Il Pisa Siamo Noi

Quattro Chiacchiere Con … Nicolas Izzillo

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Ospite della puntata di questa settimana di “Punto Radio Sporting Club”, la trasmissione di Punto Radio che dà voce a tutti i tifosi neroazzurri grazie al numero magico 348 680 30 30, è stato il centrocampista neroazzurro Nicolas Izzillo : parlare di calcio con lui è stato il pretesto per scoprire un ragazzo dai valori profondi e che difficilmente si trova in un mondo pazzo qual è quello del calcio. Nicolas Izzillo.

Riportiamo di seguito gli estratti salienti delle sue dichiarazioni.

Come mai “La Gata” quale canzone preferita ? Mi ricorda la vacanza di questa estate ad Ibiza, un periodo davvero bello per me e per tutti i miei compagni di avventura. Adesso siamo in serie B, ed abbiamo preso un buon punto a Venezia, dove abbiamo fatto un ottimo primo tempo ma poi nella ripresa siamo rimasti in dieci ed abbiamo dovuto stringere i denti : un pareggio che accettiamo di buon grado.

La mia casa natale è La Maddalena in Sardegna, per cui amo il mare ed ho sempre giocato in città di mare o che avessero il mare molto vicino, anche se il settore giovanile l’ho fatto a Ferrara e là niente mare, soltanto nebbia … giocavo nella rappresentativa sarda, qualcuno mi notò e mi portò a fare un provino a Ferrara, mi presero ed alla fine ci sono stato tre anni. Anche se ogni tanto mi domandavo chi me lo avesse fatto fare, quando ripensavo al mare della mia terra …

Ho un bellissimo ricordo della mia esperienza a Castellammare, là ho fatto due annate importanti, soprattuto la seconda quando ho segnato pure qualche goal e la squadra è arrivata ai play off ; auguro loro di disputare un buon campionato e di invertire un trend che in questo avvio di stagione li ha visti racimolare pochissimi punti. Anche nella Juve Stabia ho fatto un po’ tutti i ruoli del centrocampo, mettendomi sempre a disposizione dell’allenatore ; forse nella seconda parte della scorsa stagione ho ricoperto a Pisa il ruolo più simile a quello che interpretavo a Castellammare, andando a giocare maggiormente a ridosso degli attaccanti.

Il Pisa è una squadra forte, a centrocampo ci sono molti calciatori bravi ed il mister fa le sue scelte ; da parte mia devo farmi trovare pronto quando arriverà il mio momento. Le mia aspettative per questo campionato di serie B ? Sono le stesse di tutti i miei compagni, ovvero di conquistare quanto prima la salvezza ; stiamo vivendo questo inizio di stagione con la giusta serenità e dobbiamo continuare a far bene come abbiamo fatto finora. È un bel torneo e noi siamo quasi tutti esordienti, quindi c’è tutta un’altra atmosfera rispetto a quella che caratterizzava gli stadi e le piazze della serie C. Questa estate ho avuto molte richieste ma sono felice di essere rimasto a Pisa : sono convinto che presto verrà il mio momento, come è arrivato l’anno scorso, e dovrò cercare di sfruttarlo al meglio.

Vincere in serie C a mio avviso non è mai semplice, ad esempio l’anno scorso la Casertana aveva fatto uno squadrone e per poco non riusciva a disputare neanche i play off … Con i nomi i campionati non si vincono, noi la scorsa stagione eravamo un gruppo davvero affiatato, ci aiutavamo tutti fra di noi ed anche chi non giocava o giocava poco sapeva dare un contributo importante. Il primo anno di serie C diciamo che abbiamo studiato la categoria, la stagione seguente abbiamo raccolto i frutti ed è stato tutto bellissimo. Poi ci sono momenti nel corso del campionato dove giochi poco o non giochi affatto : in quei momenti devi tener duro e dare una mano ai compagni, da parte mia ho sempre cercato di lavorare bene durante gli allenamenti e di mettere in difficoltà il mister nelle sue scelte ; scelte che comunque devono essere sempre rispettate.

