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Un Nerazzurro da Raccontare: Mauro Viviani – Seconda Parte
- Updated: 10/10/2013
La stagione 1989 /90 inizia con una solida certezza, la conferma di Luca Giannini e Mauro Viviani a capo dello staff tecnico che avrà il compito di riportare il Pisa nella massima categoria. I Nerazzurri collezionano 4 vittorie nelle prime sei giornate di campionato, Piovanelli e Incocciati segnano con regolarità e la squadra sembra girare alla perfezione. Alla nona di campionato, il buon lavoro svolto trova ulteriore conferma, il Pisa espugna il Rigamonti di Brescia con un perentorio 4 a 1 e, cinque giornate più tardi, rifila 3 reti anche al Pescara. Tutto procede secondo i piani, la squadra marcia a ritmo serrato e riesce anche a laurearsi campione d’inverno, nonostante la concorrenza del favoritissimo Torino. Viviani e Giannini sono sicuri di poter centrare la promozione, la squadra è forte e molto affiatata, ma nel girone di ritorno, sarà fondamentale tenere alta l’attenzione di tutto gruppo, per conquistare l’ambita Serie A ancora una volta.
Il nuovo decennio si apre con l’ultima del girone di andata e il Pisa subisce la prima, amara, sconfitta interna della stagione, a portare via l’intero bottino dall’Arena è il Parma di Nevio Scala, che riesce a battere i Nerazzurri per 2 a 0. La squadra assorbe bene il colpo e non si abbatte, anzi, reagisce dimostrando tutta la sua forza inanellando ben 11 risultati utili consecutivi, interrotti il 14 Aprile dalla sconfitta di Torino, dove i granata riescono ad imporsi per 2 a 1 grazie alle reti di Benedetti e di Sordo.
Il Pisa prosegue il suo cammino pareggiando in casa con la Reggina, quindi, travolge il Pescara all’Adriatico (1-4), in una partita che vede protagonisti Neri e Piovanelli, autori entrambi di una doppietta. Nelle successive cinque partite, raccoglie cinque comodi pareggi che, in altre circostanze avrebbero provocato qualche “bubbolio”, ma che in questo caso hanno il dolce sapore del nettare degli dei, perché spalancano le porte della Serie A e scatenano la gioia in tutta la città. Il Pisa chiude il campionato al secondo posto con 51 punti dietro al Torino, primo con 53. Giannini e Viviani hanno guidato magistralmente la squadra per tutta la stagione centrando pienamente l’obiettivo indicato da Romeo. Piovanelli e Incocciati hanno segnato la bellezza di 30 reti in due, il Pisa, con 3 sconfitte, è la squadra meno battuta del torneo ed ha anche la seconda miglior difesa. Un trionfo a tutto tondo, che viene confermato, oltre che dal gioco e la sicurezza espressi sul campo, anche dai numeri.
Per Romeo e il suo Pisa è la quarta promozione in Serie A, un traguardo nemmeno lontanamente immaginabile quando il Presidentissimo rilevò una società allo sbando all’inizio del 1978.
La rosa viene largamente confermata e rinforzata con gli arrivi di Padovano e degli stranieri Simeone, giovane talento argentino in arrivo dal Velez Sarsfield e Larsen, potente danese prelevato da Lyngby. A partire sono Cuoghi, con destinazione Parma, e Incocciati acquistato dal Napoli.
Ma per questa stagione, Romeo ha in mente qualcosa di particolare, qualcosa di nuovo, qualcosa che gli frulla in testa da diversi mesi e che potrebbe far fare al Pisa un notevole salto di qualità…
Avevo seguito Lucescu per 3 o 4 mesi, facendo continuamente Pisa-Roma, Roma-Bucarest ogni due settimane. Romeo voleva sapere tutto di lui. Quando iniziai a visionare i suoi allenamenti, mi resi subito conto di che personaggio era. Più di una volta lo vidi entrare in campo, toccare l’erba con una mano e far traslocare tutta la squadra su uno degli altri campi di Bucarest. Voleva che per ogni filo di erba ci fosse una goccia di rugiada! E noi come dei pazzi ci mettevamo alla ricerca di quale sarebbe stato il successivo campo di allenamento.
