
Chiedo perdono a coloro i quali vorrebbero leggere numeri e giudizi circa i giocatori neroazzurri che sono riusciti a far pendere dalla parte della Torre il derby contro i cugini labronici ; li troverete su altre piattaforme di informazioni, scritti oltretutto da colleghi molto più bravi e qualificati del sottoscritto.
Proprio non ce la faccio a sezionare come faccio ormai da anni ed anni una partita che è stata quanto di più lontano possa esserci dal normale concetto di partita, figuriamoci poi di derby …
Presente al mio solito posto in uno stadio vuoto, una cattedrale nel deserto, l’ultimo baluardo di una normalità che tutto intorno a noi sembra non trovare più posto.
Il rumore assordante del silenzio, rotto di quando in quando dal rumore dei calci dati al pallone e dagli urlacci dei due allenatori.
Uno dei goal più belli visti all’Arena Garibaldi negli ultimi anni segnato oltretutto nella partita più importante del campionato : a cose normali il boato dello stadio avrebbe rischiato di sfondarti i timpani, stavolta giusto qualche urlo di gioia e qualche applauso a premiare cotanta prodezza.
Tutto molto freddo, tutto molto asettico, tutto molto illogico.
Tutto molto triste.
In mezzo a questo scenario quasi post atomico un Pisa che soffre, che sbuffa, che perde nel giro di mezz’ora due pezzi da novanta per infortunio ma che riesce egualmente a dare corpo e sostanza al concetto che i derby non si giocano ma si vincono.
E questo derby vinto mette i neroazzurri in una posizione di classifica di relativa tranquillità e sostanzialmente condanna gli amaranto alla retrocessione in serie C.
Lo scenario dei sogni messo a referto in un contesto da incubo.
E la conferma – non che ce ne fosse bisogno – che il calcio senza la sua gente non ha ragione di esistere.
Torni a casa con quel retrogusto amaro in bocca che solitamente indica che è stato tutto molto bello, ma che a cose normali poteva essere addirittura meraviglioso ; nel frattempo la radio parla di altri contagiati, di altri morti, di una zona rossa che si estende e di un campionato di calcio che potrebbe anche non finire e cadere in un limbo dal quale sarebbe poi assai difficile uscire.
Ed anche se sei il primo che vorrebbe parlare solo e soltanto di calcio giocato, beh, ti metti al computer e davanti allo schermo bianco ti rendi conto che sono venute meno quelle emozioni che ti è sempre piaciuto raccontare, romanzare, amplificare, esaltare.
E quel salvagente personale che è sempre stato il calcio in generale ed il Pisa in particolare tutto a un tratto non ti sembra più così stabile e salvifico.
Chissà, forse tutto questo sentore è il frutto ammaccato di un pomeriggio che poteva essere memorabile ed invece è stato soltanto bello, forse bellissimo, magari per qualcuno pure meraviglioso ; ma che al sottoscritto ha lasciato un senso di non compiutezza difficile da digerire.
Spero soltanto sia un qualcosa che possa essere eccezione e non regola nei giorni, nelle settimane, nei mesi a venire ; e lo spero con tutto il cuore.
Per me, inguaribile e testardo cacciatore di emozioni questa volta così difficili da catturare con la mia penna virtuale.
E per tutti coloro che hanno a cuore questo sport che spesso mi diverto a definire inventato dal demonio ma che invece sono convinto sia stato partorito dalla divinità più misericordiosa e benevola che possiate immaginare.
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Chiedo perdono a coloro i quali vorrebbero leggere numeri e giudizi circa i giocatori neroazzurri che sono riusciti a far pendere dalla parte della Torre il derby contro i cugini labronici ; li troverete su altre piattaforme di informazioni, scritti oltretutto da colleghi molto più bravi e qualificati del sottoscritto.
Proprio non ce la faccio a sezionare come faccio ormai da anni ed anni una partita che è stata quanto di più lontano possa esserci dal normale concetto di partita, figuriamoci poi di derby …
Presente al mio solito posto in uno stadio vuoto, una cattedrale nel deserto, l’ultimo baluardo di una normalità che tutto intorno a noi sembra non trovare più posto.
Il rumore assordante del silenzio, rotto di quando in quando dal rumore dei calci dati al pallone e dagli urlacci dei due allenatori.
Uno dei goal più belli visti all’Arena Garibaldi negli ultimi anni segnato oltretutto nella partita più importante del campionato : a cose normali il boato dello stadio avrebbe rischiato di sfondarti i timpani, stavolta giusto qualche urlo di gioia e qualche applauso a premiare cotanta prodezza.
Tutto molto freddo, tutto molto asettico, tutto molto illogico.
Tutto molto triste.
In mezzo a questo scenario quasi post atomico un Pisa che soffre, che sbuffa, che perde nel giro di mezz’ora due pezzi da novanta per infortunio ma che riesce egualmente a dare corpo e sostanza al concetto che i derby non si giocano ma si vincono.
E questo derby vinto mette i neroazzurri in una posizione di classifica di relativa tranquillità e sostanzialmente condanna gli amaranto alla retrocessione in serie C.
Lo scenario dei sogni messo a referto in un contesto da incubo.
E la conferma – non che ce ne fosse bisogno – che il calcio senza la sua gente non ha ragione di esistere.
Torni a casa con quel retrogusto amaro in bocca che solitamente indica che è stato tutto molto bello, ma che a cose normali poteva essere addirittura meraviglioso ; nel frattempo la radio parla di altri contagiati, di altri morti, di una zona rossa che si estende e di un campionato di calcio che potrebbe anche non finire e cadere in un limbo dal quale sarebbe poi assai difficile uscire.
Ed anche se sei il primo che vorrebbe parlare solo e soltanto di calcio giocato, beh, ti metti al computer e davanti allo schermo bianco ti rendi conto che sono venute meno quelle emozioni che ti è sempre piaciuto raccontare, romanzare, amplificare, esaltare.
E quel salvagente personale che è sempre stato il calcio in generale ed il Pisa in particolare tutto a un tratto non ti sembra più così stabile e salvifico.
Chissà, forse tutto questo sentore è il frutto ammaccato di un pomeriggio che poteva essere memorabile ed invece è stato soltanto bello, forse bellissimo, magari per qualcuno pure meraviglioso ; ma che al sottoscritto ha lasciato un senso di non compiutezza difficile da digerire.
Spero soltanto sia un qualcosa che possa essere eccezione e non regola nei giorni, nelle settimane, nei mesi a venire ; e lo spero con tutto il cuore.
Per me, inguaribile e testardo cacciatore di emozioni questa volta così difficili da catturare con la mia penna virtuale.
E per tutti coloro che hanno a cuore questo sport che spesso mi diverto a definire inventato dal demonio ma che invece sono convinto sia stato partorito dalla divinità più misericordiosa e benevola che possiate immaginare.
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