Il Pisa Siamo Noi

Un Nerazzurro da Raccontare – Mauro Viviani – Prima Parte

Mauro Viviani

Questa volta parliamo di uno dei più stretti e fidati collaboratori del Presidentissimo nella seconda parte dell’era Romeo: Mauro Viviani, che ringraziamo per la bellissima chiacchierata che ci ha concesso e col quale ci scusiamo per il ritardo con cui la pubblichiamo. mauro ci ha raccontato la sua vita calcistica e impagabili anedotti dei suoi anni in Nerazzurro. Il racconto è diviso in due parti, perché Mauro di cose da Raccontare ne aveva veramente molte, ecco a voi la prima parte….

Mauro Viviani nasce a Livorno il 30 Luglio del 1949. Fin da giovanissimo lascia trasparire ottime doti da calciatore mettendosi in evidenza nelle squadre locali della sua città. A 16 anni viene acquistato dal Rosignano Solvay, squadra che milita nel campionato di Serie C. La sua ascesa prosegue e il salto successivo lo porta in una delle realtà più importanti del calcio italiano: il Torino. Gioca da terzino fluidificante, un ruolo nuovo, innovativo, che il calcio non ha praticamente mai conosciuto e che quindi non ha grandi termini di paragone.

Non era un ruolo semplice da svolgere perché col sistema di gioco che c’era prima dovevo marcare la punta e in più propormi continuamente, un po’ come gli esterni del 3-5-2 di adesso, con la differenza che se ora gli mettono una punta non salgono mai; io marcavo Pulici, Causio, Claudio Sala e in più attaccavo.

Ma proprio durante questo periodo di crescita, la sua carriera subisce un brusco arresto. Durante un’amichevole estiva contro l’Empoli, un brutto fallo gli provoca la rottura dei legamenti e del menisco del ginocchio destro. Un infortunio gravissimo che in molti casi compromette definitivamente la carriera.

Stavo praticamente iniziando a giocare e a quei tempi se ti facevi i crociati e il menisco eri praticamente finito, diciamo che fecero anche troppo perché, pur essendomi operato a 17 anni, alla fine giocai fino a 32.

Mauro si fa operare e passa lunghi ed interminabili mesi di attesa lontano dal campo, lontano dal profumo di olio canforato degli spogliatoi, dal profumo dell’erba appena tagliata, lontano dal calcio che tanto ama e lo appassiona. Quando finalmente può tornare a correre dietro ad un pallone, è Lino Bonilauri, allenatore del Genoa Primavera, ad offrirgli una nuova possibilità, convocandolo per un provino con i rossoblu. Il provino va benissimo e Viviani viene messo sotto contratto dai Grifoni. Anche qui, come a Torino, le sue doti non passano inosservate e gli addetti ai lavori sono sempre più convinti che il ragazzo possieda tutti i “sintomi” del calciatore. Anche Azeglio Vicini, selezionatore della Nazionale Under 23, si è accorto di lui e lo fa visionare ripetutamente. Ma la sfortuna è sempre in agguato e, proprio quando la maglia azzurra sta per diventare realtà, il ginocchio destro fa nuovamente “crac” e la sua carriera subisce il secondo brusco stop nel giro di pochissimo tempo.

Mauro non si arrende, è deciso e determinato a fare il calciatore e non appena smaltiti i postumi dell’infortunio si mette nuovamente in discussione. E’ costretto a calcare campi di minore importanza, ma tuttavia, le esperienze con Siena, Messina, Belluno, Leonzio, Trento, Rovereto ed Akragas gli consentono, oltre a fare ciò che avrebbe sempre voluto dalla sua vita, di crearsi un bagaglio di esperienza e di vita calcistica molto ampio e profondo.
Ed è proprio mentre si trova ad Agrigento, nel 1976, che la sua carriera subisce una improvvisa e probabilmente inaspettata evoluzione.

Agrigento era una realtà importante nel calcio siciliano; mi invitarono a quella che era una delle prime trasmissioni televisive locali e mi chiesero che cosa mi aveva colpito della loro realtà calcistica. Io risposi che mi aveva colpito il fatto che c’era solo la prima squadra, non esistevano i settori giovanili e si acquisivano giocatori a cifre astronomiche, quando si potevano “fare” in casa. Il Presidente, che stava guardando la trasmissione, il giorno dopo mi chiamò e mi chiese se me la sentivo di iniziare “il discorso” delle giovanili e così iniziò la mia carriera di allenatore. Dopo un mesetto che avevamo iniziato a fare le prime partite incontrammo le giovanili del Palermo che erano allenate da Zeman e vincemmo per 1 a 0.

