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Un Nerazzurro Da Raccontare – Piaceri

Nerazzurro da raccontare 2

Torna come ogni giovedì , la nostra rubrica ” Un Nerazzurro Da Raccontare ” .Questa volta  la macchina del tempo del nostro Senio ci porta a scoprire la storia di un grande Nerazzurro, Giampaolo Piaceri.

Giampaolo Piaceri nasce a Camaiore il 28 Agosto 1939; fin da piccolo dimostra che il calcio è, senza dubbio, pane per i suoi denti, sa giocare indifferentemente sia da centravanti che da ala, ma la sua carriera stenta a decollare, infatti a diciotto anni gioca ancora nella squadra di paese nella Promozione Toscana.

Intanto a Torino, al termine della stagione 1957/58, si dimette il Presidente Mario Rubatto e i granata si trovano, per la terza volta in dieci anni, ad essere guidati da un consiglio di emergenza. La società, alla ricerca disperata di fondi per poter affrontare la nuova stagione, stipula un contratto di sponsorizzazione con una nota industria di cioccolato torinese, la Talmone, e per questo dovrà essere chiamata da tutti i mezzi di informazione come Talmone Torino e dovrà, inoltre, mostrare una grande T bianca sulle maglie. Ma questo non basta e vengono effettuate anche numerose cessioni importanti; infatti, Castelletti e Petris vengono ceduti alla Fiorentina, Giancarlo Bacci va al Milan, Romano Fogli al Bologna e insieme a loro partono anche altri otto giocatori.

La rosa viene integrata con sette nuovi acquisti, alcuni sono calciatori sul viale del tramonto, come il portiere Sentimenti IV e gli altri sono giovani promesse sconosciute ai più, fra questi c’è anche Giampaolo Piaceri che avrà finalmente la possibilità di dimostrare il suo valore in una realtà di primo livello.

Parte alla volta di Torino, dove viene immediatamente aggregato alla prima squadra e svolge tutta la preparazione sotto l’attenta guida di Mr. Allasio. A tre giorni dall’inizio del campionato, durante la classica partitella di rifinitura svolta rigorosamente a porte chiuse, il centravanti titolare, Virgili, viene richiamato numerose volte, all’ennesimo errore si tocca la coscia e dice di avere dolore. Allasio non ci pensa due volte e lo manda a fare la doccia, al suo posto fa entrare Piaceri e il ragazzino si mette a fare il diavolo a quattro, accendendo la miccia dell’attacco granata e dimostrando una particolare intesa col paraguayano Arce.

Arriva la domenica e ventimila persone aspettano trepidanti che la nuova stagione abbia inizio. Al Filadelfia scendono in campo i grigi dell’Alessandria e Mr. Allasio stupisce tutti quanti schierando dal primo minuto il giovane Giampaolo: un giovane di cui alcuni hanno sentito parlare, ma che nessuno ha mai visto effettivamente giocare.

L’avvio dei granata è scoppiettante e, dopo solo diciannove minuti, passano in vantaggio con Arce; appena un minuto più tardi arriva il raddoppio e ad andare in rete è proprio il giovane camaiorese che, dopo soli venti minuti, realizza la sua prima rete da professionista in quella che sarà, per il Torino, una vera e propria goleada, che terminerà con un tennistico 6 a 1 e vedrà Piaceri realizzare una doppietta, oltre che un’ottima prestazione. Il giovane toscano, passato in soli tre mesi dalla Promozione alla Serie A, non ha mostrato il benché minimo timore reverenziale e, anche se dovrà lavorare ancora molto, ha dimostrato di avere le doti necessarie per poter giocare ai massimi livelli.

Lo splendido debutto dei granata è, però, quanto di più ingannevole potesse verificarsi; infatti la squadra inizia ben presto a mostrare tutti i suoi limiti, perdendo lentamente, ma inesorabilmente, posizione dopo posizione in classifica. Al suo timone si alternano ben quattro allenatori, ma i risultati non cambiano e a fine stagione giunge inesorabile la prima retrocessione dei granata in Serie B. Il Torino ha chiuso il campionato all’ultimo posto, con 23 punti, a pari merito con la Triestina, ma con il poco invidiabile record di peggior difesa del campionato, con ben 72 reti incassate in 34 partite.

Le redini del Toro vengono prese da Luigi Morando, che avvia l’ennesima rivoluzione e Piaceri viene ceduto al Cagliari di Mr. Perati; ma per il diciannovenne questa sarà un’altra stagione sfortunata dato che, nel campionato che vedrà il Torino tornare immediatamente in A, il Cagliari retrocederà in Serie C, con un desolante ultimo posto. Piaceri, autore di 3 reti in 19 partite, si mette nuovamente in viaggio, stavolta verso Ancona; ad aspettarlo c’è Mr. Monaldi e un campionato di Serie C in cui potrà farsi le ossa.

