Il Pisa Siamo Noi

Ciao Fabrizio

Foto di Giorgio Micheletti

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In una fredda sera piovosa di metà ottobre sei a casa tua che sistemi le cose del lavoro e la notizia che non ti aspetti ti arriva fra capo e collo e ti stordisce, ti lascia basito, svuotato, attonito.

Te ne sei andato via troppo presto Fabrizio, ed io non ero affatto preparato alla cosa.

Anche se qualche notizia non troppo positiva alle mie orecchie era arrivata nei mesi passati.

Anche se la tua assenza prolungata dal mondo del calcio, che amavi quanto la tua stessa vita, un qualcosa di poco positivo lasciava supporre.

Anche se le ultime volte che ci siamo sentiti al telefono la tua voce era diversa, stanca, affannata, a tratti sofferente.

Ma io, duro, che sono arrivato persino a negare l’evidenza di troppi, troppi indizi che conducevano tutti nelle stessa triste direzione.

Per certi versi è incredibile quanto sia rimasto legato ad un calciatore che ha vestito la maglia neroazzurra per una sola stagione, ma la cosa ha una logica ineccepibile : quel Pisa, il tuo Pisa, è il mio Pisa, quello che forse più di tutti mi ha fatto battere il cuore.

Perché quell’anno andare in serie B fu un’impresa che sovvertì ogni pronostico, ogni giudizio dei soloni del pallone, ogni valore che domenica dopo domenica vedevamo sul rettangolo verde.

E tu eri il meraviglioso capitano di una squadra che si conquistò la promozione di prepotenza, mettendoci soprattutto grinta, cuore e coglioni.

Eppure quel Pisa senza la tua presenza in campo non riuscì a vincere neanche una partita … ti ho sempre sottolineato questa cosa e tu ti sei sempre schermito, anche se sotto sotto si sentiva che questa statistica un poco ti inorgogliva.

Di difficile collocazione tattica, quando attaccante e quando centrocampista, quando mezzala e quando esterno, c’è il tuo zampino in ogni partita decisiva di quell’anno magico.

A cominciare da quel pallonetto, da quel magico arcobaleno che disegnasti nel derby contro la Lucchese, il primo goal di quella stagione, la prima vittoria a rinsaldare una situazione che dopo le prime tre giornate di campionato cominciava già a farsi intricata.

Generoso, leale, pretoriano fedele di mister Braglia, guascone in campo e fuori, promotore insieme a Biancone di quelle famose cene del giovedì – ribattezzate prontamente il giovedì santo – che servirono come il pane a cementare un gruppo che a fine stagione era diventato solido scoglio contro il quale si infransero il Venezia prima ed il Monza poi.

Potrei scrivere per ore : le chiacchierate di quell’anno post allenamento, gli aperitivi che mi offrivi quando mi incrociavi alla Borsa, le telefonate che ci siamo fatti per anni per il gusto di parlare del Pisa, anche quando facevi il direttore sportivo in giro per l’Italia.

Ed i messaggi di auguri : Natale, Pasqua, compleanni. Il mio whatsapp era sempre il medesimo : “auguri capitano !”. E sempre uguale era la tua risposta : “auguri a te grande !”.

No Fabrizio. Tu eri grande. Non io.

Che non trovo niente di meglio da fare se non uscire fuori con la scusa del cane per cercare di mischiare le mie lacrime con la pioggia incessante.

Dio è nella pioggia, o almeno così credono in molte religioni tribali.

Beh, da stasera per me nella pioggia ci sei tu.

Perché è l’unico modo che riesco a trovare per sentirti ancora vicino.

Buon viaggio Fabrizio.

Mi mancherai.

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