Viviani passa dall’altra parte della barricata con estrema facilità e disinvoltura, ma non rinuncia a giocare. Indossando così la doppia veste di allenatore giocatore, assai inusuale in Italia, se non agli albori del calcio. Nel 1982 decide di avvicinarsi a casa e si trasferisce all’Isola d’Elba dove inizia ad allenare le prime squadre di alcune Società isolane. Per lui si alternano le esperienze sulle panchine di Audace Portoferraio, Marciana Marina e Polisportiva Elbana. Piccole realtà calcistiche che, tuttavia, non impediscono la crescita calcistica del giovane allenatore.

Finché, in una fredda notte del Gennaio 1988…

Stava diluviando e avevo la febbre mi chiamò Giannini e mi disse: “Vieni subito qua è indispensabile la tua presenza.” Dopo aver tentennato, decisi di partire, l’autostrada era completamente allagata e io stavo sempre peggio, fu un viaggio incredibile, quando finalmente arrivai a destinazione, mi venne comunicato che Bellotto era stato esonerato e io ero il nuovo allenatore in seconda del Pisa.

Avevo già conosciuto Romeo anni prima, perché in un autunno in cui ero senza squadra, incontrai correndo sul lungomare un certo Ramacciotti, un calciatore di Livorno che aveva girato parecchio per l’Italia e mi disse che aveva parlato con Romeo Anconetani quella stessa mattina e che stava cercando un giocatore con le mie caratteristiche. Lo chiamai e mi disse:

– Che cosa sta aspettando venga immediatamente a Pisa.

Arrivai nel suo ufficio, che era in un edificio davanti alla stazione, ci presentammo e tirò fuori una scheda dove c’erano peso, taglia, sposato con, ruoli, squadre, minutaggi…e cose che nemmeno io sapevo! Stupito, gli chiesi:
Ma come fa ad avere tutte queste informazioni su tutti questi giocatori?
Guardi, qui dentro ci sono migliaia di giocatori, so tutto di tutti, conosco tutto di tutti…ah, dimenticavo, lei alle sette deve essere a Rovereto.
Era co-presidente, diciamo così, insieme a Pastorello della squadra, l’allenatore era Franco Meciani.
Va bene, passo da casa a fare la valigia e parto
No, lei parte da qui!…se non ci vuole andare me lo dica che chiamo un altro.
Sicché chiamai mia moglie a casa e partii per Rovereto.

Mauro getta anima e cuore in questa nuova avventura che lo proietta improvvisamente nel campionato più bello del mondo da protagonista.
Il Pisa sta lottando per rimanere in Serie A ed è allenato da Bruno Bolchi. La rosa vede figurare a centrocampo giocatori come Cuoghi, Dolcetti e Been. In difesa Faccenda e Lucarelli sono garanzie ormai assodate e, nel reparto offensivo, Piovanelli e Incocciati, quest’ultimo arrivato a campionato in corso, sono attaccanti in grado di creare grattacapi a molte difese. Severeyns, prolifico con discreta regolarità in Coppa Italia, ha sin qui disputato un campionato abulico, lontano dai fasti della precedente stagione dove conquistò la Scarpa d’Oro con la maglia dell’Anversa.

Ma qualcosa non gira come dovrebbe, la squadra di Bolchi non entusiasma e, cosa ancor più grave, segna con il contagocce. Anche a causa di un costante e reiterato arroccamento difensivo, che più di una volta ha messo Bolchi alla berlina.
Come per Severeyns anche per il Pisa le cose in Coppa Italia vanno decisamente meglio e dopo aver eliminato avversari del calibro di Fiorentina e Roma i ragazzi di Romeo si trovano ai quarti di finale dove, nella gara di andata, sono usciti sconfitti per 2 a 1 dal Bentegodi di Verona, trafitti dalle reti di Terraciano e Marangon.

