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(Non) Pagelle Bari Pisa

Pagelle

C’è molto poco da dire sulla gara del “San Nicola”.

Un Pisa orgoglioso e ben messo in campo sfiora la vittoria al cospetto di un avversario blasonato ma in un momento di evidente difficoltà ; a salvezza oramai compromessa definitivamente, almeno l’onore e la dignità sono salve.
L’immagine della partita è il goal incredibilmente fallito a porta vuota da Gatto : rischia di essere lo specchio fedele di un’annata disgraziata per i colori neroazzurri nonchè la fotografia impietosa del limite maggiore evidenziato dalla squadra di mister Gattuso ovvero la cronica sterilità offensiva.

C’è invece da dire molto sulle dichiarazioni del post partita, che sostanzialmente mettono la parola fine all’esperienza di Gennaro Gattuso sulla panchina del Pisa.

Era un qualcosa già nell’aria da diverse settimane, un pensiero alimentato da frasi più o meno sibilline da parte dei protagonisti del mondo neroazzurro, una notizia che sostanzialmente attendeva il crisma dell’ufficialità.
Da stasera abbiamo anche tale ufficialità, o comunque un qualcosa che le assomiglia moltissimo.

Il Pisa targato 2017/18 ripartirà in Lega Pro senza Gennaro Gattuso.

Il sottoscritto non ha alcuna voglia di alimentare la ridda demoniaca di reazioni che tale notizia ha alimentato all’interno della tifoseria neroazzurra, con una sorta di antipatica guerra intestina combattuta sull’accidentato terreno dei social network.
C’è chi sta con Gattuso e c’è chi sta con il Pisa, come se le due cose fossero assolutamente antitetiche fra loro.

Lo ammetto, ci divento matto.

Il sottoscritto sta con il Pisa, come credo dimostrino i centinaia di articoli scritti in questi anni. Come credo testimonino più di trent’anni al seguito dei neroazzurri in qualsivoglia campionato, in qualsivoglia stadio, in qualsivoglia condizione atmosferica.

Ma il sottoscritto sta anche con Gattuso, perchè è da un mese che in queste non pagelle scrivo che ripartire dall’attuale allenatore e da buona parte di questa rosa sarebbe stata ai miei occhi una sorta di garanzia per il prossimo campionato. In tali condizioni avrei avuto la certezza che il Pisa sarebbe stato assolutamente competitivo per la vittoria del campionato, non ho remora alcuna a scriverlo.
Ma così non sarà, e bisognerà che me ne faccia una ragione.

Mi rimane la sensazione spiacevole di un qualcosa di incompiuto, di un percorso che non riesce ad arrivare alla logica destinazione.
Mi spiace assai non poter vedere all’opera questo gruppo di lavoro in un contesto di normalità dopo due anni che di normale hanno avuto praticamente niente ; in altre parole tutti quelli che loro malgrado hanno dovuto sopportare Lucchesi, Battini, Petroni, Taverniti, Tambone e compagnia bella si sarebbero meritati di giocare una stagione sotto l’egida della famiglia Corrado quale garante di quella normalità sportiva totalmente assente in questi due anni.

Ma così non sarà, e lo ripeto, bisognerà che me ne faccia una ragione.

Rimane una società calcisticamente acerba, con un direttore sportivo al quale piace poco apparire e piace assai lavorare nell’ombra, orfana di quel fantastico punto di riferimento calcistico che adesso sembra essere più un peso piuttosto che un valore aggiunto.
Magari un giorno qualcuno ci spiegherà i reali motivi di questo brusco cambiamento di orizzonte.

Se ne va il protagonista indiscusso di queste due stagioni comunque indimenticabili.

Dopo aver vinto un campionato con un contesto assurdo tutto attorno, in mezzo a beghe societarie, a personaggi discutibili, a fidejussioni fasulle, ad improbabili college.
Dopo aver passato un’estate surreale ai limiti della fantascienza, dopo essere scappato via da Pisa con il solo scopo di poter tornare in una piazza finalmente liberata dalla perniciosa egida romana.
Dopo aver guidato una squadra per quattro mesi in una situazione imbarazzante, senza società alcuna, senza futuro, senza sapere se si sarebbe potuto giocare la partita successiva.
Dopo essere retrocesso quando il peggio sembrava oramai passato, ma putroppo il conto di quei primi maledetti mesi è stato un qualcosa di assai salato da dover pagare.

Se ne va un personaggio assoluto, un campione del mondo, uno che nel calcio moderno ha vinto tutto, una figura che ha fatto parlare di Pisa praticamente in ogni angolo del globo.
Se ne va un capopopolo eccezionale, un personaggio capace di attirare attorno ai colori neroazzurri persone che fino a due anni fa non sapevano neppure che a Pisa ci fosse una squadra di calcio – e questo fattore è un qualcosa che ha alimentato quella sorta di isteria da social che a molti non è proprio piaciuta … ma questa è un’altra storia.

Se ne va Gennaro Gattuso, non certo un Anellucci qualsiasi.

Inutile aggiungere che tale epilogo non può lasciare indifferenti.

Il sottoscritto deve ancora metabolizzare questa notizia, benchè temuta e per certi versi attesa.
Nei prossimi giorni il sottoscritto troverà il modo per salutare al meglio una persona così importante nell’economia della storia recente a tinte neroazzurre, provando magari a scrivere un qualcosa che risulti degno di cotanto personaggio.

Questa sera il sottoscritto si limita a ricordare quel “pezzo” scritto nel bel mezzo della querelle Battini – Lucchesi, quando sembrava che tutto andasse a rotoli per motivi che con il calcio giocato hanno davvero poco a vedere.

Ebbene, quella volta mi permisi di paragonare Gennaro Gattuso ad un treno, ad una corsa che il popolo pisano si sarebbe meritato di godere tutta fino in fondo quale che poi sarebbe stata la stazione di arrivo.

Sono passati quasi due anni da quell’articolo, e qualcuno potrebbe dire che alla fine di un così lungo viaggio siamo pari pari al punto di partenza.

Beh, è vero, è un dato di fatto.

Ma è soltanto una parte della verità.

Perchè il sottoscritto, lungi dal voler parlare a nome di tutto il popolo neroazzurro, non ha remora alcuna ad affermare che sul treno di nome Gennaro Gattuso ha avuto l’onore di salire.

Perchè il sottoscritto ha avuto il privilegio ed il piacere di godersi la corsa fino alla fine.

Perchè il sottoscritto ha vissuto questi due anni praticamente tutti d’un fiato.

Perchè a molti anni da adesso, quando al sottoscritto chiederanno lumi su questo viaggio lungo due anni, il sottoscritto risponderà non certo evidenziando quello che ha trovato alla fine del viaggio.

Sarebbe riduttivo e profondamente ingiusto.

Perchè il sottoscritto si commuoverà ricordando invece tutte quelle meravigliose emozioni che ha provato mentre viaggiava su quel benedetto treno chiamato Gennaro Gattuso.

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