Il Pisa Siamo Noi

Buon Viaggio, Gigi Simoni

Romeo e Simoni 800x600

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Parlare oggi, venerdì 22 maggio 2020, di Gigi Simoni è facile e difficile allo stesso tempo.

Facile perché la sua carriera parla per lui.

Facile perché quello che dicono di lui i calciatori che lo hanno avuto come allenatore è più che sufficiente per delineare un profilo professionale di tutto rispetto.

Facile perché due promozioni in serie A alla guida del Pisa del presidentissimo Romeo Anconetani bastano ed avanzano per ergerlo ad un ruolo di assoluto prestigio nella hall of fame del calcio neroazzurro.

Facile perché quando si è avuto la possibilità di allenare il miglior Ronaldo, beh, ma di cosa stiamo parlando ?

Difficile perché in questi momenti si rischia di cadere nel retorico di tutte quelle frasi fatte nate apposta per “celebrare” tali dolorose dipartite : sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, se ne va una grande persona, … e chi più ne ha più ne metta.

Il problema, che poi un problema non è, è che Gigi Simoni era davvero una grande persona, un uomo con la U maiuscola, un soggetto che per certi versi ti costringeva a guardare oltre il personaggio, oltre l’allenatore, oltre la figura mediatica che hanno un po’ tutti provato a creargli attorno senza però riuscirci.

Perché la rara umanità che trapelava da ogni sua intervista, la pacatezza evidenziata in ogni sua dichiarazione, la gentilezza con la quale si metteva a disposizione degli addetti ai lavori in ogni circostanza, signori miei, sono un qualcosa lontano anni luce dal calcio urlato che tanto piace in questo periodo.

Riservato, educato, garbato : questo era Gigi Simoni, un esempio di stile per tanti giovani allenatori che nella sua figura dovrebbero avere un riferimento costante.

Vincente senza mai risultare antipatico ai vinti, perché quel suo sorriso senza ipocrisia ti entrava nel cuore e lì rimaneva per molto, molto tempo.

Penso a Gigi Simoni e la mente corre veloce a Cremona, allo “Zini”, al goal di Piovanelli, al muro di tifosi neroazzurri in estasi per la serie A riconquistata contro ogni pronostico, a quel treno ebbro di gioia che come una lama ha percorso trentacinque anni della mia vita.

Penso a Gigi Simoni e come sempre, mentre sui social tutti i miei fratelli di sciarpa lo ricordano con una foto personale, mi rendo conto di essere uno dei pochi ad averlo incontrato cento volte e a non avergli mai chiesto uno scatto assieme … vabbè, sarà per un’altra vita.

Penso a Gigi Simoni e me lo immagino in quel letto di ospedale, a lottare fra la vita e la morte da praticamente un anno a questa parte, senza retrocedere di un millimetro come facevano sul rettangolo verde le sue squadre.

Penso che questa mattina a Gigi Simoni quel letto di ospedale sia sembrato tutto a un tratto piccolo e scomodo.

Penso che questa mattina Gigi Simoni si sia alzato e sia andato a trascorrere le sue giornate in un posto migliore, magari con una vista sul mare, il suo posto preferito.

E mi piace pensare che a quella malasorte che in questi ultimi dodici mesi nei suoi confronti si era particolarmente accanita questa mattina Gigi Simoni, prima di andarsene, abbia rivolto le medesime parole che venti e più anni fa dedicò all’arbitro Ceccarini che lo aveva appena cacciato dalla panchina in quell’Juve-Inter passato alla storia per il fallo/non fallo di Iuliano su Ronaldo.

Io me ne vado, ma lei si vergogni !”

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