Nella gara di ritorno il Pisa parte determinato a far bene e a conquistare il passaggio del turno che lo avrebbe proiettato là, dove non era mai arrivato, in semi-finale di Coppa Italia. Nel primo tempo i Nerazzurri tentano di mettere subito alle corde l’avversario, ma l’attenta difesa Scaligera ribatte colpo su colpo senza troppi affanni. Nella ripresa inizia un vero e proprio assedio, all’undicesimo Incocciati, servito da Boccafesca, impegna severamente Cervone con un diagonale dal limite. Quindi è Been, con un velenoso cross, a creare qualche grattacapo all’estremo difensore gialloblu. Il gioco si svolge solo nella metà campo degli ospiti, ma la partita sembra destinata a chiudersi sullo 0 a 0. A 5 minuti dal termine Mario Been va alla battuta dell’ennesimo calcio d’angolo, la palla carica di effetto giunge, dopo una leggera spizzata, sul secondo palo dove Incocciati può depositare in rete di testa, facendo esplodere l’Arena. La pazza corsa verso gli spalti di tutti i giocatori, Romeo festante a bordo campo e la straripante gioia dell’Arena sono il resto della cronaca di un traguardo storico, l’ennesimo della gestione Anconetani.

Ero arrivato da poco, il salto era stato immenso. Allenavo in promozione all’Isola d’Elba e lavoravo in un albergo dove riuscivo a racimolare 600/650 mila lire al mese e mi ritrovai catapultato in serie A, a Pisa. Dopo una settimana ci fu il quarto di finale col Verona, vincemmo 1 a 0 grazie al gol di Incocciati e ci qualificammo. Dopo la partita, siccome dovevamo giocare la domenica seguente contro il Milan, partimmo direttamente per Villa delle Rose e la sera a cena sotto al piatto trovai una busta. Dentro c’era il premio partita…un assegno da 10 milioni!…Romeo era anche questo!

Quattro giorni più tardi il Pisa si presenta a San Siro dove ad attenderlo c’è il Milan “olandese” di Sacchi e i Nerazzurri si rendono protagonisti di una prova tutta cuore e grinta che gli consentono di bloccare i rossoneri sullo 0 a 0. A stagliarsi su tutti è Gianpaolo Grudina, autore di parate da vero fenomeno e determinante sul rigore parato a Virdis.

Ma non c’è tempo per gioire di questo importante risultato, l’appuntamento con la storia, la semifinale di Coppa Italia contro il Napoli di Maradona, incombe. Bolchi e Viviani preparano tattiche e strategie per cercare di arginare El Pibe de Oro e i suoi compagni.
Una fredda notte invernale accoglie i contendenti all’Arena Garibaldi, nonostante il rigido clima il pubblico è come sempre caldo e numeroso, per quella che tutti sanno essere un’impresa ai limiti dell’impossibile.
Il primo acuto è dei ragazzi di Bolchi che fanno trasalire la panchina partenopea con un calcio d’angolo liftato di Mario Been che impegna Giuliani. Grudina è in forma strepitosa e più volte si oppone da campione, negando prima a Renica e poi a Maradona la gioia della rete su punizione. Ma, quando Carnevale, smarcato a pochi passi dalla porta , batte a rete realizzando lo 0 a 1, il portiere nerazzurro nulla può. Il Pisa non demorde e in avvio di ripresa prova a risollevare le sorti dell’incontro ma, prima Severeyns e poi Incocciati, falliscono l’appuntamento con il gol. Nel momento di massimo sforzo dei Nerazzurri, Grudina, uscito in presa alta, si lascia scivolare il pallone, che finisce fra i piedi di Diego Maradona che, solo e a porta vuota, realizza con irrisoria facilità lo 0 a 2 che chiude la partita e il discorso qualificazione.

Il Napoli resta a Pisa perché il calendario vede i partenopei impegnati all’Arena anche nella giornata di campionato e sarà ancora una rete di Carnevale a beffare i Nerazzurri. Nella gara di ritorno, una pura formalità, i partenopei si impongono col medesimo risultato, stavolta grazie ad una rete di Ciccio Romano. Tre sconfitte in sette giorni contro un avversario palesemente più forte, ma che hanno significato l’addio ad un sogno, un classifica che inizia a preoccupare seriamente e un morale che inizia a scivolare verso i minimi storici.
Le successive sconfitte con Bologna, Inter e Sampdoria e il pareggio interno con il Lecce, acciuffato nei minuti finali con Incocciati, fanno saltare la panchina di Bolchi. Al suo posto Luca Giannini, uomo di fiducia del Presidentissimo, che insieme a Mauro avrà il difficile compito di portare la squadra ad una salvezza che sembra essere sembra più complicata e improbabile.

