Il Pisa Siamo Noi

Fra Presente E Futuro. Fra La Voglia Di Combattere E La Strada Da Percorrere.

Croce pisana

Mancano poche ore a quella che forse è la partita più complicata da due anni a questa parte.
Parlo per me, ovviamente.
Ed ovviamente mi riferisco all’aspetto emotivo ed emozionale della gara contro il Benevento, non certo al lato prettamente sportivo della vicenda.

Fra poche ore calerà definitvamente il sipario su questo campionato di serie B così disgraziato per i colori neroazzurri. Disgraziato per tutta una serie di motivi arcinoti che in questa sede non mi fa neppure voglia stare a ricordare.
Ma calerà il sipario anche sull’avventura di Gennaro Gattuso sulla panchina del Pisa, al termine di due anni che hanno saputo raccontare tutto ed il contrario di tutto.
Non ho neppure voglia di ricordare a chi leggerà queste righe qual’è il mio sentimento su tale vicenda. Basta andare a ritroso nel tempo e leggere gli articoli che settimana dopo settimana ho scritto dopo ogni partita disputata da capitan Mannini e compagni.

Ignaro di quanto succederà fra poche ore all’Arena Garibaldi, sono invece perfettamente conscio di quello che sta succedendo dentro di me da qualche settimana a questa parte.
Sono in difficoltà. Lo sono stato nelle gare contro Cittadella e Spezia. Lo sarò a maggior ragione prima, durante e dopo la partita contro il Benevento.
Sono certo che chi, come il sottoscritto, ha interesse nel cercare nel gioco del calcio non soltanto i risultati bensì sentimenti ed emozioni possa ben capire quello che è il mio stato d’animo.

Il presente è certo, delinea una retrocessione della mia squadra del cuore e culminerà nell’addio di quello che per due anni è stato il deus ex machina del sodalizio neroazzurro. Nel bene e nel male.
Il futuro è invece tutto da costruire, ai miei occhi forse distratti assai nebuloso e dunque foriero di paure ed inquietudini.

E come spesso mi accade nella vita in questi frangenti mi viene in soccorso la musica, nella fattispecie due brani di Bruce Springsteen che la funzione random dello stereo della mia auto si è divertita a proporre uno di seguito all’altro.
Quasi che volesse darmi una chiave di lettura di questo presente ed una speranza per l’immediato futuro.

Come stai ? Come va ? Come ti senti ? Allora ? E ora ?

Sono le domande più ricorrenti che i miei conoscenti mi fanno ogniqualvolta negli ultimi tempi il discorso cade sul Pisa.

La risposta è contenuta nella canzone The Wrestler, brano del 2008 che rappresenta la colonna sonora dell’omonimo film interpretato da Mickey Rourke.
Per chi non lo conoscesse è la storia dell’autodistruzione di un ex campione di wrestling, che vive delle glorie passate e che solamente nella morte sul ring riesce a trovare una dolorosa catarsi della propria vita.
Non c’è speranza, non c’è redenzione. La morbidezza della chitarra classica accompagna parole che sono una sorta di lamento, un urlo di dolore contro una vita ingiusta e per certi versi incomprensibile.

Come ti senti ? mi chiedono. Beh, risponde The Boss per me :

hai mai visto uno spaventapasseri riempito solamente di polvere e paglia ?
se hai visto quello spaventapasseri allora è me che hai visto
hai mai visto un uomo senza un braccio che non può far altro che prendere a pugni l’aria ?
se hai visto quell’uomo senza un braccio allora è me che hai visto
è me che hai visto, colui che arriva e si ferma davanti ad ogni porta
è me che hai visto, colui che se ne va sempre con qualcosa in meno di quando è arrivato
è me che hai visto, e scommetto che ti faccio sorridere quando il mio sangue bagna il pavimento
dimmi amico, puoi chiedere qualcos’altro ?

Ed ancora :

abbandono le cose che mi hanno dato conforto
questo posto è la mia casa ma io non posso rimanervi
l’unica mia convinzione sta nelle mie ossa spezzate e nelle cicatrici che posso mostrare

Ecco come mi sento. E’ un’approssimazione assai fedele anche se molto poco allegra.
Ma la vita continua. Deve continuare. Ci deve essere la speranza di un futuro migliore. E come sempre è la musica a tracciare la rotta, a darmi speranza per il futuro.

Ancora una volta Springsteen, dicevamo. La celeberrima Racing in the Street, pietra miliare dell’album Darkness On the Edge Of Town del 1978.
Si tratta di un brano assai lungo e molto complesso che vive sullo sfondo delle gare di auto clandestine da correre tutte di un fiato sulle sterminate strade americane.

Il messaggio contenuto è qualcosa di grande. Un qualcosa che riesce a confortarmi nonostante quel sipario che si chiuderà fra poche e che dividerà un presente certo da un futuro misterioso.
E’ il concetto della strada. Può portarti ovunque ed in nessun posto. Può farti perdere l’amico di una vita e fartene conoscere di nuovi. Può portarti via una donna e regalarti un altro grande amore.

Non c’è niente di definitivo, niente di incontrovertibile. Tutto può essere cancellato, tutto può essere vissuto nuovamente con ancora maggior pienezza.

Anche se le cose sembrano andare in una direzione che non ci aggrada.
Anche se intorno agli occhi della nostra amata ci sono rughe che prima non c’erano.
Anche se la senti piangere di notte fintanto che non si è addormentata.
Anche se il suo sguardo è quello di colei che odia solamente per il fatto di essere venuta al mondo.

Ma ci sarà sempre la via della redenzione. Ci sarà sempre una strada che può portarci ad un qualche mare dove sarà possibile lavare via tutto il brutto della vita dalle nostre mani.

Ringrazio la musica di Springsteen che ancora una volta mi solleva l’animo e mi regala speranza.

E ora ? mi chiedono. Ancora una volta risponde The Boss per me, con la voce che è quasi un singhiozzo accompagnato dalla più dolce melodia di pianoforte che possiate immaginare.

stanotte, stanotte la strada è scintillante
amico mio, è meglio che tu non ostacoli la mia corsa
perchè l’estate è arrivata ed il momento è quello giusto
per sfrecciare sulla mia strada

Nella speranza che questa strada ci riporti il più presto possibile in quel posto che abbiamo abbandonato davvero troppo velocemente.

Nella speranza che questa strada mi faccia prima o poi rincontrare quell’uomo fantastico che risponde al nome di Gennaro Gattuso.

Gabriele Bianchi

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One Comment

  1. Mirko

    20/05/2017 at 11:26

    Grande Gabriele!!!
    le canzoni di Bruce sono il racconto della nostra vita, potresti citarne tantissime…
    grazie

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