Col passare del tempo mi resi rapidamente conto che Mircea era, ed è, un grande allenatore e una grande persona, con un solo difetto: spirito gitano al 100%. Ad esempio, per lui, gli orari erano un optional. Quando riferii ad Anconetani gli dissi che era un grandissimo allenatore, che sapeva sette lingue, aveva vinto sei scudetti e faceva giocare molto bene le sue squadre. Poi, mi permisi di aggiungere che, secondo me, esisteva la possibilità che loro due non sarebbero andati molto d’accordo. Me ne disse di tutti i colori e senza pensarci ulteriormente prese Lucescu.
Lucescu arriva a Pisa in qualità di Direttore Tecnico, fin da subito fa capire ai suoi collaboratori, che il suo intento primario è quello di far cambiar mentalità alla squadra, di fargli acquisire una dimensione internazionale. Organizza una tournèe in Belgio dove il Pisa disputa ben tre partite in quattro giorni e successivamente un amichevole a Madrid contro il Rayo Vallecano , dove gli spagnoli si impongono per 2 a 0.
Facemmo pochissima preparazione e partimmo subito per andare a giocare in giro per l’Europa, perdemmo con l’Anversa e pareggiammo col Liegi e col Gent. Io sottolineai che forse, mettersi subito in discussione con i risultati, non era buona strategia , ma lui ribatté dicendo che doveva necessariamente creare una mentalità internazionale ai ragazzi. Vincere o perdere al momento non era importante.
Inizia la stagione ufficiale e, al primo turno di Coppa Italia, il Pisa espugna il Friuli vincendo contro l’Udinese grazie ad una rete di Piovanelli, mettendo una seria ipoteca sul passaggio del turno; quattro giorni più tardi, si apre anche il campionato ed è ancora Piovanelli ad andare a segno e regalare l’intera posta ai Nerazzurri, stavolta vittoriosi sul campo del Bologna. Nel ritorno di Coppa, disputato sul neutro di Pontedera, la musica è sempre la stessa, ancora 1 a 0, ancora con rete di Piovanelli. Tre vittorie consecutive di cui due in trasferta, nessuna rete subita e passaggio del turno in Coppa Italia ma…
Ci eravamo qualificati e stavamo festeggiando, c’erano i giornalisti, il Presidente era venuto negli spogliatoi, mancava solo Mircea. Andai a cercarlo.
Lo trovai chiuso dentro a uno sgabuzzino, seduto su una sacca di palloni con la testa fra le mani.
-Mircea, che fai lì? Abbiamo vinto andiamo a festeggiare, ti cercano anche tutti i giornalisti, andiamo.
-No, io non ci sto più a Pisa, me ne vado.
-Cosa?!?…ma che stai dicendo, ma sei impazzito?
-Non mi piace come i ragazzi interpretano le partite, abbiamo giocato male.
Non era vero, avevamo vinto meritatamente e anzi, avevamo rischiato parecchio perché lui non voleva che si buttasse mai via la palla. Ma era fatto così.
Il cammino del Pisa prosegue addirittura meglio di come era iniziato e, al debutto all’Arena, i Nerazzurri travolgono il Lecce con un roboante 4-0, in una gara dove impressionano per qualità e quantità delle giocate. Sovrapposizioni, inserimenti e moto perpetuo di tutti gli uomini in campo hanno consentito a Simeone, Padovano e Piovanelli, quest’ultimo autore di una doppietta, di andare in gol con una facilità quasi disarmante. La domenica successiva il Genoa del pragmatico Bagnoli riesce a strappare un punto all’Arena, tenendo inchiodato il risultato sullo 0 a 0 per tutti i novanta minuti, ma l’impressione destata dai Nerazzurri in questo avvio di stagione è veramente ottima e Lucescu sembra essere riuscito ad imprimere il suo marchio con rapidità ed efficacia.
L’avvio di stagione fu ottimo e fino all’infortunio di Piovanelli eravamo addirittura primi in classifica. Lucescu, abituato a giocare per vincere e ad imporre il proprio gioco, non aveva ancora capito a pieno che qui c’era da soffrire e, più che proporlo il gioco, dovevamo imparare a non subire troppo quello degli altri.