La stagione 60/61 vede l’Anconitana chiudere il girone B con un buon quinto posto e a fine stagione il neo presidente Rolando Ricciotti decide che è il momento di provare a fare il grande salto; infatti, dopo aver confermato buona parte della rosa, compie alcuni acquisti importanti e inoltre affida la squadra a Ottorino Dugini, che così bene ha fatto a Trapani nello scorso campionato.

L’Anconitana si insedia nelle zone alte della classifica sin dall’inizio del campionato, ma nel momento decisivo della stagione viene beffata nello sprint finale proprio dal Cagliari che, con 44 punti, stacca il biglietto per la cadetteria; i biancorossi chiudono a 3 lunghezze di distanza in compagnia del Pisa.

In questi due anni sulle rive dell’Adriatico, Piaceri è cresciuto molto, sia tatticamente che tecnicamente, i suoi cross sono precisi e puntuali ed ha imparato ad andare a rete con una certa facilità, approfittando di ogni errore o distrazione dei difensori avversari, come un vero “rapace” da area di rigore; infatti in 58 partite con la maglia biancorossa è andato a rete 19 volte.

Di conseguenza molte società iniziano ad interessarsi a lui, ma chi muove il passo decisivo per assicurarsi le sue prestazioni è Benjamin Santos, allenatore argentino che da due anni siede sulla panchina del Torino; Giampaolo fa nuovamente le valige e torna per la seconda volta a Torino, dove per lui si aprirà di nuovo il sipario della Serie A.

Il Toro apre la stagione 1962/63 impattando per 1 ad 1 con il Catania, quindi si rende “corsaro” in quel di Palermo grazie ad una rete di Locatelli e sempre grazie ad un gol di Locatelli riesce a battere per 1 a 0 il Mantova. Mano a mano che il campionato prosegue, i granata, dopo un’ottima partenza, iniziano a scivolare lentamente verso il centro classifica a causa di un pessimo rendimento esterno. Al ventitreenne Piaceri non vengono concesse molte occasioni per mettersi in mostra; infatti risulta essere spesso chiuso da Crippa, Danova e “pel di carota” Hitchens, ma quando ne ha l’opportunità riesce sempre a farsi notare; come nel quarto di finale di Coppa Italia contro la Sampdoria, dove trascina i granata alla Semifinale infilando per ben due volte in quattro minuti, il portiere Sattolo nella trasferta di Vicenza dove, schierato dal primo minuto, resta in ombra per buona parte della partita, ma al 77′, in una delle poche palle giocabili ricevute, trafigge il portiere biancorosso con una spettacolare rovesciata, regalando la vittoria ai granata.

A fine stagione il Toro chiude all’ottavo posto in campionato e con la Coppa Italia sfuggita per un pelo, a causa della sconfitta subita dall’Atalanta (3-1) nella finale di Milano; mentre Piaceri chiude collezionando 16 presenze e 5 reti e con la certezza di aver conquistato la fiducia di Mr. Santos che, in partenza per Genova, sponda rossoblu, decide di portare Giampaolo con sé.

Il Genoa ha chiuso il precedente campionato al quindicesimo posto, ad un solo punto dal baratro della Serie B ed inoltre la giovane ala destra Gigi Moroni è stata squalificata, insieme ad altri tre giocatori rossoblu, per le prime cinque giornate del nuovo campionato per irregolarità nella consegna delle urine ad un controllo antidoping effettuato all’ultima giornata di campionato.

L’obiettivo stagionale dei rossoblu è innanzitutto quello di raggiungere la salvezza con minor affanno della stagione precedente, ma l’inizio del campionato non è molto incoraggiante; infatti nelle prime otto partite riescono a raccogliere soltanto 6 punti. Alla nona giornata c’è la Samp, il derby della lanterna cattura l’attenzione di tutta la città e al Marassi si registra il tutto esaurito; la partita è molto combattuta ed equilibrata, la Samp spinge ma il Genoa ribatte ogni attacco dimostrando un’ottima organizzazione difensiva. Al sedicesimo della ripresa i rossoblu conquistano una punizione, Pantaleoni la mette in mezzo, il mediano Rivara devia la palla di testa alzandola a candela; a questo punto il portiere blucerchiato Battara decide di uscire, ma finisce con lo scontrarsi con il suo difensore Bernasconi, lasciando di fatto la palla vacante e Piaceri, che sa sempre farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, deposita in rete, regalando la vittoria e un’immensa gioia ai suoi tifosi.