Cambio di allenatore, una settimana di ritiro a Volterra e il Pisa affronta e batte la Roma con un gol di Boccafresca, ma la reazione è flebile e destinata e scemare rapidamente.
La secca e inappellabile sconfitta nel derby con la Fiorentina e il pareggio interno con l’Ascoli ne sono la conferma.

I Nerazzurri sempre più inguaiati in campionato partono alla volta della Cecoslovacchia dove affronteranno il Banik Ostrava nella gara che assegnerà la Super Mitropa Cup. Le reti di Skarabela, Kula e Necas liquidano il Pisa con un perentorio 3 a 0, che complica notevolmente la gara di ritorno e manda su tutte le furie Romeo Anconetani.

In Mitropa arrivammo in finale, all’andata riuscimmo a perdere 3 a 0 in casa loro. Ricordo che alla fine della partita, uscendo dallo stadio, vedemmo dall’altra parte della strada ad aspettare il pullman, il numero dieci del Banik…aveva le scarpe dentro una busta di plastica…Romeo, quando lo vide, andò in escandescenza:
-Quello lì è il numero dieci
-Sì, l’ho visto Presidente
-Quello va via col pullman e voi siete venuti con l’aereo privato!…delinquenti!…assassini!…

…ce ne disse di tutti i colori!

Io ho girato tante squadre e la serietà professionale che ho riscontrato nel Pisa di Romeo non l’ho mai vista da nessuna altra parte, Romeo era incalzante, pressante e riusciva a tirarti fuori sempre tutto quello che avevi dentro. La sua vita era il Pisa e questo riusciva a trasmetterlo e a farlo capire a tutti. Io sono stato anche con Gaucci e una volta mi chiese un paragone fra lui e Romeo e io, con tutta franchezza, risposi: “Faccia conto che lui è un docente universitario, mentre lei sta iniziando l’asilo adesso”…si arrabbiò molto, ma voleva la verità…e io gliela dissi.

Nella gara di ritorno, disputata il 25 Aprile all’Arena Garibaldi, il Pisa parte forte e dopo solo 4 minuti passa in vantaggio con Severeyns, al 46′ Lucarelli raddoppia e la vittoria inizia a non sembrare più una chimera. Il Banik si chiude in difesa tentando strenuamente di bloccare le avanzate dei Rossocrociati, ma al 86′ il muro eretto dai cecoslovacchi crolla e Beppe Incocciati realizza la rete del 3 a 0 che trascina i suoi compagni ai supplementari. Supplementari amari perché al 106′ Basta realizza la rete del 3 a 1 che consegna la Coppa al Banik e che lascia a mani vuote l’Arena.

Terminata la parentesi Super Mitropa il Pisa riprende il cammino verso una salvezza che sembra sempre più difficile. Arrivano tre sconfitte con Atalanta, Verona e Lazio e situazione si fa disperata. Le vittorie con Como e Torino e un ritrovato Incocciati riaccendono una flebile speranza di salvezza. Ma i soli 2 punti raccolti nelle ultime 4 gare di campionato condannano il Pisa alla retrocessione in Serie B al penultimo posto con 23 punti.

Il Pisa torna nella serie cadetta dopo due anni, ma Romeo è fortemente determinato a riconquistare il campionato più bello del mondo al più presto. Partono gli stranieri Severeyns ed Elliot, rimpiazzati da Neri, veloce e ficcante ala destra, e da Calori arcigno stopper; lasciano Pisa anche Nista e Grudina e al loro posto arrivano l’affidabile Simoni e il giovane Lazzarini. Alla guida tecnica viene confermato Luca Giannini e Mauro Viviani, sempre più uomo di fiducia di Anconetani, viene anche lui confermato come suo vice.

Senio Calvetti

Condividi questo articolo:
Facebook Twitter Email

One Comment

  1. andrea elbano

    21/09/2013 at 10:11

    Mi ricordo di Mauro all’Elba quando lavorava come portiere all’Hotel Massimo e allenava l’Audace. Un bravissimo ragazzo che si era integrato molto bene nell’isola e meritava simpatia.Un saluto affettuoso.

Leave a Reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>