Improvvisamente, negli ancora poco oleati meccanismi, qualcosa si inceppa e il Pisa incappa in tre sconfitte consecutive. La prima al San Paolo contro il Napoli, dove una rete di Careca realizzata al 90′ piega i Nerazzurri, autori comunque di una buona gara contro una delle formazioni più forti del campionato. Ma il brutto 4 a 0 subito all’Arena dalla Fiorentina e il 6 a 3 subito a San Siro contro l’Inter fanno scattare il campanello d’allarme, la difesa è troppo “allegra” e le goleade subite, oltre ad affossare il morale della truppa, sono un chiaro segnale che qualcosa non va. Il Pisa reagisce battendo il Cagliari all’Arena, ma poi arrivano di nuovo tre brucianti sconfitte contro Samp, Parma e Atalanta e la preoccupazione nell’ambiente Nerazzurro inizia decisamente a salire; inoltre, il particolare carattere di Lucescu non facilita certo le cose…
Stavamo partendo da Villa delle Rose per andare a giocare all’Arena contro la Juventus. Il pullman era già in moto ed erano tutti a bordo, tranne Lucescu.
Anconetani mi mandò a cercarlo. Lo trovai in camera seduto sul letto che stava tranquillamente parlando al telefono.
-Mircea, ma che fai? Il pullman è già in moto!
-Sto parlando con l’Atletico Madrid. Non si va a Pisa, io e te si va a Roma si prende l’aereo e andiamo là.
Questo per far capire il suo carattere, ma a livello di allenatore era veramente un grande. Imparai molte cose quell’anno da lui, cose che sono tuttora attuali e proponibili a qualsiasi livello. Nelle sue esercitazioni i giocatori si trovavano a pensare, non ad obbedire ordini e questo li faceva crescere in modo esponenziale.
Dopo la brutta scoppola rimediata all’Arena dalla Juve di Maifredi, dove i ragazzi di Lucescu escono sconfitti con un impietoso 1 a 5, i Nerazzurri si riscattano andando a vincere in uno dei templi del calcio, infliggendo alla Roma di Carlos Bianchi un 2 a 0 sul proprio campo grazie alle reti di Larsen e Lucarelli.
Il girone di ritorno si apre con i pareggi ottenuti contro Bologna (2-2) e Lecce (1-1), ma alla ventiduesima giornata si riapre il baratro che fa riaffiorare la paura di retrocedere. Il Pisa perde nuovamente il derby con la Fiorentina, ancora una volta per 4 a 0 e, sette giorni più tardi, una rete di Berti realizzata al 51′, consente all’Inter di espugnare l’Arena. La classifica inizia a far paura, Capitan Bosco e compagni non riescono ad invertire la tendenza ed escono sconfitti anche dal Sant’Elia, trafitti dalle reti di Cornacchia e Fonseca. Romeo va su tutte le furie e solleva Lucescu dall’incarico di Direttore Tecnico affidando la squadra a Giannini, che già figurava come allenatore e, ovviamente, al fidatissimo Mauro Viviani.
Il Pisa ha un sussulto d’orgoglio e vince al Tardini al termine di una rocambolesca partita terminata col risultato di 3 a 2, due reti di Padovano e una di Maurizio Neri. Ma solidità e convinzione sono ormai lontani miraggi e ad ogni partita, i Nerazzurri, annaspano cercando gioco e gol. Atalanta, Milan e Lazio espugnano l’Arena e la Serie B inizia ad essere sempre più vicina. Anche lo stadio inizia lentamente a raffreddarsi e a svuotarsi e la retrocessione diventa un’amara realtà. Il Pisa chiude al terzultimo posto con 22 punti, a ben 7 punti di distanza dalla salvezza.
