Il Pisa Siamo Noi

Giuseppe Corrado : Il Restyling Dell’Arena ? Pronti A Costruire Anche Da Un’Altra Parte

corrado

Una lunga ed interessante intervista al presidente del Pisa SC Giuseppe Corrado è andata in onda nel corso della puntata di ieri sera – martedì 15 maggio – della trasmissione “Il NeroAzzurro” dell’amico Massimo Marini, andata in onda come ogni martedì su Granducato TV (canale 14 del Digitale Terrestre). E’ stata l’occasione per conoscere meglio l’uomo Giuseppe Corrado e per toccare tematiche importanti relative all’immediato futuro del sodalizio neroazzurro. Giuseppe Corrado.

Riportiamo di seguito gli estratti salienti delle sue dichiarazioni.

Dal Piemonte sono partito per motivi professionali e sono diventato un parmense acquistato ; dopo la laurea conseguita in Economia e Commercio sono andato a lavorare alla Olivetti e quindi, dopo una serie di passaggi intermedi, ho avuto la fiducia di Pietro Barilla che mi ha trasformato da uomo di numeri in uomo marketing. Secondo quella che è la mia esperienza posso dire che manager si nasce ma che comunque si può assai migliorare con il tempo, mentre avere autostima è un requisito fondamentale, nel lavoro come nella vita, per potersi difendere dagli altri.

Per fare un percorso come quello che ho fatto io ci vuole cuore, voglia ed anche fortuna, anche se vale l’assioma che chi lavora di più solitamente è anche più fortunato. La creatività può dare molte idee nell’ambito del marketing, ma può anche rischiare di diventare un boomerang ; nel corso della mia esperienza sono passato dalla pasta ai prodotti da forno, dai prodotti di ricorrenza alla pubblicità e quindi al cinema : ho capito allora che ogni esperienza è propedeutica rispetto all’esperienza successiva.

Il mondo del cinema ed il mondo del calcio sono molto vicini fra loro : in entrambi un imprenditore solitamente è quello che ci rimette ; inoltre la figura del calciatore è assimilabile a quella dell’attore, mentre la figura dell’allenatore è assai simile a quella del regista. Che film è al momento il mio Pisa ? Un film del terrore, nella speranza che molto presto possa trasformarsi in un bel film d’amore … Perché dico questo ? Mi viene alla mente il periodo dell’acquisizione della società, quando accelerammo i tempi più del lecito spinti dalla fretta e dal sentimento popolare che sentivamo forte alle nostre spalle.

Il Pisa è una storia possibile, vera, iniziata e poi ricominciata forzatamente a causa di una retrocessione assai dolorosa che per noi è stato un dazio davvero pesante da dover pagare. Se rifarei tutto quello che ho fatto ? Direi di sì, soprattutto per il trasporto emotivo che ha caratterizzato la vicenda, anche se non posso negare che ci sono state anche delle delusioni, come quella di vedere persone che hanno dichiarato il proprio amore per il Pisa e che poi alla prova dei fatti non lo hanno dimostrato.

La gratitudine è un qualcosa che nella vita riguarda davvero poche persone, ed inoltre nei più la memoria è assai corta … e parla uno che rinuncerebbe più volentieri a qualche giorno di vita piuttosto che rimangiarsi la parola data. Nella mia vita comunque ho intrapreso imprese professionali che sono state difficilissime – come ad esempio risollevare le Pagine Utili che erano praticamente fallite – ma che sono state fondamentali per la mia formazione.

Uno dei problemi del fare calcio è che molto spesso i risultati sono legati alla imprevedibilità degli eventi, alla casualità degli accadimenti : magari per un solo punto vanifichi il lavoro di un anno. Oltretutto noi siamo costretti a parlare di una categoria che è un movimento da reinterpretare, l’attuale format vive delle grandi difficoltà come ben testimoniano gli ottanta milioni di perdita che hanno caratterizzato questa stagione. Senza contare le squadre che sono fallite o che non riusciranno ad iscriversi al prossimo campionato.

