Il Pisa Siamo Noi

Radio Pisa Estate : Brothers Under The Bridge

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Titolo brano : Brothers Under The Bridge

Autore : Bruce Springsteen

Album : Tracks

Anno : 1998

Sarebbe così facile parlare del più bel Pisa degli ultimi anni che qualche giorno fa ha sbancato il “Tardini” con pieno merito.
Ma non lo farò, non nella settimana segnata indelebilmente dalla tragedia di Genova.
Il pensiero corre alle centinaia di volte che anche noi siamo passato su quel ponte, magari proprio per seguire in trasferta i colori neroazzurri.
Ci potevamo essere noi su quel ponte.
Tutti noi.
Ecco perché è una tragedia che ci tocca tutti da vicino.
Sotto quel ponte crollato per l’incuria del tempo e per l’imperizia dell’uomo siamo tutti fratelli.
Chi non c’è più.
Chi ha lavorato ininterrottamente per ore ed ore per salvare anche solo una vita.
Chi assisteva incredulo a sì tanto orrore.
Non c’è niente da dire.
Non c’è niente da cercare.
C’è solo da lottare per poter sopravvivere.
Basta un nonnulla e puoi trovarti dalla parte sbagliata di un coltello impugnato da qualcun altro.
Ed in un periodo solitamente di vacanza e di festa ti ritrovi a pensare quanto questa vita sia incerta ed insicura.
Ed un pensiero corre a quelle vite reclamate da un cielo in burrasca, anch’esso incapace di trattenere le lacrime dinanzi a tale ingiustizia.
Ed anche se non avevamo amici o parenti su quella strada maledetta, beh, ognuno di loro era un nostro fratello.
I nostri fratelli sotto il ponte che non c’è più.
I nostri fratelli che mi piace pensare che un altro ponte, invisibile ed etereo, abbia voluto portare in un luogo migliore di questo mondo ai miei occhi sempre più incomprensibile.

“Had enough of town and the street life
Over nothing you end up on the wrong end of someone’s knife
Now I don’t want no trouble
And I ain’t got none to give
Me and the brothers under the bridge”

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One Comment

  1. Rusticiaius de Pisae

    21/08/2018 at 02:15

    Non servono citazioni e quanto meno le belle canzoni, ammesso che siano tali, per lenire i dolori di queste tragedie. Dai tempi di Alfredino Rampi abbiamo compreso che non tutti gli spettacoli hanno un lieto fine. Così da spettatori attoniti ci capita di assistere al trionfo del paradosso con una schiera di addetti ai lavori che, in ogni modo cercano di addolcirci la pillola. La realtà è ben altra. Prima ancora di un grande pessimista che io direi invece, realista, tale Pierpaolo Pasolini, ci aveva già pensato il disilluso che criticava il trionfo delle umane sorti e progressive un certo Giacomo Leopardi, l’unico capace di universalizzare il suo personale dolore e di riaffermare la grande debolezza dell’uomo di fronte alla natura. Voglio semplicemente dire che la grande illusione della rinascita morale ed economica seguita al conflitto mondiale, ci aveva illuso di vivere in un giardino fiorito, senza terremoti, senza guerre, in un clima di fratellanza dove finalmente la gente poteva pure rivendicare i propri diritti sacri e inalienabili. Eravamo così infervorati dal progresso da permettere che un ponte esile e futuribile passasse sopra i tetti dei palazzi di Genova e chi sa quale altra diavoleria che il tempo non ci perdonerà. Dal 1972 in poi per noi italiani iniziò però l’epoca del crudo risveglio. Abbiamo sopportato tutto, inquinamento, malaffare, terrorismo e immani catastrofi perché in fondo siamo figli dell’Umanesimo dell’arte e della cultura che abbiamo dentro di noi stampato sul nostro DNA, anche se troppo spesso ce lo dimentichiamo permettendo al più crudo tecnicismo economico di dominare le nostre vite. Non dirò altro ma, per favore lasciamo stare i concerti rock commemorativi e tutte le altre stupidaggini che si possono dire. Non esistono ponti che vanno in cielo, basterebbe che riuscissimo a fare bene quelli che stanno sulla terra.

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