Anconetani opta per una cambio radicale, una vera e propria rivoluzione dell’organico. Il Capitano, Roberto Bosco, Fiorentini, Cristallini e i due argentini Chamot e Simeone sono praticamente gli unici a restare. Il reparto offensivo viene completamente rinnovato con gli arrivi di Scarafoni, dalla Triestina, Ferrante, dalla Reggiana, Polidori, dal Pergocrema e il rientro del giovane Martini. Altre forze “fresche” arrivano a centrocampo con gli innesti di Marchegiani, Gallaccio, Rotella e Zago; in difesa, vengono acquistati Dondo, Fimognari e Picci, mentre il giovane Taccola viene promosso in prima squadra dalla Primavera. Inoltre, dal Como, arriva anche un promettente terzino, che Viviani aveva personalmente visionato, Andrea Fortunato.
Mi aveva chiamato Adolfo e mi aveva detto di andare a Como a visionare un certo Fortunato. Poi, il lunedì mattina, alle sette, avrei dovuto recarmi in sede e presentare la relazione a Romeo. Mi recai a Como, stilai la relazione, che fu molto positiva, e alle sette di lunedì mi presentai in sede. Ad attendere Romeo eravamo in 6 o 7, non conoscevo nessuno degli altri. Quando, alle 7 e un quarto, arrivò, ci fece salire e ci chiese le relazioni. Aveva mandato sette osservatori diversi a vedere lo stesso giocatore! Nessuno di noi sapeva degli altri, le relazioni dovevano essere molte ma non influenzate da giudizi altrui.
Un gruppo completamente nuovo, a cui Giannini e Viviani dovranno dedicare molte cure e molta attenzione per farlo crescere uniformemente e rapidamente.
L’avvio di campionato non è sicuramente dei migliori e la stagione 1991/92 si apre con tre sconfitte consecutive subite da Casertana, Modena e Cosenza. A Romeo viene un diavolo per capello e a farne le spese è Luca Giannini, esonerato dopo la sconfitta in terra calabrese. Al suo posto arriva l’esperto Ilario Castagner, già allenatore di Inter, Milan e Lazio, ma fermo da un paio di stagioni dopo una brutta parentesi a Pescara.
Tre vittorie nelle successive quattro partite, sono il suo biglietto da visita e i buoni risultati restituiscono fiducia e autostima a tutto il gruppo. La squadra, se pur lentamente, inizia a convincere, ad amalgamarsi e a risalire posizioni in classifica. Ma alcune difficoltà rimangono e il girone di andata si chiude con i Nerazzurri che alternato buone prestazioni e ottimi risultati, come la vittoria sul campo dell’Udinese firmata Marco Ferrante, ad altre prove molto meno convincenti come la sconfitta sul campo del debole Messina.
Stavamo lottando per la Serie A, soffrivamo un po’, ma c’era il potenziale per tentare la promozione . Era un venerdì di febbraio e stava nevicando. Era stato problematico anche solo arrivare a Villa delle Rose. Dopo l’allenamento pomeridiano, andammo a cena; i giocatori mangiarono qualcosa di leggero e poi tutti in camera. Noi dello staff e Romeo, invece, non ci facevamo mancare nulla. Il Presidente ci teneva molto e dopo primi, secondi, dolci e tutto quello che si può immaginare, di solito ci trattenevamo a parlare. Io ero molto teso per la partita, dovevamo giocare col Cosenza, e non mi sentivo molto bene; quindi, verso mezzanotte chiesi il permesso di potermi ritirare, ma Romeo non acconsentì e mi disse di restare. Al mattino avevamo allenamento e l’influenza incalzava, disobbedii e andai a letto. La mattina dopo, verso le sette, squillò il telefono della camera, la 207, non la dimenticherò mai, stavo quasi più lì che a casa mia. Era il Massaggiatore e mi disse:
-Mister dov’è?
-Dove vuoi che sia se rispondo al telefono di camera?
-Guardi, sono nella camera del Presidente, le vuol parlare subito. Quindi, se per cortesia vuole scendere…
-Ma sono a letto. Cosa intendi per subito?
-Subito vuol dire si infili la tuta e scenda.
Pensai che mi aveva licenziato, mi infilai la tuta, mi detti una sciacquata alla faccia e scesi. Entrai in camera, c’era la radio a tutto volume e Romeo si stava facendo la barba canticchiando. Provai a fare qualche cenno al massaggiatore che si trovava ancora lì, ma lui mi fece cenno di stare zitto e aspettare.
