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Pisa, l’Immagine di Pagliari e il Ritratto di Dorian Gray

dorian grey

Il terzo allenatore in una stagione. E’ un record, per il Pisa è anche una contraddizione. Paglari, Cozza, Menichini a libro paga, mentre a gennaio non si sono trovati ventimila euro per prendere Arrighini…

E’ il paradigma della crisi. I numeri provocano un sorriso amaro: tre allenatori, tre direttori sportivi, tre medici, tre segretari ma una sola maglia con il numero 13, con il povero Rozzio che si raffredda ai bordi del campo in attesa di un rattoppo… Dodici di tutto e il forchettone, dicevano le antiche madri delle spose per il servizio di posate della dote delle figlie. Qui, invece il forchettone non c’era.

Se ne va Francesco Cozza, insalutato trainer di una fase difficile, schiacciato sotto il peso di responsabilità non solo sue, gravato dal fardello di un’eredità pesante e peggio ancora da aspettative spropositate. I cattivi pensieri di oggi sono alimentati dai pessimi ricordi. La mattina in cui Cozza arrivò all’Arena leggemmo un titolo scritto sul sommario della Nazione a caratteri alti come un bimbo di quattro annI: Battini ora pretende la serie B. Più del dileggio sovviene l’invettiva.
Si cambiò trainer, si disse, perché la situazione era divenuta insostenibile, qualche giocatore si sarebbe ammutinato, altri non rispondevano più ai comandi. Sarebbe bastato cambiare l’uomo della panchina per togliere il piombo dalle ali del Pisa. Adesso la squadra ha tre punti meno che nel girone di andata, nonostante l’arrivo a gennaio di Crescenzi, Parfait e Mannini. Questo dice la classifica, mentre qualche giocatore (Mingazzini) continua a marcare visita, altri che dovevano essere rilanciati (Giovinco) vengono cacciati anche durante gli allenamenti. Cacciato, si badi, da quel Cozza che prima ancora di mettere piede a Pisa ebbe a dichiarare che Giovinco sarebbe stato il valore aggiunto della squadra, che c’era solo da sceglere gli altri dieci giocatori con cui affiancarlo. Non poteva essere tutta farina del suo sacco, non sapeva ancora dov’era l’Arena. Così come quando disse che i campi di San Piero lo facevano sentire di nuovo a Milanello, che avrebbe impostato la squadra con la difesa a tre, che il suo predecessore gli aveva lasciato una squadra senza benzina. Adesso, con il Pisa Point che si trasferisce nella sede di un distributore di carburanti, sarà possibile fare il pieno. Perché ad aspettare la “benzina” del recuperato staff degli Stregoni può venire il 52 di piede.

In queste condizioni Cozza è durato quanto un gattino sull’Aurelia, si è arroccato su posizioni antipatiche, ha promesso gioco e gol che poi non sono venuti, ha presto abbandonato l’idea della difesa a tre con il conseguente sacrificio di Martella, non si è imposto alla pretesa di schierare un malconcio Crescenzi, finendo per perderlo definitivamente, è passato da un centrocampo con due incontristi (Mingazzini è Parfait) ad un altro con tre giocatori d’attacco (Sampietro, Cia e Mannini) sbilanciando la difesa, che era la migliore del girone e che ha finito per subire sette gol nelle ultime tre partite. In ultimo ha lanciato qualche obliquo messaggio di accusa senza destinatario: “Qualcuno ultimamente non fa la sua parte”. Quanto alla compattezza e all’armonia dello spogliatoio il giovane mister calabrese ha dovuto anche assistere al penoso siparietto tra Giovinco e Sabato che si contendevano la palla per tirare un calcio di punizione. Passerà agli archivi come una delle immagini più antipatiche e avvilenti, purtroppo non la sola, della sua esperienza pisana.

Adesso tocca a Leonardo Menichini, tecnico passato dalle ruvide lezioni di Carletto Mazzone. E’ un ponsacchino di spirito, terra di “rubaorsi” e di assalti al postiglione. Ci metterà la sua esperienza e la sua passione. Proverà a strigliare i suoi ragazzi come i cavalli della diligenza: lega i bauli e trotta…

Battini promette di tornare a capo della tribù e in questo modo manda minacciosi segnali di fumo a Lucchesi. Molti gli hanno consigliato, nei giorni addietro, di richiamare il Barbone, che ha i suoi fans e che agli occhi del Presidente avrebbe avuto il grande vantaggio di non costare niente perché già sotto contratto. Si è anche evocato il miracolo dello scorso campionato, in una sorta di Eterno Ritorno. Ci voleva il Nietzsche con Zarathustra: tutto va, tutto torna indietro, ricurvo è il sentiero dell’eternità. Battini non se l’è sentita: conserva l’immagine di Pagliari nell’armadio, come il ritratto di Dorian Gray, e la vede invecchiare sotto il peso dei suoi delitti. Delitti sportivi, s’intende.

GIULIANO FONTANI

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3 Comments

  1. manuel73

    26/03/2014 at 14:11

    non si spende e non c’è una organizzazione societaria adeguata, tutto il resto viene di conseguenza,
    giocatori che si impegnano a singhiozzo, allenatori (non trascendentali) accolti come Messia e cacciati dopo 3 mesi,
    ora è arrivato il nuovo mago, per carità persona di esperienza e capacità, ma il contesto è quello che è e i miracoli sono difficili,
    vediamo quello che succede,
    io però comincerei a fare un po’ di pressing su Terravision,
    Battini non vuol mollare, il giocattolino gli piace assai, ci vuole uno sforzo economico per convincerlo a cedere

  2. paolo

    24/03/2014 at 17:18

    Fontani sei il nostro pasquino!! però intervieni più spesso (almeno settimanalmente)

  3. pisano69

    24/03/2014 at 12:03

    bravo fontani era un po’ che non ti facevi sentire con il tuo giornalismo graffiante e ora mi raccomando giu’ duro fino in fondo perche’ di Battini Lucchesi e compagnia cantante a Pisa ci siamo rotti le scatole

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