Il Pisa Siamo Noi

Contropiede – di Giuliano Fontani

Contropiede

ECCO I GIOCATORI CHE VOLEVA BRAGLIA, NON LI HA AVUTI E ORA E’ UN’ANATRA ZOPPA

Il campionato non è finito, c’è solo da concluderlo. E tutti adesso si domandano cosa è meglio fare, o meglio ancora se è il caso di esonerare Braglia o confermarlo sulla panchina del Pisa fino all’ultima giornata di campionato.
Lo dico senza girarci intorno: sarebbe il caso di cambiare allenatore. Non è una conclusione sulle capacità di Piero Braglia o sul lavoro che ha svolto fino ad oggi. E’ il giusto e inevitabile sbocco di una crisi di gioco e di risultati che è sotto gli occhi di tutti. Probabilmente il cambio di allenatore non riuscirebbe ad invertire la tendenza e tanto meno a recuperare i punti che separano il Pisa dall’Ascoli, ma nel calcio ci sono poche certezze e una di queste è che il trainer è il responsabile tecnico di una squadra e di una stagione. Quando le cose non vanno bene è lui che paga. Può non piacere, ma è così.

Il mio giudizio, per quel che vale, non è esplicitato a cuor leggero, ma di sicuro con uno stato d’animo sollevato dalla presa d’atto che Braglia è già stato moralmente licenziato dal Pisa. Quel che è avvenuto venerdì sera negli spogliatoi dell’Arena, con il sinedrio dei giocatori-senatori chiamati a pronunciarsi sul suo destino davanti al presidente, al direttore sportivo e un avvocato fino ad oggi specializzato nella conduzione di farmacie comunali, lo licenzia moralmente, lo esonera di fatto, lo delegittima davanti agli occhi dei
tifosi e del resto dei calciatori che attendevano increduli sul pullman che doveva riportarli in albergo. Quel che deve avvenire è solo un passaggio burocratico che vale circa 80mila euro (la penale per l’esonero) ma per il resto il divorzio è consumato.
Chi ha avuto la pazienza di leggere queste sporadiche note di “Contropiede” non è affatto sorpreso dell’esito. In passato ho parlato più volte del senso di liberazione che vivrebbe Braglia nel sentirsi sollevato dall’incarico, come della sfiducia che da tempo contraddistingue i suoi rapporti con il presidente Battini. Non si tratta di rivendicare nessuna primogenitura, del resto lo stato dei rapporti tra i due è sempre stato sotto gli occhi di tutti, almeno di coloro che non li hanno volutamente tenuti chiusi.

Quando si farà la storia di questa stagione, per il momento è solo cronaca, sarà necessario ripartire dall’inizio, da quelle scelte populiste dell’estate quando, con un paio di colpi ben assestati, Battini rovesciò a proprio favore la contestazione montante della tifoseria, stanca di vivacchiare in Lega Pro e di vedere la serie B come i beduini del deserto vedono il miraggio delle oasi. Braglia e Vitale dettero corpo a quella scena fantastica, nel senso di fantasiosa, ribaltando la politica della società con furia iconoclasta, ma forse anche con lo slancio del neofita, da sempre abituato alle gestioni sparagnanine e improvvisamente folgorato sulla
via degli investimenti milionari. Fu un viaggio rapido e intenso nell’album della Panini, Lisuzzo, Sini, Iori, Morrone, Paci, le figurine di maggior prestigio. Non si è mai saputo se fossero le scelte di Braglia, ma di sicuro il tecnico le assecondò senza mostrare la minima dissociazione. E di sicuro fu lui a volere Dicuonzo, che
stimava dai tempi della Juve Stabia e Stanco che l’aveva castigato più volte da avversario.

Il tempo si incaricò di mettere in dubbio la validità di quelle scelte. La superiorità tecnica del Pisa nei confronti di alcune squadre era palese e tuttavia, al di là del diverso spessore qualitativo, il gioco latitava, la squadra era priva di geometrie, arrivava alla porta avversaria più per l’intensità e la forza fisica che per la manovra e l’ordito di una trama offensiva. Insomma un Pisa superiore ma non bello e fin qui poco male. Ma i problemi c’erano: la scarsa propensione alla lotta e al combattimento, la lentezza dei centrocampisti, la mancanza di alternative ad Arma e a Costa, la difficoltà a giocare sugli esterni, la mancanza di fiducia nei
giovani. Dopo il 3-1 sul Gubbio e la vittoria (0-2) di Savona mi presi qualche critica velenosa e persi anche il saluto di qualcuno per aver scritto che il Pisa era una squadra babbiona, nel senso di una donna matura che si specchia nel suo passato giovanile, ma solo per rimpiangerlo.

