Il Pisa Siamo Noi

La Cura Ludovico

cura ludovico

Leggendo il titolo e vedendo l’immagine sicuramente molti di voi lettori avranno già capito dove voglio andare a parare.

Erano i primi anni Settanta ed il geniale nonché compianto Stanley Kubrick stupì il mondo con quello che senza ombra di dubbio puó essere considerato il suo capolavoro più riuscito : Arancia Meccanica.

Impossibile e profondamente ingiusto provare a sintetizzare un’opera così geniale in poche righe ; mi limito solo a ricordare (riassumendo il concetto di base del film fino all’inverosimile) che si tratta della storia di un ragazzo che capisce a proprie spese che é meglio essere cattivi per scelta personale piuttosto che essere buoni perché un qualcuno o un qualcosa te lo impone senza troppi complimenti.

Ed è il qualcosa di cui sopra che mi interessa analizzare.

Il malcapitato Alex – così si chiama l’antieroe della pellicola – viene sottoposto ad un trattamento sperimentale (la cura Ludovico appunto) che consiste nella visione di filmati di violenza estrema allo scopo di estirpare tali riprorevoli comportamenti dalla sua personalità : incatenato ad una sedia, con tanto di fissapalpebre ed elettrodi tutto intorno al gulliver (la testa …), imbottito di chissà quali farmaci, il povero ragazzo si vede costretto a ripudiare la vita delinquenziale fatta in precedenza a causa di questa sorta di lavaggio del cervello che vede nella musica l’elemento di una perfetta catarsi.

La nona del Ludovico Van – ovvero l’Inno alla Gioia di Beethoven – aveva accompagnato le malefatte di Alex ; la cura Ludovico casualmente accompagna le immagini di violenza con la medesima musica e porta il ragazzo a rifiutare ció che aveva amato fino a quel momento, soprattutto quel “piacere impiacentito” sonoro che da delizia si trasformerà in tortura e lo porterà, dopo una serie di vicessitudini, ad accogliere la morte quale liberazione da quell’abominio compiuto dalla scienza in nome di una improbabile redenzione.

Adesso voi vi chiederete : ma che ci azzecca il nostro Pisa con tutto questo ?

Bella domanda.

Ma niente paura : niente ultraviolenza e amenità simili.

E’ solo che in momenti come questo dove la depressione calcistica é dietro l’angolo ed il Pisa scivola sempre più lontano dalle zone che contano della classifica il povero tifoso le pensa tutte per risollevare le sorti della squadra del cuore.

Ecco allora che il buon Gabriele – ovvero il sottoscritto – gioca un poco con l’immaginifico mondo del cinema e va ad inventarsi una sorta di cura Ludovico da applicare alle varie componenti dell’AC Pisa 1909.

Ecco allora il buon Battini sulla sedia del nostro amato Alex, costretto a guardarsi un film lungo quasi vent’anni, il periodo nel quale il Presidentissimo Romeo Anconetani prendeva una squadra in C1 e la portava in Serie A, a giocare con le grandi di Italia, a vincere addirittura in Europa, a riempire il catino dell’Arena Garibaldi anche più del lecito e del possibile.

Romeo che scende dall’aereo di ritorno da Pagani con la bandiera neroazzurra.

Romeo a braccia alzate sotto la Curva Nord gremita fino a scoppiare.

Romeo in lacrime per l’ennesima promozione della sua creatura.

Romeo che incanta la stampa, locale e non, con la sua proverbiale dialettica.

Romeo che incolla una provincia intera davanti alla TV per il suo monologo settimanale.

Romeo che porta seimila persone allo stadio, in lacrime come se fosse stato il padre di tutti, per quell’ultimo viaggio così difficile da digerire.

In una sola immagine, Romeo che trasmette emozione al popolo pisano.

E poi sulla sedia che é stata di Alex ci vedo mister Pane, costretto suo malgrado a guardarsi tutte le conferenze stampa dei suoi illustri predecessori.

La colonna sonora ?

Niente musica classica per lui.

Si va dal Se Vogliamo Possiamo di Ventura all’A Me Non Me Ne Frega Niente di Braglia.

Quando si alzerà da quella sedia dovrà aver imparato a far credere ai propri giocatori di essere in grado di compiere qualsiasi impresa, andando così a rispecchiare quell’animo pugnace e combattivo che da sempre ha contraddistinto Pisa e la sua gente.

Finita qua ?

Neanche per sogno !

Adesso tocca ai giocatori sorbirsi una dose massiccia di cura Ludovico.

Le immagini di certo non mancano …

E nemmeno la colonna sonora, da ricercare in quell’inno meraviglioso – canta Funel ! – che é la suoneria del cellulare di ogni tifoso neroazzurro che si rispetti.

Ci vogliono una ventina di sedie ed altrettanti fissapalpebre, ma con uno sforzo della mia immaginazione troppo fervida ce la posso fare.

Le immagini, dicevamo.

Chi più ne ha più ne metta.

La saetta di Dunga che incenerì il povero Zenga.

Davide Lucarelli che ci regala una delle più belle esultanze mai viste a Pisa – oltre che la vittoria nel derby contro la Fiorentina.

Lo slalom di Ciotola.

Il goal di Bonuccelli al Riccione, primo segno di vita di un inverno postatomico.

Il grande Gianluca Signorini, monumento alla pisanità in quel di Anfield Road, che nel campetto di Nizza Millefonti ci regala il ritorno nel professionismo.

Raimondi che a Monza gioca con undici punti di sutura nel volto dati alla meno.

Ferrigno che gioca i play-off con una costola incrinata ed un alluce rotto.

Biancone che gioca gli stessi play-off con una spalla fuori posto.

De Simone che gioca gli stessi play-off con un menisco fuori uso.

Devo continuare ancora ?

Io credo di no, il concetto dovrebbe essere chiaro.

La maglia che indossate é un onore ed un onere, va rispettata ed onorata, perché rappresenta Pisa in Italia e nel mondo.

E quando un giocatore qualsiasi la indossa con orgoglio avrá sempre un posto d’onore nel cuore di ogni tifoso neroazzurro.

Uff, che fatica.

Siamo al termine di questa lunghissima seduta pseudoterapeutica, quasi onirica, purtroppo non troppo applicabile nella realtà, ma me ne faró una ragione.

Aspetta peró.

Visto che ci sono quasi quasi ne approfitto e ci provo pure io, nel tentativo di convincermi che tutta questa passione, tutto questo amore, forse è sprecato per un concetto così astratto e forse impersonale come una squadra di calcio.

Eccomi allora sulla famigerata sedia, camicia di forza, fissapalpebre ed elettrodi di ordinanza.

Sullo schermo niente calcio ovviamente : la passeggiata di Marina di Pisa, il lungomare di Viareggio, la terrazza di Tirrenia, centri commerciali a go go, shopping natalizio, carnevali a destra e a manca.

Mi sciroppo tutto questo ma alla fine mi ritrovo molto più simile al nostro Alex di quanto potessi immaginare.

Alla fine di Arancia Meccanica vediamo il nostro eroe tornato ancor più violento che all’inizio del film : sono guarito, eccome ! sono le sue ultime parole.

Ebbene, al termine della mia personalissima cura Ludovico il concetto è lo stesso : anche io sono guarito, nel senso che mi ritrovo più tifoso e più appassionato di prima.

Forse perché non sono affatto malato.

O forse perché da questa malattia non voglio guarire mai.

Gabriele Bianchi

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