La vittoria nel derby rappresenta un vero e proprio punto di svolta per la squadra di Santos che realizza altri sei risultati utili consecutivi, mantenendo oltretutto anche la porta imbattuta, facendo così diventare, con 791 minuti di imbattibilità, il portiere Mario Da Pozzo il nuovo record man nella storia dei campionati a girone unico.

Quando il 31 Maggio 1964 si chiude il sessantaduesimo campionato italiano di calcio, il Genoa è salvo ma a causa di una classifica cortissima ha comunque dovuto soffrire fino all’ultimo. Dopo il campionato, i rossoblu partecipano alla Coppa delle Alpi italo-svizzera dove, battendo per 5 a 2 il Basilea con quattro reti di Bean, per 1 a 0 l’Atalanta e lo Zurigo, conquistano la finale dove trovano la sorpresa del torneo, il Catania.

L’elefante e il Grifone si affrontano il primo Luglio a Berna; il primo tempo si chiude sullo 0 a 0 e con l’ingresso di Piaceri che ha rilevato lo “stirato” Bean. All’inizio del secondo tempo, Giampaolo, schierato all’ala sinistra, porta in vantaggio il Grifone e a dieci minuti dalla fine raddoppia, togliendo ogni speranza di rimonta ai rossazzurri e regalandosi così il primo trofeo della sua carriera.

Piaceri, che ormai ha sempre la valigia pronta, cambia nuovamente casacca e si accasa alla Lazio, dove ad aspettarlo c’è Umberto Mannocci, livornese cresciuto nelle giovanili del Pisa, con cui ha disputato anche più di 100 partite fra il ’39 e il ’43. Il ritiro pre-campionato viene svolto molto vicino a casa di Giampaolo; infatti, i biancocelesti si recano prima una settimana all’Abetone, dove non vengono portati nemmeno i palloni e poi ad Altopascio dove finalmente fa la sua comparsa la magica sfera.

Nella prima amichevole della stagione, gli aquilotti incontrano il Pisa ed escono sconfitti per 2 a 1, trafitti dalle reti di Lenzi e Romanini; venti giorni più tardi prende il via il campionato 1964/65 e Giampaolo trova sulla sua strada i suoi ex compagni. Il Genoa passa in vantaggio allo scadere del primo tempo grazie a Cappellini; nel secondo tempo la Lazio si riversa in attacco ed è proprio Piaceri a sfiorare il pareggio, che conclude a rete dopo un guizzo in area, ma si vede respingere la conclusione dal suo ex compagno Da Pozzo che gli nega la gioia del gol al debutto e alla fine la Lazio esce sconfitta. Nelle giornate successive, il cammino della Lazio è incerto e discontinuo e alla fine del girone di andata i punti raccolti sono soltanto 15; nel girone di ritorno non avviene il tanto sperato cambio di marcia e i punti alla fine del campionato sono solo 29, pochi ma sufficienti a salvarsi, grazie al punto di vantaggio sugli ex compagni di Giampaolo del Genoa.

Il pessimo campionato e la salvezza risicata, fanno rivedere completamente i piani societari della Lazio e Giampaolo, insieme a molti altri, viene messo sul mercato; accetta l’offerta del Trani e per la prima volta disputerà un campionato di Serie B. I Biancoazzurri del Trani vengono da un quindicesimo posto raccolto nel loro primo campionato di Serie B e l’obiettivo è quello di ripetere l’impresa e salvarsi di nuovo.

Ma l’obiettivo non verrà raggiunto e malgrado le 9 reti messe a segno da Piaceri, il Trani retrocederà classificandosi all’ultimo posto con 30 punti, con solo 6 vittorie raccolte in 38 partite. L’idea di dover scendere nuovamente in Serie C a Giampaolo non piace per niente e si mette immediatamente alla ricerca di nuove possibilità.

Decide di indossare la casacca rossoblu del Potenza, con il quale disputerà un altro campionato di Serie B, ma con ben altre prospettive rispetto al precedente; infatti da 3 anni il Potenza si attesta regolarmente nelle zone medio alte della classifica. Questa volta le attese non vengono tradite e i rossoblu disputano un bel campionato che li vede chiudere, con 39 punti, all’ottavo posto.