Finì di radersi e mi si rivolse dicendomi:
-Deve andare a fare un viaggio lungo…molto lungo.
Rimasi in silenzio e lui:
-Ma dove deve andare non me lo chiede? Glielo avrei detto ieri sera, ma lei se n’è andato! E per questo sono arrabbiato, volevo comunicarglielo davanti a tutti e lei mi ha lasciato lì. Comunque, deve andare in Paraguay.
-In Paraguay?!?…A fare cosa?
-C’è un torneo pre-olimpico dove lei avrà l’opportunità di visionare tutti i migliori under 23 sudamericani e in più, visto che c’è Simeone con la nazionale argentina, me lo deve tenere d’occhio.
Chiamai mia moglie, la Toscana e l’Italia erano completamente innevate:
-Ciao, senti dovresti preparami una valigia con la roba estiva…
-Ma sei impazzito o mi prendi in giro?
-No, devo andare in Paraguay.
Diciamo solo che non la prese benissimo…
Partii da Roma alla volta del Paraguay e lì furono opzionati Cafù, Montero e Asprilla. Per vari motivi non fu possibile esercitare le opzioni, ma per la Società fu comunque un buon affare, riuscii a rivenderle per il doppio della cifra pagata.
Quando Mauro torna dal suo viaggio in Sud America il Pisa è ancora lì, pronto a spiccare il volo, ma incapace di trovare lo spunto decisivo, il filotto di vittorie necessario per arrivare definitivamente nei piani alti della classifica.
Per tutta la stagione eravamo sempre lì, ad un passo dalle zone alte, ma quando arrivava la partita decisiva venivamo meno.
Il copione rimane lo stesso fino alla fine del campionato e i Nerazzurri falliscono, per la prima volta nell’era Anconetani, l’immediata risalita in Serie A, chiudendo al sesto posto con 39 punti a cinque lunghezze dal paradiso.
Nella stagione successiva, la 1992/93, la squadra viene affidata a Montefusco, allenatore proveniente dal Baracca Lugo; al suo fianco, colui che nel corso degli anni è diventato più che un semplice collaboratore, una vera e propria spalla destra su cui Romeo fa sempre più affidamento: Mauro Viviani.
Dopo un promettente avvio, dove il Pisa staziona stabilmente nelle posizioni di testa, la squadra perde smalto e brillantezza e, di conseguenza, continuità di prestazioni. Il girone di andata si chiude con una bella vittoria sul campo del Venezia, ma all’inizio del girone di ritorno, due pareggi interni e una sconfitta sul campo del Piacenza, fanno saltare la panchina di Montefusco. Le redini del gruppo vengono affidate a Viviani, che esordisce da primo allenatore con una vittoria, battendo il Cesena per 1 a 0. Subito dopo arrivano lo 0 a 0 interno contro una delle armate del campionato, la Cremonese, e la bella vittoria sul campo della Spal. La squadra sembra più solida, reattiva e il pareggio sul campo del Modena conferma questa tesi.
Il 21 Marzo 1993, all’Arena, arriva l’Ascoli, per una partita che può riaprire definitivamente il discorso promozione, ma è una giornata di quelle che sembrano stregate, maledette dal destino e i marchigiani, pur non facendo nulla di eccezionale, se ne tornano a casa con una immeritata e fortunosa vittoria.
Se avessimo vinto la partita interna contro l’Ascoli sono convinto che saremmo andati in Serie A. Nonostante avessimo giocato quasi tutta la partita in dieci, a causa dell’espulsione di Fiorentini, fu un vero e proprio tiro al bersaglio. Lorieri, il portiere dell’Ascoli, se non sbaglio prese un bel 9 in pagella e questo dice più o meno tutto. Ma era una giornata stregata, si vedeva…all’80’ ci fu un rigore per noi. Sul dischetto andò, ovviamente, lo specialista Scarafoni, Lorieri riuscì a parare anche quello. Sull’azione successiva la palla giunse a Bierhoff, noi sbagliammo il fuorigioco e con praticamente l’unico tiro in porta della partita riuscirono a vincere.