Fare il goal numero 4000 nella storia del Pisa è un qualcosa di emozionante, me lo ricorderò per sempre perché è stato quello contro l’Arezzo ed era una semifinale play off, ho ancora i brividi se ripenso al boato dell’Arena Garibaldi … Anche quello contro la Carrarese è stato molto importante, ci ha permesso di ottenere una vittoria in casa contro una squadra di livello dopo che in precedenza avevamo giocato benissimo contro Siena e Piacenza ma senza però ottenere i tre punti. E’ stato il goal della svolta, una liberazione in una partita che stavamo dominando ma senza riuscire a segnare ; quella sera abbiamo capito che potevamo davvero fare qualcosa di importante.

I miei goal più belli ? Quello segnato in Juve Stabia – Lecce e quello messo a referto in Juve Stabia – Catania, entrambi siglati con conclusioni dalla lunga distanza. Quello più importante ? Non c’è neppure bisogno che ve lo dica … anche se forse non è stato fra i più belli. I goal contro Lecce e Catania sono arrivati con conclusioni potenti, negli ultimi anni quando arrivo al limite dell’area di rigore avversaria cerco sempre di piazzare il tiro all’angolino dove il portiere difficilmente la prende, parlo spesso con Gori e con gli altri portieri di questa cosa ed anche loro mi confermano che i tiri rasoterra all’angolo basso sono davvero difficili da prendere. Se abbiamo pagato da bere a Gori dopo la parata di Venezia ? Dovremmo pagarli da bere tutte le settimane allora … è un portiere davvero forte, riesce sempre a metterci una pezza ; gli auguro di fare una bellissima carriera perché è un ragazzo in gamba.

Mio padre giocava a calcio anche se non è mai arrivato ad entrare in una squadra professionistica, diciamo che come me è malato di calcio … mia madre invece mi avrebbe indirizzato più volentieri verso lo studio, ma alla fine se ne è fatta una ragione perché io sin da bambino volevo giocare a pallone ; loro mi sostengono sempre, non si perdono una mia partita e vengono spesso a trovarmi, la loro vicinanza ed il loro sostegno sono fondamentali e riescono a darmi una carica in più.

Ho un tatuaggio del quartiere dove abitavo quando ero bambino, c’era un campetto dove giocavamo praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro ma adesso quel campetto è abbandonato ed ogni volta che torno in Sardegna e lo vedo mi viene da piangere, perché credo che il calcio non sia soltanto giocare nei grandi stadi. Si è persa la magia di giocare a pallone per strada, e si vede perché negli ultimi anni è diventato uno sport fisico e si è del tutto perduta quella qualità di base che si acquisiva giocando sotto casa. La colpa di questa situazione è dei genitori : i bambini di oggi sono rincoglioniti da tablet, computer e cellulari mentre prima si veniva mandati a giocare per strada e si tornava con i vestiti rotti e le ginocchia sbucciate, ed era tutto maledettamente più bello. Quando ero piccolo giocavo pure all’oratorio, chissà se oggi c’è ancora la possibilità di farlo … andare a catechismo era la scusa per andare a giocare a pallone, cosicché alla fine tutti i giorni si giocava a calcio.

Non sto pensando ancora a cosa vorrò fare una volta che smetterò di fare il calciatore, diciamo che ci sono molte cose che mi piacerebbe fare … sto cercando di laurearmi in Scienze Motorie, e forse la cosa che più di tutte le altre mi piacerebbe fare è aprire una scuola calcio a casa mia, a La Maddalena, dove ci sono tanti ragazzi bravi che però non riescono a mettersi in mostra perché non ci sono strutture adeguate. Diciamo che è il mio progetto per un futuro che al momento vedo ancora assai lontano.

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