A 28 anni Giampaolo Piaceri è ormai un attaccante maturo; scaltro e astuto come una faina, riesce ad approfittare di ogni piccolo errore dei difensori, che spesso marcandolo finiscono anche con l’essere espulsi; infatti, è molto bravo a provocare e far innervosire gli avversari. Spesso si estranea dal gioco e partecipa poco o niente alla manovra, ma quando ricompare sa essere sempre decisivo e determinante, inoltre ha il vezzo di giocare con i calzettoni arrotolati.

Queste sue doti vanno particolarmente a genio a Enrico Lucchi, brioso mister romagnolo arrivato a Pisa nel finale di stagione, protagonista di una bellissima salvezza che ha saputo riportare entusiasmo e calore in una piazza sfiduciata.

Il Pisa acquista Piaceri ed oltre a lui arrivano il portiere Annibale, Sandro Joan dal Verona e Mascalaito dai cugini amarantotrigliati a rafforzare un gruppo in cui spiccano gli esperti Gonfiantini e Cervetto e i giovanotti Manservizi e Gasparroni.

La piazza non è molto soddisfatta del mercato ma Lucchi ostenta sicurezza ed ottimismo…l’inesperto mister sembra avere le idee chiare!

Alla prima di campionato il Pisa non va oltre l’1 a 1 con il Catania, ma alla giornata successiva i nerazzurri demoliscono il Messina con un 5 a 0 che manda in tripudio l’Arena; poche giornate più tardi è il galletto barese, indicato fra i favoriti del torneo, a lasciare le penne all’Arena, con un 5 a 2 che lascia ben poco spazio ai commenti. Cadono all’Arena anche il Verona di Liedholm, annichilito dalla terribile e tremenda vendetta dell’ex Joan, autore di una tripletta e gli amarantotrigliati anche loro sconfitti per 3 a 0, in cui Piaceri, con un gol strepitoso, mette il sigillo finale e manda letteralmente a casa i labronici. Ma il Pisa di Lucchi, bello, spumeggiante e sfrontato, sa essere anche corsaro e le vittorie di Lecco, Catanzaro, Modena e Foggia proiettano i nerazzurri ai vertici della classifica.

A questo punto su Pisa si accendono improvvisamente i riflettori, tutta l’Italia calcistica porta ad esempio gli undici di Lucchi che, con Barontini, Gasparroni e Gonfiantini, dimostrano una solidità difensiva impressionante e con Piaceri, Joan, Mascalaito e Cervetto, riesce a realizzare gol a raffica divertendo il pubblico.

Probabilmente l’eco creato dalle ottime prestazioni dei ragazzi è troppo e la squadra finisce col risentirne, iniziano a venire meno i risultati e anche il gioco proposto è meno avvincente; fino al 21 Dicembre, quando i nerazzurri alzano di nuovo la testa e liquidano il Venezia con un secco 3 a 0, riprendendo la marcia verso la Serie A.

Nel girone di ritorno i risultati sono meno roboanti, ma ugualmente convincenti e consentono al Pisa del Presidente Donati di restare saldamente aggrappato ai vertici della classifica e di poter concretamente sperare nella promozione, grazie anche al sostegno di una piazza caldissima e carica come non mai.

A cinque giornate dalla fine ai ragazzi di Lucchi non resta che assestare il colpo del k.o., ma sul campo di Monza vengono sconfitti per 2 a 1. Nella giornata successiva non si va oltre il 2 a 2 con la Reggina ed anzi, è solo grazie ad uno strepitoso Annibale che salva più volte il risultato nel finale, se i Nerazzurri riescono ad evitare la sconfitta interna. Di nuovo Arena e di nuovo un pari che non consente di festeggiare, stavolta contro il modesto Novara.

Mancato due giornate, una soltanto per il Pisa che all’ultima giornata riposa, e il Pisa dovrà recarsi a Venezia. L’attesa è spasmodica, i tifosi organizzano quello che sarà un esodo di massa, la squadra cerca di concentrarsi e in città iniziano a circolare le solite voci che circolano in questi casi secondo cui la dirigenza non vorrebbe andare in A, a causa degli eccessivi costi della categoria.

Ma una settimana passa in fretta e finalmente arriva il giorno della partita, la città lagunare viene letteralmente invasa dai tifosi rossocrociati, giunti a Venezia con pullman e auto. Il Venezia passa in vantaggio grazie a Spagni, a questo punto il Pisa si riversa in attacco, risultando però spreciso ed “arruffone” e nei minuti finali arriva anche la beffa, infatti un preciso tiro di Piaceri si infrange sull’incrocio dei pali, per la delusione dei tifosi rossocrociati già le braccia al cielo, pronti ad esultare per un insperato pareggio, ma non c’è niente da fare e alla fine arriva la sconfitta.