Mentre la squadra perdeva punti n classifica nei confronti dell’Ascoli ci si concentrava sostanzialmente su due appuntamenti per tentare la scalata al primo posto e cioè la campagna di rafforzamento di gennaio e il confronto diretto con i marchigiani.
La campagna di gennaio ha girato intorno ad alcuni equivoci. Le dimissioni di Vitale, accusato di aver sprecato i denari spesi in estate, spostarono l’asse decisionale su altri personaggi, il nuovo direttore sportivo Pietro Tomei e il consulente di mercato Andrea Bagnoli, strana figura professionale in un club che aveva già sostituito Vitale. Un assetto che ha spostato il baricentro direzionale verso la Piana, con l’exploit di Biancoforno che è sembrato mettere il cappello sugli acquisti di Arrighini prima e Caponi dopo, salvo defilarsi ai primi rovesci nel bunker di Fornacette. Nel mezzo altri due giocatori, Ricciardi e Floriano. Queste ultime sono risultate due operazioni incomprensibili e non solo perché Braglia non li ha mai presi in considerazione ma anche perché Floriano, 29 anni, in tre anni costerà circa 900mila euro pur non avendo mai giocato una sola partita in serie B.
Braglia, dicevo, non li hai mai presi in considerazione. Ha accettato Arrighini, ritenendolo un buon attaccante ma i giocatori che aveva chiesto a gennaio erano altri: gli attaccanti Maxwell Acosti (Modena) e Ali Sowe (Latina), i centrocampisti Francesco Vassallo (Pistoiese) e Aniello Salsano (Crotone). I primi due il tecnico maremmano li ha già avuti alla Juve Stabia e li avrebbe visti volentieri in nerazzurro.
Non è andata così, al punto che adesso certe scelte di Braglia somigliano a delle ripicche, qualcuno dice addirittura delle provocazioni, come la rispolverata di Napoli. A questo sospetto siamo giunti ed è difficile pensare di continuare in questo regime di contrasto tra i personaggi di punta della società senza compromettere ulteriormente la classifica. Il nodo gordiano sono le dimissioni di Braglia ed è chiaro che non le darà. Però anche lui deve rendersi conto che non può rimanere in paradiso a dispetto dei santi senza uscire fortemente ammaccato dalla seconda esperienza pisana. Un bel gesto, magari a metà strada con la società, lo renderebbe un uomo libero e credibile, capace di un gesto e di una rinuncia (parziale?) che lo accrediterebbe anche per il futuro della sua carriera. Il contrario è un braccio di ferro ridicolo, una commedia dell’assurdo degna del miglior Ionescu. L’armatore della nave che chiede lumi alla ciurma per sapere se buttare a mare il capitano ci mancava. Ma ce la saremmo risparmiata volentieri.

GIULIANO FONTANI

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4 Comments

  1. carlo

    07/03/2015 at 11:09

    Grandissimo GIULIANO FONTANI !!!!!! Ecco pari pari tutto il succo x cui siamo qua alla vigilia di grosseto senza certezze!!! E non date la colpa al Battini almeno quest’anno ha fatto il suo anzi di più!!!

  2. massimiliano da savona

    04/03/2015 at 11:03

    l’unico che non capisce niente di calcio è braglia solo lui può far giocare napoli al posto di floriano.

  3. pisano 69

    03/03/2015 at 19:06

    Caro fontani e Cari amici sono tutte colpe di braglia ? Lui di doveva dimettere quando ando’ via Vitale e svergognare l’omino che di calcio ne capisce poco poco invece di pontificare floriano vi siete Mai chiesti perche’ I giocatori chiesti da piero non sono Mai arrivati?

  4. andrea elbano

    03/03/2015 at 17:39

    Giusto, Fontani, condivido in pieno, ma Braglia non darà mai le dimissioni e sabato perderemo a Grosseto(a meno di un miracolo..)perché farà l’ennesima formazione senza né capo né coda, ormai è solo un danno per il Pisa e Battini deve intervenire subito!!

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