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Andrea Lisuzzo : Fra Angeli E Demoni

lisuzzo

La notizia della squalifica di Andrea Lisuzzo per “reiterate espressioni blasfeme” proferite al termine della disgraziata gara contro la Pistoiese è stata in casa neroazzurra un fulmine a ciel sereno.

Inutile sottolineare il fatto che di “espressioni blasfeme” all’interno di un campo da calcio ce ne sono ad iosa in ogni partita disputata in ogni categoria : se tali “espressioni blasfeme” dovessero essere sempre sanzionate con giornate di squalifica probabilmente i terreni di gioco la domenica sarebbero in linea di massima desolatamente vuoti.

Mi ero ripromesso di non scrivere alcunché su tale antipatica questione.

Tale convinzione stava iniziando a vacillare quando ho iniziato a percepire l’ondata di vittimismo che stava alzandosi sui vari social network, il classico concetto del “ce l’hanno tutti con noi” che rischiava di far passare in secondo piano i reali problemi attualmente palesati dalla squadra neroazzurra.

Il mio proposito è stato poi definitivamente spazzato via quando ho letto il posto di Andrea Lisuzzo riguardante la sua squalifica.

Non potevo infatti farmi sfuggire l’occasione per ribadire ancora una volta – non che ce ne fosse comunque bisogno – la grandezza dell’uomo Andrea Lisuzzo.

Il quale, non contento di essere un giocatore imprescindibile all’interno della nostra squadra del cuore, in questa occasione ha pensato bene di regalare a tutti noi un’ulteriore, grande lezione di vita.

I veri uomini non si nascondono dietro un dito, dietro mille scuse, dietro paraventi di comodo, dietro parafulmini di fortuna.

I veri uomini – ed Andrea Lisuzzo lo è a tutti gli effetti – quando si accorgono di aver commesso un errore si cospargono il capo di cenere e chiedono scusa.

Ed è quello che poche ore fa ha fatto Andrea Lisuzzo attraverso i social network, nonostante l’episodio fosse di scarsa levatura.

Merce rara in un mondo dove tutti si abrogano la ragione con arroganza, dove tutti hanno la verità in tasca, dove tutti sono vittime e nessuno è carnefice.

Lo ammetto, la parabola di Andrea Lisuzzo in maglia neroazzurra è un qualcosa che mi ha oltremodo affascinato.

Arrivato all’ombra della Torre Pendente in pompa magna, Andrea Lisuzzo ha disputato un primo campionato con poche luci e molte ombre, venendo per certi versi considerato una sorta di simbolo di quella stagione fallimentare.

L’estate successiva praticamente tutta Pisa chiedeva la testa di Andrea Lisuzzo : offeso sui social network, deriso nel corso delle prime amichevoli, invitato da più parti a cambiare aria al più presto.

Ma Andrea Lisuzzo non è uomo che si arrende facilmente e decide di restare in Paradiso a dispetto dei santi ; alla fine di quella stagione vissuta contro ogni previsione da protagonista assoluto, dopo l’apoteosi di Foggia, tutti si devono ricredere : Andrea Lisuzzo si è guadagnato il Paradiso con buona pace dei santi (o dei presunti tali …).

Purtroppo lo scorso anno quel Paradiso diventa un Inferno ma Andrea Lisuzzo non molla di un centimetro, non fugge, non scappa ; diventa uno degli eroi della Resistenza estiva, la sua voce è stentorea e fa tremare pure il Diavolo romano, tanto da costringerlo infine alla fuga nelle profondità degli Inferi.

Il goal di Andrea Lisuzzo nella prima gara di serie B contro il Novara vuol dire una vittoria che nessuno credeva possibile ed è forse il momento più bello della sua parabola in neroazzurro : ad Andrea Lisuzzo potrebbe far piacere sapere che ho visto piangere di gioia più persone quella sera ad Empoli che qualche mese prima dopo la finale di Foggia.

Le cose poi si complicano, la retrocessione da timore si trasforma in amara realtà, ma anche nei momenti più bui c’è sempre Andrea Lisuzzo a metterci la faccia, ad argomentare, a tentarle di tutte per risollevare le sorti del sodalizio neroazzurro.

In una delle ultime conferenze stampa della scorsa stagione Andrea Lisuzzo pronunciò una delle più belle frasi che il sottoscritto abbia mai ascoltato uscire dalla bocca di un calciatore : “anche se le cose dovessero andar male vi prometto che fintanto che sarò in maglia neroazzurro il Pisa non perderà mai la propria dignità”. E così è stato.

Il resto è storia attuale : nuova serie C e vecchio Andrea Lisuzzo, sempre presente, sempre a trascinare il gruppo, sempre fra i migliori, sempre decisivo, sempre imprescindibile.

Anche quando gli anni non sono più quelli di un giovincello.

Anche quando gli acciacchi consiglierebbero un turno di riposo.

Questo è Andrea Lisuzzo, e mi si perdoni se ho preso a pretesto l’episodio di oggi per rispolverare un poco della storia neroazzurra degli ultimi anni.

Episodio che dovrebbe in qualche modo oscurare la persona Andrea Lisuzzo e che invece la rafforza, la consolida, la cristallizza sempre più negli annali del calcio pisano.

Di certo Andrea Lisuzzo, inteso come calciatore e come uomo, non ha bisogno del mio attestato di stima : questa squalifica per certi versi assurda e puntigliosa è pioggia primaverile sopra le sue possenti spalle.

Ma ci tenevo in qualche modo a far sapere ad Andrea Lisuzzo che se qualcuno mi chiedesse di uscire dalla mia pelle per entrare in quella di qualcun altro, beh, a me piacerebbe davvero tanto essere Andrea Lisuzzo.

Non solo : tutti noi nella nostra vita dovremmo essere almeno un poco Andrea Lisuzzo.

Così facendo sono convinto che vivremmo in un mondo decisamente migliore.

Gabriele Bianchi

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