La voglia di Serie A era ed è talmente tanta che al Pierluigi Penzo iniziano a girare voci incontrollate secondo cui il Pisa sarebbe comunque promosso, la voglia di crederci ottenebra la mente dei pisani, che senza farsi troppe domande iniziano a festeggiare ed invadono il campo; un bellissimo sogno dal quale però sono costretti a svegliarsi presto perché la realtà è ben altra.

Emblematico è il titolo, del martedì successivo, del seguitissimo editoriale di Franco Petruzzelli su La Nazione: E’ rimasta la speranza. Infatti al Pisa non è rimasto altro da fare che sperare, perché riposando non potrà essere artefice del suo destino e sarà costretto ad affidarsi ai risultati di Perugia, dove i Grifoni sfideranno il Bari, che si trova due punti sotto al Pisa e di Ferrara, campo neutro che ospita la sfida fra Verona e Padova, con i gialloblu anch’essi due punti dietro ai nerazzurri.

Pisa è attesa da un’altra settimana di fuoco, di calcoli e di chiacchere. La Nazione organizzerà un servizio di aggiornamento dai campi interessati e c’è anche chi, come l’allenatore Lucchi, alcuni dirigenti, giocatori e tifosi, decide di recarsi in loco per bruciare i tempi dell’attesa.

E’ il 23 Giugno del 1968, quello che verrà ribattezzato come “il giorno più lungo” e Pisa attende trepidante e speranzosa; Largo Ciro Menotti, dove è ubicata la sede de La Nazione, inizia lentamente ad affollarsi e all’inizio delle partite è stracolmo, così come lo sono le zone limitrofe; ogni volta che qualcuno si affaccia alla terrazza del giornale per i tifosi è un tuffo al cuore.

Al 42′ del primo tempo, il Verona passa in vantaggio con Bonatti ed è una pessima notizia e visto che il Padova non ha particolari interessi di classifica, essendosi salvato alla giornata precedente non resta che concentrarsi sul campo di Perugia dal quale, all’inizio della ripresa, giunge una fantastica notizia: i grifoni umbri sono passati in vantaggio con Mainardi!

La città esplode in un boato di gioia, ma viene raggelata poco dopo: al 20′ della ripresa Galletti pareggia per i galletti baresi…mancano 25 minuti e se tutto resterà invariato sarà Serie A! Il tempo sembra non trascorrere mai, ad aumentare le speranze dei pisani c’è il fatto che al Perugia quel punto serve per salvarsi e non molleranno l’osso molto facilmente, ma insieme a questo c’è anche la paura che il sogno possa improvvisamente tramutarsi in incubo.

Alle 18 e 47 qualcuno si affaccia alla terrazza e i pisani sbarrano gli occhi e drizzano le orecchie, la notizia che giunge è come la più soave e trionfale delle melodie…a Perugia è finita 1 a 1…siamo in SERIE A! La folla impazzita di gioia festeggia, in pochissimo tempo la notizia corre per la città, i lungarni si riempono, urla, grida, cori, caroselli, bande che suonano e bandiere al vento invadono la città fino a notte fonda.

Lucchi, Barontini, Gasparroni, Guglielmoni, Joan, Manservizi, Mascalaito, Cervetto, Gonfiantini, Federici, Ripari, Romanini e Piaceri: questi sono i nomi che per sempre resteranno scolpiti nella storia nerazzurra, i nomi di coloro che hanno compiuto un’impresa, i nomi di coloro che ci hanno riportato nella massima divisione dopo 42 anni, i nomi di coloro che ci hanno fatto gridare per la prima volta: SERIE A!

Una volta finiti i festeggiamenti, la società inizia a pensare alla nuova ed importantissima stagione, ovviamente gli eroi sono tutti confermatissimi, compreso il “nostro” Giampaolo, autore di una fantastica stagione e capocannoniere del Pisa con 14 reti.

A dettare la strada da seguire è il Presidente Donati che, facendosi forte di un buon bilancio frutto degli ottimi incassi della stagione, dichiara che verranno acquistati almeno 4 o 5 giocatori da Serie A; iniziano a rincorrersi le voci di mercato e vengono fatti moltissimi nomi che finiscono con lo stancare la piazza che preferisce dedicarsi alla lettura della biografia dei Nerazzurri edita da La Nazione, ricca di aneddoti e curiosità, come Manservizi che, prima di giocare a calcio, faceva il garzone di barbiere e Gasparroni il ciabattino, Annibale è un cultore dell’eleganza e il “nostro” Giampaolo è un po’ troppo fissato sulle diete.

