: Si, vendo il Pisa. Era la domenica della partita di Coppa Italia a Salerno. Gli raccomandai di cederlo in buone mani e lui mi rassicurò: Certo, lo vendo a Lucchesi, voglio anch’io andare in serie B.

Poche sere fa, stretti da un’attualità foriera di difficoltà, ho richiamato Battini, alla maniera di quel Carletto pensaci che a entrambi ricorda Pirandello. Stai sicuro ­ fu la risposta ­farò tutto il possibile e anche di più. Il Pisa non finirà in tribunale.

Ci siamo, ho l’impressione che non ci sia tempo da perdere. Strani uccelli federali svolazzano sul cielo nerazzurro ma Battini e Lucchesi li possono, li devono allontanare. Lo possono fare solo mettendosi insieme, dando gambe ed ali a una squadra che può guardare lontano. Il Pisa ha messo insieme i migliori risultati di questi anni quando i due hanno lavorato insieme, una finale e una semifinale per la serie B. Quando si sono divisi il Pisa è sprofondato e ci è voluto un accordo fra loro, la scorsa estate, per restituire entusiasmo, se non fiducia, all’ambiente. Lucchesi ha parlato lo stesso linguaggio: Sono tornato perché questa piazza merita la serie B.

Battini faccia l’imprenditore, Lucchesi il manager, Gattuso l’allenatore, Rozzio il capitano, i tifosi facciano i tifosi e solo i tifosi. Sembra un’ovvietà ma a Pisa non lo è… Ognuno è chiamato a una parte difficile, i primi due a un compito arduo, quello di fare pace, un passo indietro per lavorare insieme a un progetto condiviso. Un giorno faranno pace arabi e israeliani, dunque possiamo sperare anche noi che non siamo nella striscia di Gaza. Ci sono momenti in cui sembra di perdere qualcosa sul piano personale, in realtà non c’è da bere nessun calice di cicuta. Il lavacro di qualche responsabilità consente di recuperare la credibilità e la fiducia che finora è mancata. Nessuno avrà il diritto di sentirsi sconfitto e neppure ridimensionato. L’obbiettivo è sempre lo stesso: Voglio anch’io la serie B….

Consapevole della povertà della mia prosa faccio leva sulle parole di Rudolf Steiner: Una vita sociale si trova soltanto quando nello specchio di ogni anima la comunità intera ritrova il suo riflesso e quando nella comunità intera vivono le virtù di ognuno.

Non si tratta di falso ecumenismo un tanto al chilo. Nel momento in cui è in gioco il bene comune (e il Pisa è grande un patrimonio comune di passione) salgano sul palco le persone responsabili.

GIULIANO FONTANI

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3 Comments

  1. andrea elbano

    24/11/2015 at 17:11

    Benvenga l’accordo tra i due, così come fra Israele e Palestina,ma non vi venga in mente con i…..Livornesi!!!!

  2. paul

    24/11/2015 at 12:44

    Giusto Fontani….è il momento delle responsabilità e aggiungo se qualcuno deve fare un passo indietro, chiunque sia, lo faccia.

  3. paolodaroma

    24/11/2015 at 12:30

    Giusto. Bravo Fontani. Ora incrociamo le dita…

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