L’occasione sfumata è una pesante mazzata da digerire, soprattutto per il modo in cui è arrivata. Viviani non molla, ma alla squadra continuano a mancare continuità di risultati e di prestazioni e, nonostante le vittorie con Padova, Verona, Bari e Venezia, alla fine arriva soltanto un ottavo posto.
Per il secondo anno il Pisa fallisce la promozione e la piazza, ormai assuefatta ai grandi palcoscenici della A o a campionati di B vissuti da protagonista, inizia a mormorare. Anche gli arrivi per la nuova stagione convincono poco, soprattutto in attacco dove Polidori, Martini e Lorenzini non sembrano dare troppe garanzie. Il nuovo allenatore, Rumignani, viene addirittura esonerato prima della prima amichevole, a causa di un diverbio con Anconetani. Al suo posto arriva Walter Nicoletti. Nelle prime quattro giornate, il Pisa riesce a conquistare due belle vittorie contro Modena (3-0) e Palermo (2-0), poi, nonostante gli arrivi di Muzzi dalla Roma e Antonioli dal Milan, durante il mercato autunnale, per nove giornate, Nicoletti e suoi ragazzi non riescono più a vincere.
Romeo non è assolutamente convinto dell’operato del nuovo Mister e il 6 Febbraio, dopo una vittoria in casa contro il Venezia, esonera anche Nicoletti. Anche la piazza è irrequieta, il gioco latita e risultati non arrivano, scatta quindi la contestazione aperta nei confronti del Presidentissimo, che viene addirittura ferito ad un occhio durante un protesta. Abbandonati i sogni di gloria ormai si tratta di salvare il salvabile e di cercare di portare la squadra alla salvezza nel più breve tempo possibile. Romeo decide di affidarsi all’esperienza del veterano Bersellini, uno che di calcio ne ha visto veramente molto, anche ad altissimi livelli. Il Pisa raccoglie due vittorie e due pareggi in sei gare, la cura sembra funzionare, ma ci sono evidenti limiti tecnici e, nonostante la grinta non manchi, i Nerazzurri non riescono mai a staccarsi dalle zone pericolose della classifica. All’ultima di campionato al Pisa serve la vittoria contro la già salva, Fidelis Andria. Il pubblico mette da parte ogni dissapore e malcontento e si presenta in massa all’Arena a sostenere i propri colori, ma i Nerazzurri non riescono a segnare e l’incontro finisce sullo 0 a 0, questo risultato costringe il Pisa a giocarsi la salvezza in uno spareggio contro l’Acireale.
La drammatica sfida si tiene a Salerno il 14 Giugno del 1994, anche in questa circostanza il pubblico pisano si è mosso in massa per incoraggiare la squadra. La partita, come quasi sempre accade in queste circostanze, è bloccata, in entrambe le squadre domina la paura, poche occasioni da gol e soprattutto pochissimo calcio. I tempi regolamentari si chiudono sullo 0 a 0. Nei supplementari, l’unica nota di rilievo è l’espulsione di Martini al 109′, i nervi sono a fior di pelle e i cuori in trepidazione, il destino delle due squadre è appeso ad un filo sottilissimo. Anche i supplementari si chiudono a reti inviolate e si passa ai calci di rigore. Rocco è il primo a presentarsi sul dischetto, ma il centrocampista Nerazzurro si fa parare il tiro dal giovane portiere Amato. Tarantino sbaglia calciando sulla traversa e i pisani tirano un grande sospiro di sollievo, ma quando subito dopo anche Rotella colpisce la traversa, il sangue si gela nelle vene dei supporters Nerazzurri. Favi…gol…Bosco…gol…Migliacci…gol…Farris…gol…Mazzarri…gol…Susic…gol, manca solo Modica all’appello, nelle sue mani un pallone pesantissimo, un pallone che vale la stagione. Modica segna il rigore decisivo e sui pisani si abbatte lo sconforto, dopo quindici anni vissuti ai massimi livelli del calcio, il Pisa torna nuovamente in Serie C, un ridimensionamento che nessuno avrebbe mai immaginato ad inizio stagione.