Alla fine del mercato, la piazza è di nuovo delusa; infatti, malgrado il gradito ritorno di Beppe Cosma da Vicenza, l’ingaggio dei difensori Casati, Coramini e Lenzi, è opinione comune che manchi un centrocampista e anche qualche altro pezzo, ma Lucchi ostenta nuovamente ottimismo e dichiara inoltre che continuerà a giocare con il modulo sfrontato, che prevede l’impiego di tre punte e mezzo.

Il Pisa esordisce a Torino venendo sconfitto di misura (1 a 0), mentre una settimana più tardi è l’Arena ad esordire in Serie A. A fare visita ai nerazzurri è la Roma del San Giulianese Taccola; dopo soltanto 13 minuti, Piaceri infila Pizzaballa con il suo “sinistraccio” e porta in vantaggio i nerazzurri; ma proprio Taccola pareggia per i giallorossi al 28′, che tre minuti più tardi ribaltano addirittura il risultato grazie a Salvori, lasciando il Pisa ancora fermo a zero punti.

Per il primo punto si deve attendere fino alla quarta giornata e alla quinta giunge anche la prima vittoria, infatti i nerazzurri battono gli orobici per 1 a 0 davanti al pubblico amico; la squadra raccoglie molti complimenti per il suo gioco, ma in città sono in molti a pensare che sarebbe più conveniente essere un po’ più “bruttini” ma concreti. Inoltre, dopo le dichiarazioni del Mago Herrera secondo cui, dopo il pareggio per 1 a 1 dell’Arena, il Pisa è una buona squadra che si salverà senza problemi con qualche innesto, l’insofferenza dei tifosi non può che crescere.

Oltre a qualche carenza di organico, la testardaggine di Lucchi che continua ostinatamente a schierare la squadra in modo iperoffensivo, il Pisa è anche spesso sfortunato: pali, traverse e occasioni sfiorate negano spesso importantissime reti, mentre agli avversari va molto meglio, come in occasione del derby contro i viola dove, dopo una bellissima prestazione, i nerazzurri vengono beffati da un palo-rete di Amarildo.

Dopo questa amara sconfitta il Pisa reagisce e infila due vittorie consecutive contro L.R. Vicenza e Napoli, ma poi occorrono altre otto giornate prima di tornare a conquistare la vittoria, ottenuta espugnando il Marassi ai danni della Samp. Intanto la classifica ha iniziato a farsi veramente pericolosa e il campionato sta entrando nella fase finale.

Alla dodicesima giornata del girone di ritorno, si presenta il primo appuntamento decisivo: all’Arena scende il Bologna che, malgrado non abbia assolutamente niente da chiedere al campionato riesce a conquistare i due punti, in un incontro dove le speranze dei pisani si infrangono ancora una volta contro un palo, colpito da Joan a pochi minuti dalla fine.

Due settimane più tardi arriva il Vicenza, diretta concorrente dei nerazzurri nella corsa per non retrocedere, la vittoria è d’obbligo per poi andare a giocarsi tutto all’ultima giornata a Napoli; ma i “ragazzi”, ormai scarichi psicologicamente dopo l’incontro col Bologna e provati dalla stagione, non riescono a conquistare la vittoria e l’incontro termina 2 a 2, che porta con sé anche un altro amaro verdetto…dopo un solo anno, il Pisa è costretto a tornare in Serie B.

Il Pisa lascia la Serie A con la sconfitta di Napoli all’ultima giornata, mentre in città imperversano già processi e verdetti; il più additato è Mister Lucchi, reo di aver pensato più a far bella figura come allenatore, piuttosto che badare alla sostanza e alla concretezza, praticando magari, di tanto in tanto, un calcio sparagnino ma efficace. L’altro principale imputato è il portiere Annibale accusato di aver commesso tanti…troppi errori nel corso della stagione.

Al posto di Lucchi viene ingaggiato Lauro Toneatto, allenatore “ruvido” e dal carattere d’acciaio che avvia un’imponente rifondazione, estremamente dispendiosa per le piccole tasche della società; l’obiettivo dichiarato è quello di tornare subito in Serie A e dopo gli arrivi di Abbondanza, Baisi, Crivelli, Parola, Rampanti e Raschi anche la stampa specializzata indica i nerazzurri come sicuri candidati alla promozione.

