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Contropiede – di Giuliano Fontani

Contropiede

BRAGLIA L’EQUILIBRISTA SUL FILO E LA FOLLA CHE TREPIDA

Alla fine della partita contro la Carrarese, la terza sconfitta in campionato, ho osservato Braglia lasciare il campo. Si è allontanato dalla panchina, dove non si era mai seduto un istante, caracollando con le mani in tasca, alla sua maniera, senza degnare neppure di uno sguardo la tribuna e il gruppo di tifosi esasperati che aveva sceso tutti i gradini per fargli sentire più da vicino la loro rabbia e la loro delusione. Una sagra di insulti.

L’allenatore ha fatto bene a non alzare gli occhi da quella parte perché avrebbe stentato a riconoscere quella folla che appena pochi mesi prima  lo accolse plaudente al suo ritorno all’Arena Garibaldi. Mille persone, scrissero i giornali, elettrizzati dal ritorno dell’ultimo uomo che portò il Pisa in serie B, una festa al figliol prodigo, un tributo ai Re Magi nella stalla di Betlemme.

Come è cambiato tutto in poco tempo. L’uomo della Provvidenza, esaltato e elogiato, ammirato e idolatrato, coperto di insulti e di volgarità anche feroci. Sovviene una massima: l’odio è il più durevole dei piaceri, gli uomini amano in fretta ma detestano a tutto loro agio. La rappresentazione scenica vale più di mille considerazioni sociologiche. Il calcio, con il suo irrazionale turbinio di passioni che bruciano nell’eterno falò dell’amore per la squadra, propone una mutagenesi psicologica che sarebbe perfino difficile da indagare, una schizofrenia dei comportamenti e dello stesso essere. In un baleno, il volgere di poche partite, l’Uomo in più diventa egli stesso il Problema.

L’amore e l’odio dormono sotto le stesso tetto. Non è facile per nessuno separarli ed è impossibile chiedere conto di tali mutamenti d’accento, che il Duca di Mantova attribuiva ingiustamente solo al genere femminile. La folla segue istinti che non sono nè maschili nè femminili, sono genericamente quelli di massa, frutto di una incoerenza plateale e impunita, deresponsabilizzata dalla collettività del pensiero e dell’azione, stupida fino alla rappresentazione grottesca di se stessa. Perché, nel bene come nel male, i tifosi vanno sempre al massimo.

Ora è difficile dire come ne usciremo e come andrà a finire. Il calcio, i risultati, possono farti precipitare fino in fondo al burrone oppure salvarti, riproponendo l’ennesimo ribaltone. E’ quelli che ci possiamo augurare. Con un solo auspicio, e cioè che Braglia cambi tutto tranne se stesso Può (e forse deve) mitigare certi atteggiamenti ritenuti qualche volta arroganti e provocatori, ma non deve rinunciare alla sua personalità, abbassare le orecchie e scendere a compromessi. Se è sicuro del suo lavoro continui per la sua strada e non si lasci sfiorare dall’idea di farsi amare da tutti, perché questa è la strada per farsi odiare da tutti. Il calcio accomuna, ma spesso divide. Il mestiere dell’allenatore comporta i rischi dell’equilibrista che cammina sul filo. La folla sottostante trepida comunque: sia che cada o che arrivo all’altro capo della corda, tira un  sospiro di liberazione.

GIULIANO FONTANI

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2 Comments

  1. gabriele

    26/11/2014 at 15:53

    Caro Fontani sei sempre il numero uno a scrivere… veramente tanto di cappello…

    Il povero Braglia s’è rotto le scatole delle critiche e persevera schierando Stanco per far notare a tutti che non ha alternative…per far notare a Battini che almeno in quel ruolo Vitale ha sbagliato. La squadra è ottima dietro e io sinceramente son contento anche del centrocampo.Lo so che noi tifosi pisani non sappiamo aspettare e vogliamo vincere sempre fin da subito ma vedrete che a gennaio ci rinforzeremo la davanti dove sono emerse le lacune.

  2. andreabis

    26/11/2014 at 14:28

    Caro pierino il tuo ego ti fa snobbare altri, Che potrebbero essere la tua salvezza.., E della squadra….che E la cosa piu’ importante

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