Nonostante l’amarezza Romeo decide di ripartire, ci sono alcune questioni economiche da chiarire e regolarizzare, ma l’istrionico Presidente decide comunque di allestire la squadra per il nuovo anno. L’allenatore scelto per la nuova avventura è Mauro Viviani, che rifiuta alcune chiamate, anche da categorie superiori, per rimanere a fianco di colui che lo ha lanciato nel calcio professionistico. Ma dopo una dura giornata di ritiro, i ragazzi, lo staff e Viviani apprendono dalla televisione che il Pisa è fallito e non si iscriverà al campionato. Incredulità ed amarezza si possono facilmente leggere sui volti di tutti e ognuno inizia a fare le valigie per tornarsene a casa propria. Ma Viviani, forse il più amareggiato e dispiaciuto di tutti, a causa della lunga militanza e del rapporto ormai fraterno con Romeo, si impone e tuona: “Siamo arrivati qui come una squadra e ce ne andremo come un squadra, ora preparatevi che torniamo a Pisa con il pullman…tutti insieme!”.
Qui termina l’avventura di Romeo Anconetani, del Pisa SC e anche quella di Mauro Viviani a Pisa. In quella stessa stagione guiderà la Centese, poi il Perugia di Gaucci, dove grazie ad una sua felicissima intuizione escogita un interessante sistema di gioco codificato numericamente, dove il centrocampista arretrato, che vede tutto il gioco, chiama la giocata ai suoi compagni gridando numeri precedentemente accordati. Questo porta Mauro e i suoi ragazzi a sfiorare la Serie A nel 1994 e il giovane Cornacchini a realizzare la bellezza di 20 reti in una sola stagione.
Poi moltissime esperienze con Sambenedettese, Taranto, Brescello, Angelana, Città di Castello e altre numerose società. Attualmente Mauro Viviani trasmette tutta la sua passione e il suo sapere calcistico tenendo corsi di tattica per giovani allenatori, ha scritto e partecipato anche alla stesura di molti libri, chiaramente a sfondo calcistico. Mauro è stato uno dei più stretti e fidati collaboratori di Romeo, è stato a Pisa in uno dei massimi momenti di splendore della nostra realtà calcistica e, anche se la carta d’identità dice il contrario, il nero e l’azzurro avranno sempre un posto speciale nel suo cuore. Mauro Viviani, un grande Nerazzurro…Un Nerazzurro da Raccontare!
Senio Calvetti
Jacopo
29/10/2014 at 21:22
Chissà cosa sarebbe successo con quei 3, peccato.. bhe gli aneddoti per mancanza di psazio potete fare il terzo capitolo della storia di Viviani.. quelli che vi ha detto di non pubblicarli non li pubblicate
Redazione
29/10/2014 at 19:43
Cafù, Montero e Asprilla, tutti e tre giovanissimi, furono opzionati, ma poi il Pisa non riuscì a tornare in A e quindi non fu possibile acquistarli; ma le opzioni vennero rivendute al doppio del prezzo pagato originariamente da Romeo. Gli aneddoti sono veramente tanti e bellissimi; infatti, il pomeriggio che abbiamo passato in compagnia di Mauro è stato veramente bello ed interessante…ne ha raccontati anche altri…ma per questioni di spazio non abbiamo potuto metterli tutti…ed altri ancora…ma quando ci dicono questo ve lo dico ma non lo dovete scrivere per noi è come aver firmato un contratto dal notaio ;-)
Jacopo
28/10/2014 at 21:29
Bellissimo racconto…Quanti aneddoti.. Alcune curiosità: Cafù, Montero e Asprilla potevano essere del Pisa di Romeo..?!Sarebbe stato incredibile.. come mai non poterono essere presi?.. Fortunato venne in prestito dal Genoa se non ricordo male, è possibile che Romeo abbia mandato 7 osservatori per un giocatore da prendere in prestito?
NB In realtà quando si infortunò Piovanelli il Pisa non era primo da tempo però stavamo facendo un campionato in linea con i programmi.. chissà quanti episodi Viviani avrebbe ancora da raccontare..