Il Pisa Siamo Noi

Contropiede – di Giuliano Fontani

Contropiede

LO STRANO NERVOSISMO DI MISTER BRAGLIA

Alcuni amici, accomunati dalla passione per il Pisa, mi pongono sempre più spesso una domanda: ma cosa capita a Braglia? Ce l’ha con noi tifosi?

Confesso di non avere una risposta convincente. Anzi, per la verità, di risposte ne ho più di una, ma nessuna prevalente. Voglio provare ad elencarle, perché ciascuno di voi scelga quella che gli sembra più giusta. Queste risposte mi sforzerò di collocarle in una ricostruzione narrativa.

1 – Il pentimento. Mister Braglia forse si è pentito da tempo di aver accettato di tornare sulla panchina del Pisa. L’avventura, meglio, la sfida, gli è piaciuta. L’uomo conservava un gran bel ricordo della passata esperienza in nerazzurro e pensava (pensa) che avrebbe potuto ripetersi. Del resto dopo la retrocessione a Castellamare di Stabia in Lega Pro c’era ripiombato e allora tanto valeva tornare vicino a casa, dove era richiesto a viva voce, anzi acclamato come l’uomo della Provvidenza. Da questo punto di vista non ha sbagliato. Il peggio è venuto dopo quando Braglia si è ricordato del vecchio adagio di un suo saggio collega: non tornare dove sei stato felice. L’ha preso in considerazione prima ancora di qualche battuta di arresto iniziale, quando si è accorto che intorno alla squadra si era creata un’aurea esagerata. Allora ha cominciato a dare segni di irritazione contro coloro che parlavano della corazzata Pisa che avrebbe asfaltato il campionato. Una mano, in questo senso, non gliela hanno data neppure il presidente Battini e il direttore Vitale, l’uno nel rivendicare i
soldi impegnati durante l’estate, l’altro continuando ad affermare di aver messo insieme la migliore formazione del girone e che avrebbe fatto tutte le scelte compiute durante l’estate.

2 – Il nervosismo. Il pentimento – se mai c’è stato – si è trasformato in nervosismo quando ai primi rovesci Braglia ha dovuto prendere atto che il grande credito che riscuoteva nell’ambiente si stava assottigliando, toccando il punto più basso con la sconfitta subita all’Arena ad opera del Grosseto. Il tecnico aveva già
imboccato, dopo la sconfitta di Piacenza, la strada di una strana contestazione dei tifosi: vivete di ricordi, il presente è questo, dovete dimenticare il passato e non avere la puzza al naso. Quando le contestazioni (o il malessere) dei tifosi è passato dagli spalti alle stanze della società, l’allenatore ha letteralmente perso le staffe: “non mi rompete le palle…

3 – I falsi scopi . Espressioni forti e colorite che non meravigliano in bocca a Braglia, che però ha avuto un’accortezza: non potendo rivolgersi in quel modo così irriverente al presidente, che negli ultimi quindici giorni l’ha convocato due volte per chiedergli conto del gioco e dei risultati, come uno scolaretto che non aveva fatto i compiti a casa, ha generalizzato le sue accuse, si è rivolto a un indefinito “ambiente”, come fanno gli artiglieri, che allineano gli obici su una linea per puntare su un unico vero bersaglio, che è
altrove.

4 – Una strategia. Braglia sa bene che indietro non si torna, nessuno accetterebbe non dico un ridimensionamento degli obbiettivi (la vittoria del campionato) ma neppure l’ammissione che il risultato
finale è in discussione. Allora sembra aver deciso di adottare una strategia che nel calcio, in passato, ha dato ottimi risultati. Gli ultimi due campionati mondo la Nazionale li ha vinti alimentando la sindrome dell’accerchiamento. riuscì a Bearzot nel 1982, riuscì a Lippi in Germania. “Noi contro tutti” fu la parola d’ordine vincente, lo slogan che servì a serrare le fila fra la squadra e il trainer e alla fine Lippi alzò la Coppa in faccia ai detrattori di Calciopoli.