I favori del pronostico mettono una notevole pressione sulla squadra, inoltre la difficile integrazione dei nuovi con quello che è ormai il gruppo storico nerazzurro e i complicati rapporti fra l’allenatore e la squadra, che sembra non gradire i modi da Sergente del mister, fanno sì che alla fine la montagna partorisca un topolino; infatti il campionato dei nerazzurri è ricco di contraddizioni, ottime prestazioni vengono seguite da gare inguardabili e sconfitte imbarazzanti.

Come quella che, il 26 Aprile del 1970 quando i nerazzurri vengono sconfitti per 5 a 2 dal Perugia all’Arena, sancisce il definitivo addio ai sogni promozione e costa la panchina a Toneatto, che viene sostituito da Giuseppe Corradi, mister esordiente che, da calciatore, ha militato per dieci anni fra Juventus e Genoa; il suo compito è quello di finire il campionato in modo onorevole e di lanciare i giovani primavera, perché per ripianare la folle campagna acquisti di Toneatto a fine stagione le cessioni da fare saranno molte.

Corradi si rimbocca le maniche e comincia il suo lavoro, uno dei giovani più interessanti è una giovane punta scovata nella squadra della Piaggio e cresciuta fra il vivaio e la De Martino del Pisa; il compito di svezzare il giovane Antonio Baldoni è proprio di Giampaolo Piaceri, che è suo compagno di reparto nello 0 a 0 di Bergamo della quindicesima giornata. Quattro giornate più tardi, sempre coadiuvato dall’esperto Piaceri, il giovane Baldoni realizza la sua prima rete fra i professionisti nell’ultima giornata di campionato; campionato che vede chiudere il Pisa al settimo posto con 39 punti.

Nell’estate del ’70, mentre in tutte le sale da ballo impazza Renato dei Profeti con Lady Barbara, su Pisa iniziano ad addensarsi delle oscure nubi; infatti, il Presidente Donati inizia a manifestare insofferenza e il desiderio di lasciare la guida della società. Inoltre la grande campagna di cessioni, che porta 250 milioni nelle casse del Pisa, lascia la squadra notevolmente indebolita e gli acquisti effettuati non sembrano essere all’altezza della situazione; tant’è che anche l’allenatore designato, Pinardi, fa un passo indietro e lascia l’incarico vacante.

Al suo posto viene contattato Umberto Mannocci che, facendo buon viso a cattivo gioco, dichiara che il Pisa non sarà assolutamente una squadra materasso; ma il campionato lascia intuire fin dalle prime battute che , per il Pisa, la stagione sarà molto difficile e i problemi societari non saranno certo di aiuto alla causa. Il Pisa si batte e lotta con tutti i mezzi che ha, ma per tutto il campionato non riesce mai a staccarsi dalla zona pericolosa della classifica; l’attaccamento alla maglia, l’esperienza e la determinazione dei vari Gasparroni, Barontini, Joan e Piaceri, ultimi reduci della Serie A non è sufficiente a colmare le lacune dei Teneggi, Algarotti, Burlando e Pazzaglia. Malgrado questo, il Pisa ha l’opportunità di salvarsi facendo bene nelle ultime giornate.

Il primo match decisivo è quello contro la Reggina del 30 Maggio, a tre giornate alla fine: dopo una ventina di minuti, un contropiede fornisce una ghiotta occasione a Bongiorni che non sbaglia ed infila Lorenzetti; gli amaranto difendono strenuamente il vantaggio e alla fine per i nerazzurri arriva la sconfitta e lo spettro della Serie C inizia pericolosamente a materializzarsi. Occorrerà necessariamente fare risultato a Novara fra sette giorni.

Il Novara non ha più particolari interessi in questo campionato, ma riesce comunque a chiudere il primo tempo in vantaggio per 1 a 0; nel secondo tempo i nerazzurri dovrebbero avere una reazione veemente, ma invece si squagliano come neve al sole ed incassano altre sei reti, a pochi minuti dalla fine Piaceri realizza la rete della bandiera che significa ben poco e non toglie l’amarezza di un pesantissimo 7 a 1 che ci porta con un piede in C.

Nell’ultima sfida il Pisa liquida l’Arezzo per 3 a 1 e, al termine del campionato, i nerazzurri si trovano a 32 punti a pari merito con il Taranto: a stabilire il verdetto definitivo è proprio la fatal Novara; infatti, a causa della peggior differenza reti veniamo rispediti nell’inferno della C.

Al termine di questa disastrosa e travagliata stagione, Giampaolo decide di lasciare il Pisa e dopo quattro stagioni, record assoluto per lui, lascia i nerazzurri per accasarsi al Viareggio con i quali giunge al settimo posto del girone B di Serie C, due lunghezze davanti ai suoi ex compagni del Pisa.