Il problema è che un imprenditore che si avvicina al calcio non si comporta da imprenditore, anzi, fa cose completamente diverse rispetto a quelle che farebbe in qualsiasi altro contesto economico e lavorativo : ad esempio, come si fa a voler tenere in piedi una realtà che in serie C non ha attrattiva nel territorio che dovrebbe rappresentare ? Non si può stare nel calcio professionistico portando allo stadio duecento persone … Certo, un limite è rappresentato dall’aspetto emotivo della vicenda : il calcio vive di situazioni che riescono a cambiare la realtà delle cose, le progettualità, le pianificazioni. Insomma, un imprenditore non dovrebbe essere un tifoso …

Sono uno juventino strano, nato con la maglia granata sostituita poi da quella bianconera quando a dieci anni entrai nella scuola calcio della Juventus, con Mario Pedrale come allenatore ; i casi della vita mi hanno poi portato ad essere amico di famiglia dei Boniperti, una grande scuola di sport e di vita. Chi è il Platini del Pisa ? Sicuramente Di Quinzio : porta la maglia numero 10, ha il piede felpato, calcia le punizioni benissimo.

Il Pisa è un viaggio che abbiamo appena iniziato e che non deve avere una meta definita, anzi, che deve durare il più a lungo possibile e che deve diventare il più bello possibile : siamo ambiziosi e non ci poniamo limiti, senza per questo essere arroganti, anzi, mettendoci nelle condizioni di affrontare una sfida continua che ci consenta di migliorare sempre di più. Quale sarà il nostro futuro ? Devo essere razionale, si dovranno valutare molte cose, ad esempio il raggiungimento degli obbiettivi che ci siamo prefissati e l’atteggiamento che avranno i tifosi nei nostri confronti. Perché so benissimo che una cosa che oggi vedi come oro domani la vedi come bronzo …

Io sono uno di quelli che ama più farli i regali piuttosto che riceverli, quindi voglio fare un grande regalo ai nostri tifosi. Lo stadio ? In questi mesi se ne è parlato pure troppo, ma ci tengo a ribadire che un nuovo impianto è un’esigenza per la città di Pisa e per il Pisa, è un qualcosa che andrebbe a migliorare l’aspetto sportivo e l’aspetto turistico. Ovviamente il restyling dell’Arena Garibaldi è un’operazione che il Comune ha subito visto di buon occhio, una grande opportunità per tutta la città e non solo per i nostri tifosi.

Ci tengo a dire che noi accetteremo qualsiasi soluzione proposta dall’amministrazione comunale, vogliamo solo dare una casa alla nostra squadra. Cosa voglio dire ? Che se il Comune di offrisse la possibilità di costruire uno stadio in quindici mesi a dieci chilometri dall’Arena Garibaldi accetteremmo di buon grado, soprattutto se per le operazioni di riqualificazione dell’attuale impianto le tempistiche si dilatassero troppo.

I play off ? Fossi il presidente delle altre squadre partecipanti non sarei troppo felice di affrontare il Pisa … da parte nostra invece non possiamo preoccuparci di evitare un avversario piuttosto che un altro, anche se per motivi logistici sarei felice di evitare un accoppiamento con squadre del girone meridionale, visto che un’eventuale trasferta al sud ci causerebbe non pochi problemi nel preparare la meglio la gara di ritorno del prossimo mercoledì.

Stamani abbiamo avuto la riunione in Prefettura riguardante la capienza del nostro stadio : in queste occasioni io sono sostanzialmente un capo tifoso, perché vorrei portare più gente possibile dentro l’Arena Garibaldi per darci una mano in queste partite per noi fondamentali. Il problema è legato alle norme antisismiche che sono cambiate e che non permettono più di ottenere deroghe come successo due anni fa in occasione di Pisa – Foggia. Ma per noi sarebbe troppo importante avere lo stadio pieno : certe partite si vincono con il boato dei tifosi al momento dell’ingresso in campo delle squadre.

Cosa mi aspetto dalla continuazione del nostro viaggio ? Che ci possa regalare tante soddisfazioni, visto che sinora ne abbiamo avute meno di quanto ne avessimo meritate …

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