Ho elencato quattro fasi, del tutto ipotetiche, che possono racchiudere alcune risposte o anche delle giustificazioni alle strane reazioni del nostro mister. Ognuno scelga la sua, anche al di fuori di questo quadro.Di sicuro non sarà una stagione di facile digestione, indipendentemente da come andrà a finire. E io sono ancora convinto che possa finire bene. Ma non c’è da meravigliarsi se ci dobbiamo districare fra tante incertezze e qualche incongruenza. Siamo nell’Italia dei partiti di lotta e di governo, delle opposizioni che inciuciano con le maggioranze, con lo Stato che si deve difendere dall’accusa di aver trattato con la mafia, cioè con chi lo vuole abbattere. Per tornare al nostro piccolo mondo sarà bene avere fiducia in qualcuno, lasciar lavorare il timoniere, con la speranza nella bonaccia e nella tenuta dei magneti della bussola.

GIULIANO FONTANI

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2 Comments

  1. Raimondi

    19/11/2014 at 18:47

    Quante chiacchiere inutili per una situazione cristallina; ma cosa c’è da capire. Braglia può non piacere ma l’atteggiamento è quello consono al personaggio (non c’è niente di strano!).
    Perché cercare di far polemiche inutile sempre e comunque dando letture ipotetiche laddove la chiarezza è evidente:
    Braglia ha ribadito che lui e Vitale sono venuti a Pisa per vincere (nessun pentimento né marcia indietro); questo non significa che sia facile né automatico. Ha chiesto da molto tempo di accettare il fatto che la squadra non vinca sempre senza le solite esagerazioni di cui è tipica la piazza di Pisa (che Braglia conosce bene). Ha chiesto che tutti remino nella stessa direzione (per i tifosi del Pisa non dovrebbe essere difficile per gli altri “chi se ne frega”). Ha chiesto di far lavorare la squadra limitando al minimo indispensabile critiche.
    Sta in poche parole chiudendo un cerchio protettivo intorno alla sua squadra.
    Nel suo comportamento non c’è niente di strano né illogico.
    Illogico è chi vorrebbe un suo allontanamento. A Pisa servono uomini (con la u maiuscola) come Braglia che facciano da parafulmine.
    E sono d’accordo con lui se da ora in avanti parlerà solo con i risultati della squadra.
    Dai Braglia sono tanti i tuoi estimatori non dare retta a quelli che dicono che i più vorrebbero un altro allenatore!!!!!!!!! Ma Davvero?

  2. andrea elbano

    19/11/2014 at 18:14

    Secondo me niente di quanto premesso da Fontani, la risposta è molto più semplice!! Braglia è venuto in un ambiente che conosceva molto bene(pubblico e gufi..)sapendo di contare su Vitale e sulla “carta bianca”datagli da Battini…..poi a scombussolare tutto la possibilità concreta di andare subito in B suffragata da tanti indizzi positivi (in effetti ERAVAMO in B se non veniva fatta “quella caz…a che ci porteremo dietro fino alla fine del mondo!!) a quel punto il mercato è stato sospeso in attesa della conferma della serie B e Vitale “blocca” 5/6 giocatori….l’epilogo lo conosciamo, ma il colpo è duro per tutto l’ambiente e viene deciso di partire con la rosa fatta senza più intervenire sul mercato rinviandolo semmai a gennaio. E’ chiaro che la squadra è incompleta(alcuni giocatori non rendono,altri avrebbero reso molto di più in B,strano ma vero) l’ambiente si innervosisce, anche perché i molti corvi che stanziano intorno a Battini si fanno sentire e Braglia decide giustamente di isolare e proteggere i giocatori facendo un solco un po’ con tutti, sapendo benissimo che questa è la decisione più sofferta,ma anche la più giusta,almeno per lui.A gennaio Vitale comprerà (forse lo ha già fatto…)e venderà e sicuramente il Pisa andrà finalmente in B….a meno che non vicano i Corvi!!!!!

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