Alla fine della stagione ’71/72, all’età di trentatré anni, decide di ritirarsi dal calcio giocato dopo aver collezionato più di 300 presenze e 114 reti da professionista. Dopo la fine dell’attività agonistica rimane vicino al mondo del calcio, ha delle brevi esperienze da allenatore a Prato e Riccione, e nel ’75/76 viene chiamato alla guida del Pisa per sostituire Mr. Landoni con i nerazzurri invischiati nella lotta per non retrocedere dalla C, ma dopo pochissime partite la società, guidata adesso da Paolo Rota richiama Mister Landoni. Dopo di che avrà alcune esperienze come allenatore in seconda.

Con noi, a Pisa, ha avuto la sua più lunga permanenza in una squadra: infatti, quattro stagioni per uno che era abituato a cambiare maglia ogni anno o quasi è veramente un record; è stato uno degli eroi del ’68, protagonista di quella squadra che regalò a Pisa un incredibile sogno ad occhi aperti, che rimarrà per sempre impresso nella memoria dei tifosi pisani. 111 presenze e 29 reti sono i suoi numeri ma i numeri non sono molto importanti…sono importanti i ricordi che si lasciano e quelli che ci ha lasciato Giampaolo sono bellissimi. Giampaolo Piaceri, Un Nerazzurro da Raccontare!!!

Senio Calvetti

 

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8 Comments

  1. Senio

    28/09/2011 at 18:48

    Ahahahah…fantastico l’attacco hard!!!
    Rimanendo in tema…qualche chicca o notizia su Chiappella? :-)
    A Pisa tornò, dopo averci giocato dal 46 al 49, nel 79/80 alla corte di Romeo…che tipo era…che carattere aveva,,,insomma qualsiasi cosa vi venga in mente va benissimo.
    E’ vero che malgrado la sua lunga militanza in viola, prima da giocatore e poi da allenatore, era ben visto dalla piazza?

  2. Franco

    26/09/2011 at 12:49

    Nell’attacco Hard poteva essere inserito anche Martiradonna

  3. giampaolo

    25/09/2011 at 22:22

    Se da un lato c’è il rammarico per la perduta gioventù, dall’altro c’è la soddisfazione di aver vissuto uno dei periodi più appaganti della storia nerazzurra. Ricordo che già nel pre campionato, di quello che ebbe un epilogo storico con la conquista della serie A, giocammo una amichevole a Livorno (per me l’esordio all’Ardenza), rifilandogli tre pappine.
    Uno dei marcatori, anche in quella circostanza, fu Piaceri.
    Piaceri faceva parte anche dell’attacco della squadra HARD di quei tempi:
    SEGA, FAVA, TROJA (TROMBINI), con ABBONDANZA di PIACERI.

  4. Franco

    25/09/2011 at 22:17

    Grazie a te, Senio, per gli scritti che ci proponi sui grandi nerazzurri del passato.

  5. Senio

    24/09/2011 at 23:54

    Grazie della chicca Franco!!! Ora che so del gesto dell’ombrello agli amarantotrigliati la mia stima nei confronti di Piaceri è cresciuta esponenzialmente!!! :-) I ricordi diretti sono i più belli ed è per questo che mi piacerebbe che molte più persone facessero come te, mettendo i propri ricordi, aneddoti, sensazioni e quant’altro le cronache non possono riportare…per far diventare i ricordi dei nostri eroi ancor più belli, avvincenti…e di tutti.
    SEMPREFORZAPISA

  6. Franco

    24/09/2011 at 18:26

    Con il Livorno segnò un bel gol, in semirovesciata, ma fu il secondo per la precisione. Si procurò poi astutamente il rigore del 3-0, realizzato da Joan, già autore del primo gol su passaggio proprio di Piaceri. Una giornata storica, indimenticabile. Al rientro negli spogliatoi gli amaranto erano inferociti ed in particolare ce l’avevano proprio con Piaceri che, avviandosi velocemente verso il sottopassaggio, li sbeffeggiò con il gesto dell’ombrello… il tutto per l’immensa goduria di noi nerazzurri!

  7. Pingback: Un Nerazzurro Da Roaccontare – Piaceri | Hotels-Riccione.com

  8. Roberto D.M.

    22/09/2011 at 12:50

    Caspita Senio, che articolone! è quasi un mini Book da leggere a puntate!
    Ma poi, con la meticolosa storia di Piaceri , una vera mina per le difese avversarie, sempre in agguato pronto a colpire, ho potuto rivivere un bel periodo dei nostri amati neroazzurri, cosi ricco di notizie correlate anno per anno.

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